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I Soviet prendono presto piede anche fra la Russia contadina, consolidandosi e dandosi un’organizzazione via via più articolata. Se il Comitato Centrale esecutivo nella Russia sovietica funge da Parlamento, è il Congresso, che si riunisce periodicamente e lo elegge, a dettare la linea, che il CC deve rispettare rigorosamente. Il governo centrale viene creato dagli organi locali, divenendo così reale espressione delle esigenze della popolazione. Gli interessi comuni a tutto il territorio russo – difendere e consolidare la Rivoluzione – vengono però attuati nell’intero stato.


Almeno due volte all’anno da tutta la Russia ven­gono eletti delegati al Congresso panrusso dei Soviet. Teoricamente questi delegati sono scelti per via di elezioni popolari dirette, nelle provincie in ragione di uno ogni 125 mila votanti, nelle città in ragione di uno ogni 25 mila; praticamente pero essi vengono di solito scelti tra i membri dei Soviet provinciali e urbani. In qualunque momento può essere convocata una sessione straordinaria del Congresso per iniziativa del Comitato esecutivo centrale panrusso, o su domanda di Soviet i quali rappresentino un terzo della popolazione operaia della Russia.

Questo Congresso, che consta di quasi duemila de­legati, si aduna nella capitale a modo di un grande Soviet, e delibera sui punti essenziali della politica nazionale. Esso elegge un Comitato centrale esecu­tivo, simile al Comitato centrale del Soviet di Pietrogrado, il quale chiama a sè con invito delegati dei comitati centrali di tutte le organizzazioni democratiche.

Questo Comitato centrale esecutivo dei Soviet di tutta la Russia in tal modo accresciuto è il Parlamento della Repubblica sovietica. Esso è composto di circa trecento e cinquantacinque membri. Tra l’una e l’altra convocazione dei Congressi panrussi esso è la suprema autorità, ma nella sua opera esso non deve uscire dalle linee segnate dall’ultimo Con­gresso, ed è strettamente responsabile di tutti i suoi atti al Congresso successivo.

Ad esempio il Comitato centrale esecutivo può, e così fece in realtà, ordinare che venga firmato il trattato di pace con la Germania, ma non può renderlo impegnativo per la Russia: solo il Congresso panrusso può ratificarlo.

Il Comitato centrale esecutivo elegge dal suo seno undici commissari, che saranno i capi dei comitati da cui dipendono, invece che dai ministeri, i vari rami del governo. Questi commissari possono essere sem­pre revocati, e sono strettamente responsabili davanti al Comitato centrale esecutivo. I commissari a loro volta si eleggono un capo. Da quando è stato costituito il governo dei Soviet questo capo – o Presi­dente – è stato Nicola Lenin. Se la sua direzione non fosse più approvata Lenin potrebbe in qualsiasi momento esser revocato dalla delegazione delle masse del popolo russo, o, nel termine di poche set­timane, direttamente dallo stesso popolo russo.

La funzione principale dei Soviet è la difesa e la consolidazione della Rivoluzione. Essi esprimono la volontà politica delle masse, non solo per tutto il paese, nei Congressi panrussi, ma anche nelle loro separate sedi, dove la loro autorità è praticamente la suprema. Questo decentramento esiste per il motivo che i Soviet locali creano il governo centrale, e non è invece il governo centrale che crea gli organi locali. Ma nonostante l’autonomia locale i decreti del Comitato centrale esecutivo e gli ordini dei commissari sono validi per tutto il paese, perchè nella Repubblica dei Soviet non vi sono interessi regionali o di gruppo cui si debba servire, e la causa della Rivoluzione è dappertutto la stessa.

Osservatori mal informati, la maggior parte di essi intellettuali della classe media, ripetono continuamente che essi sono favorevoli ai Soviet ma contro i Bolscevichi. Questo è un assurdo. I Soviet sono i più perfetti organismi rappresentativi della classe operaia, ciò è vero, ma essi sono pure gli strumenti della dittatura del proletariato, cui sono aspramente contrari tutti i puliti antibolscevichi. Quindi la misura dell’adesione del popolo alla politica della dittatura proletaria non è data solo dal numero dei membri del partito bolscevico – o Partito Comu­nista, come esso si chiama – ma è data pure dallo sviluppo e dalla attività dei Soviet locali in tutta la Russia.

