In Inghilterra non esiste ancora un partito comunista, ma esiste tra gli operai un movimento comunista fresco, vasto, potente, che si sviluppa con rapidità e giustifica le migliori speranze; esistono alcuni partiti e alcune organizzazioni politiche («il Partito socialista britannico«, il «Partito socialista operaio», la «Lega socialista» del Galles del Sud», la «Federazione operaia socialista») che desiderano creare un partito comunista e che, a tale scopo, sono già in trattative fra loro. Nel giornale «Workers Dreadnought» (vol.VI, n. 48, 21/2/1920) , organo settimanale dell’ultima fra le organizzazioni citate, si trova un articolo della sua direttrice, la compagna Sylvia Pankhurst, intitolato: «Verso la costituzione del partito comunista». L’articolo espone il corso delle trattative fra le quattro organizzazioni soprammenzionate, per la formazione di un partito comunista unico sulla base dell’adesione alla III Internazionale, del riconoscimento del sistema sovietico in luogo del parlamentarismo, e della dittatura del proletariato. Risulta che uno dei principali ostacoli alla immediata creazione di un partito comunista unico è costituito dai dissensi sul problema della partecipazione al Parlamento e dell’adesione del nuovo partito comunista al vecchio partito laburista, corporativista, composto prevalentemente da trade/unions, opportunista e socialsciovinista. La «Federazione operaia socialista» e il «Partito socialista operaio[1]» si pronunciano contro la partecipazione alle elezioni parlamentari e al Parlamento, contro l’adesione al partito laburista, dissentendo in merito dalla totalità o dalla maggioranza dei membri del «Partito socialista britannico», che ai loro occhi rappresenta «l’ala destra dei partiti comunisti» in Inghilterra (p.5 dell’articolo citato di Sylvia Pankhurst).

Quindi, la divisione fondamentale è la stessa che in Germania, malgrdo le grandissime differenze della forma in cui si manifestano i dissensi (in Germania tale forma è notevolmente più vicina alla forma “russa”, che non in Inghilterra) e di tutto un complesso di altre circostanze. Esaminiamo dunque gli argomenti dei «sinistri».

In merito alla partecipazione al Parlamento, la compagna Sylvia Pankhurst si richiama a un articolo pubblicato nello stesso numero, del compagno W. Gallacher, il quale, in nome del «Consiglio operaio della Scozia» di Glasgow dice:

«Questo Consiglio è nettamente antiparlamentare e ha con sé l’ala sinistra di varie organizzazioni politiche. Noi rappresentiamo il movimento rivoluzionario in Scozia, il quale tende alla creazione di una organizzazione rivoluzionaria in seno alla produzione (nei diversi rami della produzione) e di un partito comunista che si fondi su dei comitati sociali in tutto il paese. Per molto tempo abbiamo litigato con i parlamentari ufficiali. Non abbiamo ritenuto necessario di dichiarare loro una guerra aperta ed essi temono di passare all’attacco contro di noi…

