Quando il sindacato degli edili firma il contratto nazionale il 9 dicembre, Potere Operaio titola “Compagni, ecco il primo bidone”. L’Assemblea operai-studenti a Torino è dello stesso avviso. L’accordo tuttavia recepisce aumenti di 75-80 lire sulla paga base uguali per tutti, riduzione della settimana lavorativa a parità di salario e diritto all’assemblea di cantiere. Di per sè, si tratta di conquiste.

 

Pochi giorni dopo viene firmato l’accordo in Pirelli, che prevede, oltre al premio di produzione, la parità retributiva tra uomini e donne,  il riconoscimento dei comitati di reparto, il diritto di assemblea in orario di lavoro. La situazione in altre aziende o in altre categorie è simile. Queste conquiste sono la base su cui la direzione sindacale strappa ai padroni l’impianto dello Statuto dei lavoratori.

 

I gruppi avrebbero dovuto sfidare i sindacati sul proprio terreno, costringendoli a esporsi davanti ai lavoratori e sostenendo gli aspetti progressisti contenuti nei contratti. Ma non è quanto avviene, perché l’impianto politico di questi gruppi rifiuta questo approccio. Lotta Continua definisce questo accordo “Un regalo di Natale della borghesia”.

 

Il sindacato, in Fiat, ha condotto le vertenze di dicembre nel modo più duro possibile per chiudere la vertenza in fretta, tanto da acconsentire a forme di lotta generali, inter-reparto, pur rischiando di perdere il controllo. Ma il controllo non viene perso, perché ormai la direzione sindacale ha guadagnato la maggioranza nello lotta per dirigere il movimento dei lavoratori in Fiat.

 

Dopo l’approvazione del contratto dei chimici, l’11 dicembre Lotta Continua distribuisce un volantino davanti ai cancelli di Mirafiori in cui si legge: “Il contratto non risolverà i nostri problemi ed anzi verrà usato per metterci la museruola e per tenerci divisi. Ma non riuscirà!” [1]

 

Il giorno dopo scoppia la bomba a Piazza Fontana. L’attentato fascista rappresenta il primo passo della strategia della tensione. L’obiettivo è frenare precisamente la mobilitazione operaia e studentesca. E’ del tutto evidente che settori della borghesia temono fortemente che le direzioni sindacali, pur essendo riuscite questa volta a riportare le mobilitazioni su un canale sicuro, possano divenire eccessivamente permeabili a questa spinta. E’ una minaccia mortale per qualunque classe dominante, soprattutto dopo aver visto di cosa sia capace il movimento dei lavoratori una volta messo in moto dentro e fuori i luoghi di lavoro.

 

Il clima attorno alla firma del contratto inevitabilmente risente dell’attentato e della discussione politica che ne nasce. Questo è oltretutto ancor più vero nel contesto della caccia alle streghe verso gli anarchici che conduce alla morte di Pinelli e all’arresto di Valpreda. I sindacati, che rinunciano per lutto allo sciopero generale che avevano convocato per il 13 dicembre, hanno fretta di chiudere.

 

Il contratto dei metalmeccanici viene invece firmato il 21 dicembre. Con 65 lire di aumento uguali per tutti gli operai e 13500 per tutti gli impiegati, la riduzione a 40 ore settimanali entro il 1971 e una forte regolamentazione dell’utilizzo degli straordinari, il movimento sindacale presenta questo contratto come un grande successo. L’approvazione degli operai nelle consultazioni è assolutamente a favore. Gli strepiti dei gruppi, a partire dall’Assemblea operai-studenti, a questo punto sono per l’appunto strepiti: condanne di organizzazioni che, seppur dotate di un certo radicamento operaio, non possono più contendere la direzione del movimento al sindacato.

 

Gli operai di tutta Italia si avviano ai festeggiamenti del Capodanno 1969-1970 con, nel cuore, il lutto per piazza Fontana e la consapevolezza della propria forza. Ancora non sanno che il periodo di grande radicalizzazione che si è aperto un anno prima durerà fino al 1977. I loro colleghi in Fiat non sanno che l’ultimo scontro, quello del 1980, chiuderà definitivamente un decennio di lotte molto dure.

 

Soprattutto, non sanno che da quella sconfitta il movimento impiegherà decenni a riprendersi. Mai come oggi dobbiamo avere ben chiaro come fare tesoro di questa inestimabile lezione.

 

 

 Note:

[1] Cit. D. Giachetti, M. Scavino – La Fiat in mano agli operai