L’esempio più decisivo di questo fatto è dato dai contadini, che non si posero a capo della Rivoluzione, e il cui primitivo ed esclusivo interesse era solo quello della confisca delle grandi proprietà. I Soviet dei deputati di contadini dapprincipio non avevano praticamente altra funzione che quella di risolvere la questione della terra. Il fallimento della soluzione data dal governo di coalizione fece sì che i conta­dini volgessero l’attenzione loro alle basi sociali del problema, spinti a ciò e dalla propaganda continua dell’ala sinistra del partito socialista rivoluzionario e dei bolscevichi, e dal ritorno ai villaggi dei soldati rivoluzionari.

Il partito tradizionale dei contadini è il partito so­cialista rivoluzionario. La gran massa inerte dei contadini il cui interesse unico era rivolto alta terra, e che non avevano né psicologia combattiva, né l’iniziativa politica, dapprima non volle aver a che fare coi Soviet; ma i contadini che parteciparono ai So­viet, aderirono presto all’idea della dittatura prole­taria, e divennero attivi sostenitori del governo dei Soviet.

Nel ufficio del Commissariato di agricoltura, a Pietrogrado, vi era una carta della Russia, cosparsa di spilli con la capocchia rotta, ognuno dei quali indicava un Soviet di deputati di contadini. Quando io vidi per la prima volta questa carta, appesa nel vec­chio locale dei contadini, i segni rossi erano sparsi qua e là sopra una distesa enorme, e il loro numero per un po’ di tempo non fu in aumento. Per i primi otto mesi della Rivoluzione vi erano intere provincie, in cui i Soviet dei contadini erano costituiti solo in una o due città grandi, e in pochi villaggi sparsi qua e là. Ma dopo la Rivoluzione di ottobre avreste potuto vedere tutta la Russia farsi rossa a poco a poco, di villaggio in villaggio, di contea in contea, dì provincia in provincia si diffondeva l’idea della formazione dei Comitati di contadini.

Al tempo della insurrezione bolscevica si sarebbe potuta eleggere un’Assemblea costituente con una maggioranza contraria ai Soviet; un mese dopo la cosa sarebbe stata impossibile. lo assistei in Pietro­grado a tre Congressi panrussi di contadini. I dele­gati erano arrivati, e la grande maggioranza di essi erano socialisti rivoluzionari di destra. Si erano ra­dunati – e vi furono sempre sedute molto agitate – sotto la presidenza di conservatori del tipo di Avkseentieff e di Pescecanof. Dopo pochi giorni si erano spostati verso sinistra, cadendo sotto la guida dei pseudo radicali tipo Cernof. Ancora pochi giorni dopo la maggioranza era diventata estremamente ra­dicale, ed era stata eletta alla presidenza Maria Spi­ridonova. Allora la minoranza conservatrice si era staccata formando un congresso di dissidenti, ridot­tosi in poco tempo a mille, mentre il corpo principale aveva mandato delegati al palazzo Smolni per unirsi con i Soviet. Sempre le cose erano andate così.

lo non dimenticherò mai il Congresso di contadini che ebbe luogo alla fine di novembre: Cernof com­battè per avere la direzione e fu vinto; al ora successe un fatto meraviglioso. Una processione grigia di lavoratori del suolo si diresse verso il palazzo Smolni attraverso le vie nevose, cantando, le bandiere rosse piegate al freddo vento invernale. Era notte buia. Sul limitare dello Smolni centinaia di operai erano in atto di ricevere i loro fratelli contadini e nella semioscurità le due masse, muovendo l’una verso l’altra, si incontrarono, e si abbracciarono tra le lacrime e le grida di gioia…