Ma una situazione simile non può durare a lungo. Noi vinciamo su tutta la linea…

In Scozia, le masse degli iscritti al Partito laburista indipendente hanno sempre più in disgusto l’idea del Parlamento, e quasi tutti i gruppi locali sono per i Soviet o Consigli operai. Si intende che ciò ha una la più grande importanza per quei signori che considerano la politica come un mezzo di guadagno (o come una professione), e costoro ricorrono a tutti i mezzi per persuadere i loro aderenti a ritornare indietro, in grembo al parlamentarismo. I compagni rivoluzionari non devono appoggiare questa banda. Qui, la lotta che dovremo condurre sarà molto dura. Uno dei suoi peggiori aspetti sarà il tradimento di coloro per i quali gli interessi personali sono uno stimolante più forte che non il loro interesse per la rivoluzione. Ogni appoggio al parlamentarismo contribuirebbe semplicemente a far cadere il potere nelle mani dei nostri Schiedemann e Noske inglesi. Henderson, Clynes e consorti sono irrimediabilmente reazionari. Il partito laburista indipendente ufficiale cade sempre più sotto il dominio dei liberali borghesi, che hanno trovato un rifugio spirituale nel campo dei signori Mac Donald, Snowden e consorti. Il Partito laburista indipendente ufficiale è implacabilmente ostile alla III Internazionale; la massa è invece favorevole ad essa. Appoggiare in un modo qualsiasi i parlamentari opportunisti, significa semplicemente fare il gioco dei signori sopra citati. Il Partito socialista britannico non ha qui alcuna importanza…Qui occorrono una sana organizzazione rivoluzionaria (sui luoghi della produzione) industriale e un partito comunista che fondi la sua attività su basi scientifiche, chiare, esattamente determinate. Se i nostri compagni possono aiutarci nella creazione dell’una e dell’altro, accetteremo volentieri il loro aiuto; se non possono aiutarci, almeno, per amor del cielo, non se ne immischino affatto, se non vogliono tradire la rivoluzione accordando il loro appoggio ai reazionari che si adoperano con tanto zelo a conseguire il titolo «onorevole» (?) di deputati, e che ardono dal desiderio di dimostrare che essi possono governare con non minor successo degli stessi «padroni», i politici della classe dominante.»

Questa lettera alla redazione, secondo me, esprime perfettamente lo stato d’animo e il punto di vista di giovani comunisti o di operai della massa, che incominciano appena a venire al comunismo. Tale stato d’animo è confortante e prezioso al massimo grado; bisogna saperla apprezzare e appoggiare perché senza di essa, la rivoluzione proletaria in Inghilterra, come in qualsiasi altro paese, non avrebbe speranza di vittoria. Le persone che sanno esprimere questo stato d’animo della masse, che sanno suscitar nelle masse un simile stato d’animo (spesso assopito, non cosciente, non ancora risvegliato) , devono essere trattate con riguardo e aiutate con sollecitudine in tutti i modi. Ma nello stesso tempo bisogna dir loro francamente, apertamente, che lo stato d’animo delle masse da solo non basta per dirigere le masse nella immane lotta rivoluzionaria, e che certi errori che le persona più devote alla rivoluzione sono in procinto di commettere o commettono, possono danneggiare la causa della rivoluzione. Nella lettera del compagno Gallacher alla redazione si vedono, senza alcun dubbio, i germi di tutti gli errori che commettono i comunisti tedeschi di «sinistra» e che furono commessi dai bolscevichi russi «di sinistra» negli anni 1908 e 1918.

L’autore della lettera è animato da un nobile odio proletario (odio che però è comprensibile e familiare non soltanto ai proletari, ma a tutti i lavoratori, a tutta la «gente minuta», per adoperare un’espressione tedesca) contro i «politici di classe» borghesi. Quest’odio di un rappresentante delle masse oppresse e sfruttate è in verità il «principio di ogni saggezza», il fondamento di ogni movimento socialista e comunista e delle sue vittorie. Ma l’autore, evidentemente, non tiene conto del fatto che la politica è una scienza e un’arte che non cade dal cielo ma richiede uno sforzo, e che il proletariato, se vuol vincere la borghesia, deve formare da sé i propri «politici di classe», proletari, che non siano peggiori dei politici borghesi.

