I “sinistri”, che nel loro ritorno al marxismo hanno tentato di saltare oltre il bolscevismo, si sono confinati in una panacea isolata: boicottaggio parlamentare, creazione di Soviet “genuini”. Tutto ciò poteva sembrare estremamente profondo nel fervore dei primi giorni che seguirono la guerra. Ma ora, alla luce dell’esperienza più recente, tali “malattie infantili” non destano più neppure l’interesse della curiosità. Il tedesco Gorter e Pannekoek, gli “spartachisti” tedeschi e i bordighisti italiani, hanno tutti mostrato la loro indipendenza dal bolscevismo solo gonfiando artificialmente una delle sue caratteristiche e opponendo questa a tutte le altre. Ma nulla è rimasto, né nella pratica né in teoria, di queste tendenze di “sinistra”: questa è un’indiretta ma importante prova che il bolscevismo è l’unica forma possibile di marxismo nella nostra epoca.

Il partito bolscevico ha mostrato in azione una combinazione della più alta audacia rivoluzionaria e di realismo politico. Ha stabilito per la prima volta la sola corrispondenza tra avanguardia e classe capace d’assicurare la vittoria. Ha provato con l’esperienza che l’alleanza tra il proletariato e le masse oppresse della piccola borghesia rurale e urbana è possibile solo attraverso l’abbattimento politico dei tradizionali partiti piccolo borghesi. Il partito bolscevico ha mostrato al mondo intero come realizzare un’insurrezione armata e la presa del potere. Coloro che propongono l’astrazione dei Soviet dalla dittatura del partito dovrebbero comprendere che solo grazie a questa dittatura del partito i Soviet hanno potuto tirarsi fuori dal fango del riformismo e giungere alla formazione dello stato proletario. Il partito bolscevico ha realizzato durante la guerra civile la corretta combinazione tra arte militare e politica marxista. Persino se la burocrazia staliniana dovesse riuscire a distruggere le fondamenta economiche della nuova società, l’esperienza dell’economia pianificata sotto la leadership del partito bolscevico entrerà nella storia come uno dei più grandi insegnamenti dell’umanità. Ciò può essere ignorato solo dai settari che, offesi dalle ferita che hanno subito, voltano le spalle al processo storico.

Ma non è tutto. Il partito bolscevico è stato capace di compiere un immenso lavoro “pratico” solo grazie al fatto che esso ha illuminato ogni suo passo attraverso la teoria. Il bolscevismo non ha creato questa teoria: questa gli è stata fornita dal marxismo. Ma il marxismo è una teoria del movimento, non della stagnazione. Solo eventi di una tremenda scala storica possono arricchire la teoria stessa. Il bolscevismo ha dato al marxismo un contributo inestimabile nella sua analisi dell’epoca imperialista come epoca di guerre e di rivoluzioni; della democrazia borghese nell’era del capitalismo decadente; della correlazione tra sciopero generale e insurrezione; del ruolo del partito, dei Soviet e dei sindacati nel periodo della rivoluzione proletaria; nella sua teoria dello stato sovietico, dell’economia in transizione, del fascismo e del bonapartismo nell’epoca del declino capitalista; e finalmente nella sua analisi della degenerazione dello stesso partito bolscevico e dello stato sovietico. Quale altra tendenza ha aggiunto tante cose essenziali alle conclusioni e generalizzazioni del bolscevismo? Teoricamente e politicamente Vandervelde, De Brouckere, Hilferding, Otto Bauer, Leon Blum, Zyromski, per non citare il maggiore Attlee e Norman Thomas, vivono sui brandelli rimanenti del passato. La degenerazione del Komintern è espressa nel modo più crudo nel fatto che esso è caduto al livello teorico della Seconda Internazionale. Tutte le varietà di gruppi intermedi (Independent Labour Party inglese, POUM e simili) adattano settimanalmente frammenti accidentali di Marx e Lenin ai loro bisogni immediati. Gli operai non hanno nulla da imparare da queste persone.

Solo i fondatori della Quarta Internazionale, che hanno fatto propria l’intera tradizione di Marx e di Lenin, mostrano un atteggiamento serio verso la teoria. I filistei possono deridere il fatto che 20 anni dopo la vittoria dell’Ottobre i rivoluzionari sono ancora rigettati nella modesta preparazione propagandista. I grandi capitalisti sono, in tale questione come in molte altre, assai più penetranti dei piccolo borghesi che si immaginano “socialisti” o “comunisti”. Non è un caso che il tema della Quarta Internazionale non lascia le colonne della stampa mondiale. Il bruciante bisogno storico per una leadership rivoluzionaria, promette alla Quarta Internazionale un ritmo eccezionalmente rapido di crescita. La più grande garanzia dei suoi prossimi successi risiede nel fatto che essa non ha abbandonato la strada maestra, ma è scaturita organicamente dal bolscevismo.