L’autore della lettera ha ottimamente compreso che non il Parlamento, ma soltanto i Soviet operai possono essere lo strumento atto a raggiungere gli scopi del proletariato, e chi non ha ancora capito questo sono -s’intende- è il peggior reazionario, anche se è la persona più dotta, il politico più esperto, il socialista più sincero, il marxista più erudito, il cittadino e il padre di famiglia più onesto. Ma l’autore della lettera non pone neppure, non crede necessario porre la questione: è possibile condurre i Soviet alla vittoria sul Parlamento, senza introdurre in seno al Parlamento degli uomini politici «sovietici»? Senza disgregare il parlamentarismo dall’interno? Senza preparare in seno al Parlamento il successo dei Soviet nel compito di sciogliere il Parlamento? Eppure l’autore della lettera enuncia l’idea, del tutto giusta, che il partito comunista in Inghilterra deve agire su basi scientifiche. La scienza esige in primo luogo che si consideri l’esperienza degli altri paesi, soprattutto se questi altri paesi, anch’essi capitalistici, stanno compiendo o da poco hanno compiuto una esperienza molto simile; e, in secondo luogo, che si considerino tutte le forze, tutti i gruppi, partiti, classi, tutte le masse che agiscono in un dato paese, e che non si determini mai la politica soltanto in base ai desideri e alle opinioni, in base al livello raggiunto dalla coscienza e dalla preparazione alla lotta di un solo gruppo o partito.

Che gli Henderson, i Clynes, i Mac Donald, gli Snowden siano irrimediabilmente reazionari, è vero. Altrettanto vero è che essi vogliono prendere il potere nelle loro mani (pure preferendo, del resto, una coalizione con la borghesia ), che essi vogliono «governare» secondo le vecchie norme borghesi, e che, una volta giunti al potere, si comporterebbero inevitabilmente come gli Scheidemann e i Noske. Tutto ciò è esatto; ma da questo non consegue affatto che l’appoggiarli sia un tradimento verso la rivoluzione; ne consegue invece che i rivoluzionari della classe operaia, nell’interesse della rivoluzione, devono accordare a questi signori un certo appoggio parlamentare. Per chiarire questo pensiero, prendo due recenti documenti politici inglesi: 1) il discorso del primo ministro Lloyd George del 18 marzo 1920 (secondo il testo pubblicato dal “Manchester Guardian del 19 marzo 1920) e 2)le considerazioni della comunista di «sinistra», compagna Sylvia Pankhurst, nel suo articolo succitato.

Lloyd George, nel suo discorso, ha polemizzato con Asquith (che era stato espressamente invitato alla riunione, ma aveva rifiutato di andarvi) e con quei liberali che non vogliono la coalizione con i conservatori, ma un avvicinamento al Partito laburista. (Nella lettera del compagno Gallacher alla redazione abbiamo pure visto come si accenna al passaggio di alcuni liberali al Partito laburista indipendente) . Lloyd George ha tentato di dimostrare che è invece necessaria una coalizione dei liberali con i conservatori, e anzi una stretta coalizione, perché altrimenti potrebbe vincere il Partito laburista che Lloyd George preferisce chiamare «socialista» e che tende alla «proprietà collettiva» dei mezzi di produzione. “In Francia ciò si chiamava comunismo” -ha spiegato un forma popolare il capo della borghesia inglese ai suoi uditori, membri del partito parlamentare liberale, che verosimilmente fino allora non lo sapevano-; “in Germania si chiamava socialismo; in Russia si chiama bolscevismo”. E i liberali, per principio, non possono accettare questo -ha spiegato Lloyd George- perché i liberali sostengono, per principio, la proprietà privata. «la civiltà è in pericolo -ha affermato l’oratore- e perciò i liberali e i conservatori devono unirsi…»

«…se vi recate nei collegi agricoli -ha detto Lloyd George- convengo che vi troverete le vecchie divisioni dei partiti che si sono conservate come erano prima. Là il pericolo è lontano. Là non ci sono pericoli. Ma quando il movimento arriverà fino ai circondari agricoli, il pericolo sarà tanto grande quanto lo è oggi in alcuni circondari industriali. I quattro quinti del nostro paese lavorano nell’industria e nel commercio; appena un quinto nell’agricoltura. Questa è una della circostanze ch’io ho sempre presente quando rifletto sui pericoli che l’avvenire ci riserba. In Francia la popolazione è dedita all’agricoltura, e si ha una solida base di opinioni ben definite, che non si sposta così rapidamente e che non è molto facile smuovere con un movimento rivoluzionario. Nel nostro paese le cose stanno diversamente. Il nostro paese può essere sconvolto più facilmente di qualsiasi altro paese del mondo, e se esso comincia a vacillare, il crollo, per i motivi sopra indicati, sarà più grave che negli altri paesi.»

Come il lettore vede, Lloyd George non è soltanto un uomo molto intelligente, ma anche un uomo che ha molto imparato dai marxisti. Non sarà male che anche noi impariamo da Lloyd George.

È interessante notare anche il seguente episodio della discussione che si è svolta dopo il discorso di Lloyd George:

Signor Wallace : «vorrei chiedere come il primo ministro giudica i risultati della sua politica nei circondari industriali verso gli operai dell’industria, molti dei quali sono ora liberali e dai quali riceviamo un appoggio così forte. Non è possibile che essa abbia come risultato un formidabile aumento delle forze del Partito laburista, grazie all’afflusso di operai che sono ora nostri sinceri sostenitori?»

Il primo ministro: «La mia opinione è tutt’altra. Il fatto che i liberali si combattano fra loro, spinge indubbiamente un numero assai rilevante di liberali a entrare per disperazione nel Partito laburista, dove trovate già un buon numero di liberali, uomini molto capaci, che oggi lavorano a screditare il governo. Il risultato è, senza dubbio, che nell’opinione pubblica si rafforza notevolmente il favore per il Partito laburista. L’opinione pubblica non si sposta verso i liberali, che stanno fuori del Partito laburista, ma verso il Partito laburista, come dimostrano le elezioni parziali.»

Notiamo di sfuggita che questo ragionamento dimostra, in particolare, come gli uomini più intelligenti della borghesia cadano in errore e non possano non fare sciocchezze irreparabili. E questo perderà la borghesia. I nostri uomini, invece, possono anche fare delle sciocchezze (a condizione, è vero, che non siano molto grandi, e che siano corrette a tempo) , e ciononostante, in fin deiconti, saranno vincitori.

L’altro documento politico consiste nelle seguenti considerazioni della comunista «di sinistra», compagna Sylvia Pankhurst:

…Il compagno Inkpin (segretario del Partito socialista britannico) chiama il Partito laburista “la principale organizzazione del movimento della classe operaia”. Un altro compagno del Partito socialista britannico, in una conferenza della III Internazionale, ha espresso con rilievo ancor maggiore l’opinione del Partito socialista britannico. Egli ha detto: «Noi consideriamo il Partito laburista come la classe operaia organizzata».

Noi non condividiamo questa opinione in merito al Partito laburista. Il Partito laburista è numericamente molto grande, benché i suoi membri, in gran parte, siano inerti e apatici; sono operai e operaie entrati nelle trade-unions, perché i loro compagni di fabbrica sono tradunionisti e perché vogliono ricevere dei sussidi.

Ma riconosciamo che la forza numerica del Partito laburista è anche dovuta al fatto che esso è una creazione di quella scuola di pensiero dai cui confini la maggioranza della classe operaia britannica non è ancora uscita, benché si preparino grandi mutamenti nello spirito del popolo, il quale cambierà ben presto questa situazione…

Il Partito laburista britannico, come le organizzazioni social-patriottiche degli altri paesi, nel corso della evoluzione naturale della società, giungerà inevitabilmente al potere. È compito dei comunisti predisporre le forze che abbatteranno i social-patrioti e, nel nostro paese, noi non dobbiamo né indugiare, né tentennare in questa attività…Noi non dobbiamo disperdere la nostra energia accrescendo le forze del Partito laburista: la sua ascesa al potere è inevitabile. Noi dobbiamo concentrare le mostre forze per creare un movimento comunista che lo vinca. Il Partito laburista costituirà tra breve il governo; l’opposizione rivoluzionaria deve essere pronta a sferrare l’attacco contro di esso…

Dunque la borghesia liberale rinuncia al sistema storico dei «due partiti» (degli sfruttatori), consacrato da una esperienza secolare e straordinariamente vantaggioso per gli sfruttatori, ritenendo necessaria l’unificazione delle forze per la lotta contro il Partito laburista. Una parte dei liberali corre, come i topi da una nave che affonda, al Partito laburista. I comunisti di sinistra ritengono inevitabile il passaggio del potere al Partito laburista e riconoscono che questo partito ha dietro di sé la maggioranza degli operai. Da ciò essi traggono la strana conclusione che la compagna Sylvia Pankhurst formula come segue:

Il partito comunista non deve stringere compromessi…Esso deve mantenere pura la sua dottrina e immacolata la sua indipendenza dal riformismo; la sua missione è di andare avanti, senza fermarsi e senza deviare dal cammino, di seguire la via diritta verso la rivoluzione comunista.

Al contrario, dal fatto che la maggioranza degli operai in Inghilterra segue ancora i Kerensky e gli Scheidemann inglesi, e non ha ancora sperimentato un governo costituito da quella gente -esperienza che si è dimostrata indispensabile in Germania e in Russia, per il passaggio in massa degli operai al comunismo- da questo fatto risulta sicuramente che i comunisti inglesi devono partecipare all’attività parlamentare, e che dall’interno del Parlamento devono aiutare le masse operaie a vedere in pratica i risultati del governo di Henderson e di Snowden, che essi devono aiutare gli Henderson e gli Snowden a vincere i Lloyd George e i Churchill coalizzati. Agire in modo diverso, significa intralciare la causa della rivoluzione; perché senza un cambiamento del modo di pensare della maggioranza della classe operaia la rivoluzione è impossibile, e questo cambiamento è un prodotto della esperienza politica delle masse e mai della sola propaganda. «Avanti, senza compromessi, senza deviare dal cammino»: quando è una minoranza della classe operaia, manifestamente impotente, che dice questo -una minoranza la quale sa (o in ogni caso dovrebbe sapere) che la maggioranza, entro breve tempo, a condizione che Henderson e Snowden riportino la vittoria su Lloyd George e Chuchill, rimarrà delusa dei suoi capi e verrà ad appoggiare il comunismo (o in ogni caso passerà alla neutralità e in gran parte a una neutralità benevola verso i comunisti) , una simile parola d’ordine è evidentemente sbagliata. È proprio come se 10 mila soldati si gettassero nella battaglia contro un nemico di 50 mila uomini, mentre occorre «fermarsi», «deviare dal cammino» e magari stringere dei «compromessi», anche solo per attendere i 100 mila uomini di rinforzo che devono giungere ma che non sono ancora in grado di entrare subito in campo. Questa è una puerilità da intellettuali, ma non una tattica ponderata, da classe rivoluzionaria.

La legge fondamentale della rivoluzione, confermata da tutte le rivoluzioni e particolarmente da tutte e tre le rivoluzioni russe del secolo XX, consiste in questo: per la rivoluzione non è sufficiente che le masse sfruttate e oppresse siano coscienti dell’impossibilità di vivere come per il passato e reclamino dei cambiamenti; per la rivoluzione è necessario che gli sfruttatori non possano più vivere e governare come per il passato. Soltanto quando gli «strati inferiori» non vogliono più vivere come per il passato e gli «strati superiori» non possono più andare avanti come prima, soltanto allora la rivoluzione può vincere. In altri termini, questa verità si esprime così: la rivoluzione non è possibile senza una crisi di tutta la nazione (che coinvolga cioè sfruttati e sfruttatori). Per la rivoluzione bisogna, dunque, in primo luogo, che la maggioranza degli operai (o per lo meno la maggioranza degli operai coscienti, pensanti, politicamente attivi) comprenda pienamente la necessità della rivoluzione e sia pronta ad affrontare la morte per essa; in secondo luogo che le classi dirigenti attraversino una crisi di governo che trascini nella politica anche le masse più arretrate (l’indizio di ogni vera rivoluzione sta in questo, che tra le masse lavoratrici e sfruttate, apatiche fino a quel momento, il numero degli uomini atti alla lotta politica aumenta rapidamente di 10 e perfino di 100 volte) , indebolisca il governo e renda possibile ai rivoluzionari il rapido rovesciamento di esso.

In Inghilterra, come si vede, tra l’altro, proprio dal discorso di Lloyd George, maturano manifestamente entrambe le condizioni di una rivoluzione proletaria vittoriosa. E gli errori da parte dei comunisti di sinistra sono ora doppiamente pericolosi, appunto perché si osserva che alcuni rivoluzionari hanno un atteggiamento non abbastanza meditato, non abbastanza attento, non abbastanza cosciente, non abbastanza ponderato verso ognuna di queste condizioni. Se noi non siamo un gruppo rivoluzionario, ma il partito della classe rivoluzionaria, se vogliamo attrarre al nostro seguito le masse (e senza questo rischiamo di restare semplicemente dei chiacchieroni), dobbiamo anzitutto aiutare Henderson o Snowden a battere Lloyd George e Chrchill (anzi, più esattamente: costringere i primi a battere i secondi, perché i primi hanno paura della propria vittoria!); in secondo luogo, dobbiamo aiutare la maggioranza della classe operaia a convincersi, per esperienza propria, che noi abbiamo ragione, ossia a convincersi che Henderson e Snowden sono dei buoni a nulla, che sono per natura dei piccoli borghesi e dei traditori e che il loro fallimento è inevitabile; in terzo luogo, dobbiamo affrettare il momento in cui sulla base della delusione provata dalla maggioranza degli operai nei riguardi degli Henderson, divenga possibile, con seria probabilità di vittoria, buttar giù di colpo il governo degli Henderson, che, sconcertato, perderà ancor più la testa, se perfino Lloyd George, intelligentissimo e ponderatissimo, non piccolo-borghese, ma grande borghese, si dimostra del tutto sconcertato e indebolisce sempre più se stesso (e tutta la borghesia) , ieri mediante i suoi «attriti» con Churchill, oggi mediante i suoi «attriti» con Asquith.

Parlerò in modo più concreto. I comunisti inglesi, secondo me, devono unificare tutti i loro quattro partiti e gruppi (tutti molto deboli e alcuni deboli oltre ogni dire) , in un solo Partito comunista, sul terreno dei principi della III Internazionale e della partecipazione obbligatoria al Parlamento. Il Partito comunista propone agli Henderson e agli Snowden un «compromesso», un accordo elettorale: marciamo insieme contro il blocco di Llooyd George e dei conservatori; dividiamo i seggi parlamentari proporzionalmente al numero dei voti dagli operai al Partito laburista o ai comunisti (non nelle elezioni, ma in una votazione particolare) ; riserviamoci piena libertà di agitazione, di propaganda, di attività politica. Senza quest’ultima condizione, si intende, non si deve entrare nel blocco, perché sarebbe un tradimento: i comunisti inglesi devono assolutamente reclamare e conservare la piena libertà di smascherare gli Henderson e gli Snowden, così come l’ hanno reclamata e conservata i bolscevichi russi (per quindici anni, dal 1903 al 1917) rispetto agli Henderson e agli Snowden russi, cioè ai menscevichi.

Se gli Henderson e gli Snowden accetteranno il blocco a queste condizioni, noi avremo guadagnato, perché il numero dei seggi in Parlamento non è per noi affatto importante, perché noi non diamo la caccia ai seggi parlamentari e su questo punto saremo arrendevoli (mentre gli Henderson e specialmente i loro nuovi amici -o i loro nuovi padroni-, i liberali, che sono passati al Partito laburista indipendente danno la caccia soprattutto ai seggi) . Noi avremo guadagnato perché porteremo la nostra agitazione fra le masse nel momento in cui sono state «messe in effervescenza» da Lloyd George stesso, e non soltanto aiuteremo il Partito laburista a formare più presto un proprio governo, ma aiuteremo anche le masse a comprendere più rapidamente tutta la nostra propaganda comunista, che condurremo contro gli Henderson senza limitazioni e senza reticenze.

Se gli Henderson e gli Snowden respingono il blocco con noi a queste condizioni, noi avremo guadagnato ancora di più, perché avremo mostrato senz’altro alle masse (si noti che perfino nel Partito laburista indipendente, schiettamente menscevico, del tutto opportunista, le masse sono per i Soviet) che gli Henderson preferiscono i propri buoni rapporti con i capitalisti all’unione di tutti i lavoratori. Avremo di colpo guadagnato agli occhi delle masse, le quali, specialmente dopo le brillanti spiegazioni di Lloyd George, molto giuste e molto utili (per il comunismo), simpatizzeranno per l’unione di tutti gli operai contro la coalizione di Lloyd George con i conservatori. Avremo di colpo guadagnato perché avremo dimostrato davanti alle masse che gli Henderson e gli Snowden hanno paura di vincere Lloyd George, hanno paura di prendere da soli il potere e mirano in segreto a ottenere l’appoggio di Lloyd George, il quale porge apertamente la mano ai conservatori contro il Partito laburista. È utile notare che da noi, in Russia, la propaganda dei bolscevichi contro i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari (cioè contro gli Henderson e gli Snowden russi) dopo la rivoluzione del 27/2/1917 (vecchio calendario) ebbe partita vinta appunto in seguito a un simile concorso di circostanze. Noi dicevamo ai menscevichi e ai socialisti/rivoluzionari: prendete tutto il potere senza la borghesia, perché voi avete la maggioranza nei Soviet (al I Congresso dei Soviet di tutta la Russia del giugno 1917 i bolscevichi avevano soltanto il 13% dei voti) . Ma gli Henderson e gli Snowden russi avevano paura di prendere il potere senza la borghesia; e quando la borghesia rinviava le elezioni per la Costituente perché sapeva benissimo che le elezioni avrebbero dato la maggioranza ai socialisti-rivoluzionari e ai menscevichi[2] (gli uni e gli altri si erano uniti in un blocco politico strettissimo, e in realtà rappresentavano un’unica democrazia piccolo-borghese) , i socialisti/rivoluzionari e i menscevichi non furono in grado di lottare energicamente e sino alla fine contro questi rinvii.

Se gli Henderson e gli Snowden rifiutassero il blocco coi comunisti, i comunisti si avvantaggerebbero subito conquistando la simpatia delle masse e screditando gli Henderson e gli Snowden; e se anche, in seguito a questo rifiuto, perdessimo qualche seggio in Parlamento, ciò non avrebbe per noi nessuna importanza. Noi ci limiteremmo a presentare i nostri candidati soltanto in un numero piccolissimo di collegi assolutamente sicuri, nei quali cioè la presentazione di candidature nostre non potrebbe portare alla vittoria del liberale contro il candidato laburista. Non condurremmo l’agitazione elettorale, diffonderemmo dei manifestini in favore del comunismo e, in tutti i collegi dove non vi fossero candidati nostri, inviteremmo a votare per il candidato laburista contro il borghese. I compagni Sylvia Pankhurst e Gallacher sbagliano quando vedono in questa linea di condotta un tradimento del comunismo o una rinuncia alla lotta contro i socialtraditori. Al contrario, la causa della rivoluzione comunista ne avrebbe senza dubbio un vantaggio.

Oggi, per i comunisti inglesi, è spesso molto difficile perfino accostare le masse, perfino indurre le masse ad ascoltarli. Se io mi presento come comunista e dichiaro che invito a votare per Henderson contro Lloyd George, certamente mi si ascolterà. E potrò non soltanto spiegare in forma popolare perché i Soviet sono migliori del Parlamento e la dittatura del proletariato è migliore della dittatura di Churchill (mascherata dall’insegna della «democrazia» borghese) , ma potrò anche spiegare che io vorrei sostenere Henderson col mio voto, proprio come la corda sostiene l’impiccato; che l’avvicinarsi del momento in cui gli Henderson formeranno un governo loro proprio, dimostrerà che io ho ragione, avrà per effetto di attirare le masse dalla mia parte, affretterà la morte politica degli Henderson e degli Snowden, proprio come è avvenuto con i loro simili in Russia e in Germania.

E se mi si obietta: questa è una tattica troppo «astuta» e troppo complicata, le masse non la comprenderanno, essa disperderà e spezzetterà le nostre forze, ci impedirà di concentrarle per la rivoluzione sovietica,ecc., io risponderò a questi contraddittori «di sinistra»: non riversate sulle masse il vostro dottrinarismo! In Russia la cultura delle masse è certamente più bassa e non più alta che in Inghilterra. E ciò nondimeno le masse hanno capito i bolscevichi; e se i bolscevichi alla vigilia della rivoluzione sovietica, nel settembre 1917, hanno preparato le liste dei loro candidati al Parlamento borghese (Assemblea costituente) e l’indomani della rivoluzione sovietica, nel novembre 1917, hanno fatto le elezioni per quella stessa Assemblea costituente, che poi essi avrebbero disperso il 5 gennaio 1918, questa circostanza non è stata di ostacolo ma anzi di aiuto ai bolscevichi.

Non posso indugiarmi qui sul secondo dissenso che esiste tra i comunisti inglesi e che consiste nel dilemma: aderire o no al Partito laburista. Troppo scarsa è la documentazione di cui dispongono riguardo a questo problema, che è particolarmente complicato in conseguenza della straordinaria originalità del «Partito laburista» britannico, troppo dissimile per la sua stessa struttura dai partiti politici abituali del continente europeo. Ma è certo, in primo luogo, che anche in questa questione sbaglia inevitabilmente chiunque si metta in testa di dedurre la tattica del proletariato rivoluzionario da principi come questi: “Il partito comunista deve mantenere pura la sua dottrina e immacolata la sua indipendenza dal riformismo; la sua missione è di andare avanti, senza fermarsi e senza deviare dal cammino, di seguire la via diritta che porta alla rivoluzione comunista”. Giacché tali principi sono soltanto una ricaduta nell’errore dei comunardi blanquisti francesi, i quali, nel 1874, proclamarono la «negazione» di qualsiasi compromesso e di qualsiasi «stazione intermedia». In secondo luogo, è certo che il compito consiste, in questo caso, come sempre, nel sapere applicare i principi generali e fondamentali del comunismo a quella peculiarità dei rapporti fra le classi e i partiti, a quella peculiarità nello sviluppo obiettivo verso il comunismo, che è propria di ogni singolo paese e che bisogna sapere studiare, trovare, indovinare.

Ma di ciò conviene parlare non soltanto in rapporto col comunismo inglese, ma in rapporto con le conclusioni generali concernenti lo sviluppo del comunismo in tutti i paesi capitalistici. E passiamo a questo argomento.

 

 

Note:

[1] Questo partito, a quanto sembra, è contrario ad aderire al partito labursita ma non è tutto schierato contro la partecipazione al parlamento.

[2] Le elezioni per l’Assemblea costituente in Russia , nel novembre 1917, secondo dai relativi a oltre 36 milioni di elettori, hanno dato il 25% ai boslevichi, il 13% ai diversi partiti dei grandi proprietari fondiari e della borghesia, il 62% alla democrazia piccolo-borghese, cioè ai socialisti-rivoluzionari, ai menscevichi e ad altri gruppi affini a questi partiti.