
Non avevamo bisogno di conferme. Le recenti elezioni ce ne hanno date di nuove.
2. L’esperienza disastrosa del centrosinistra è una delle cause alla base della cancellazione della sinistra politica in Italia. Non stupisce quindi che la parabola di Liberi e Uguali – lista nata per resuscitare il centrosinistra – sia stata una esperienza disastrosa. Leu ha preso circa 1.100.000 voti (3,4%). L’Altra Europa con Tsipras alle europee aveva preso 1.108.000 voti (4,04%). Alle scorse elezioni politiche nel 2013 la sola Sinistra Ecologia e Libertà aveva preso 1.089.000 voti. Apparentemente si tratta di un risultato stazionario. In verità è un ulteriore arretramento. Dentro Leu sono confluiti tutti i caporioni delle scissioni dal Pd: Bersani, Speranza, Civati, Fassina e per ultimo Grasso. L’apporto elettorale è stato nullo. Si sono semplicemente innestati sul gruppo parlamentare di Sel, azzerandolo. Dei 18 eletti di Leu, solo due provengono dalla vecchia Sel.
3. Leu ha contrapposto al Pd il tentativo di resuscitare i Democratici di Sinistra, a Renzi il vecchio centrosinistra di Prodi. E’ come evitare la sera, sperando di tornare alla mattina. Uno segue l’altro. Il centrosinistra ha creato il Pd. Il Pd ha creato Renzi. Per questo ogni tentativo di contrapporre l’uno all’altro è irrazionale. E ciò che è irrazionale, tende ad essere irreale. Leu in effetti è una forza che appena nata, è già morta.
4. Potere al Popolo (Pap) ha preso 350.000 voti circa (1,1%). Un risultato esiguo. Ma questo sarebbe di per sé l’ultimo dei problemi. Pap è nato tra gli equivoci e tra gli equivoci rischia di morire.
5. Tra gli attivisti della sinistra radicale si è sedimentato un pessimismo cosmico, una sindrome di sconfitta e minorità. Scuotersi di dosso questo stato d’animo è una delle condizioni necessarie alla ripartenza. Ma non può essere l’unica. Nel momento in cui hanno lanciato Pap, i compagni dell’ex Opg di Napoli hanno puntato tutto sulla narrazione dell’entusiasmo. Entusiasmo è stata la parola usata e abusata. Si è voluto accreditare tutto come nuovo, tutto come “anno zero”. Ma Pap non rappresenta l’anno zero. Ha visto confluire Rifondazione Comunista, il Pci, Eurostop, Usb, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista. Le “200 assemblee” spontanee sono state in alcuni territori semplicemente la riunione di queste strutture. E solo in alcune zone abbiamo assistito all’afflusso di nuovi militanti. Non si cambia natura alle cose, cambiando loro il nome.
6. Pap eredita la parabola di alcune delle forze che in precedenza hanno dato vita ai disastri della Sinistra Arcobaleno e di Rivoluzione civile. Pur tuttavia, dissentiamo da chi si limita a sovrapporre Pap a queste esperienze. Esistono alcune differenze. Dentro Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile, Rifondazione Comunista rappresentava paradossalmente la realtà più a sinistra. Oggi, insieme al Pci, rappresenta l’ala moderata. Ha aderito a Pap solo in seguito al fallimento del Brancaccio.
7. I compagni giurano che Potere al Popolo andrà avanti. Non ci sono dubbi che questa sia l’intenzione. Ma le intenzioni di per sé non bastano. Alcuni nodi politici ne minano potenzialmente l’esistenza. I settori più moderati dentro Rifondazione già lanciano insistentemente la litania: “allargare, allargare, allargare a una sinistra più ampia”. Che cosa sia mai la “sinistra ampia” in mezzo a questo cumulo di macerie lo sanno solo loro. Semplicemente la potenziale rottura di Leu aumenta la tentazione di ristringere legami con settori di Sinistra Italiana. Settori che non portano in dote nulla se non moderatismo e l’eterna tentazione di accordarsi con il Pd.
8. Difficilmente poi buona parte di Pap resisterebbe alla forza gravitazionale della discesa in campo di De Magistris. Gli stessi compagni dell’ex-Opg hanno creato una mitologia attorno alla rivoluzione napoletana. Prendere le distanze dalla narrazione di De Magistris è al contrario condizione necessaria per darsi una propria traiettoria radicale e autonoma.
9. In un contesto di frammentazione politica, anche la semplice creazione di una base comune di azione, di confronto aperto, tra le diverse correnti della sinistra radicale giocherebbe potenzialmente un ruolo progressista. Ma Pap rischia di non assolvere nemmeno questa funzione. Il dibattito interno, fatto di “anno zero”, “entusiasmo” e “popolo che si autorappresenta” ha finora sovrastato la discussione politica le diverse anime. In questo modo, viene meno anche quel confronto tra tesi differenti che porterebbe a un generale innalzamento del livello politico della discussione a sinistra.
10. Pap dovrebbe al contrario essere attraversata da un dibattito aperto e strutturato. Questi ci sembrano alcuni dei nodi fondamentali: – il rapporto tra classe e popolo, la differenza esistente tra il classismo e la teorizzazione di Mélenchon che individua un generico “popolo” come il soggetto politico del cambiamento – la rottura dell’Unione Europea e il dibattito esistente tra sovranisti e internazionalisti – la questione sindacale e la necessità della lotta al burocratismo sindacale – le pratiche mutualistiche, la loro storia e la loro osmosi con la sinistra rifomsista – l’anticapitalismo e l’orizzionte del rovesciamento rivoluzionario.
11. In particolare Pap ha eletto il mutualismo a propria pratica principe. Si tratta in verità di un mutualismo narrato più che praticato. Con l’eccezione dell’ex Opg e delle Bsa, non esiste alcun mutualismo diffuso. Così abbiamo le teorizzazioni mutualiste, senza nemmeno le pratiche. Il mutualismo non è una novità nella storia del movimento operaio. A dir la verità, dal 2008 in poi Rifondazione stessa illuse i propri militanti di potersi rilanciare attorno alle cosiddette pratiche del partito sociale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tali pratiche possono giocare un ruolo progressista solo nella misura in cui sono ausiliare allo sviluppo della lotta di classe e di un programma rivoluzionario. Altrimenti si tramutono nel contrario: in una forma di puntellamento dell’esistente, facilmente inglobabile nel peggior riformismo. Oltre tutto lanciarsi nel campo del mutualismo, quando la borghesia lancia in tutto il paese il welfare aziendale in alternativa a quello universale, rischia di essere non solo inefficace ma perfino nocivo.
12. In verità Pap potrebbe giocare un ruolo a partire dai grandi temi di sfida politica. Dovrebbe usare il prossimo periodo per diventare una bandiera piantata nella testa degli sfruttati. Le illusioni seminate in campagna elettorale dai 5 Stelle dovrebbero diventare la leva con cui scardinare il consenso delle attuali forze parlamentari. Abolire la Fornero, abolire il Jobs Actr, introdurre il Salario Minimo Intercategoriale, ridurre l’orario a parità di salario, abolire i ticket e abbattere le liste d’attesa nella sanità, abolire la Buona Scuola, alzare l’obbligo scolastico e rendere gratuita l’istruzione pubblica: questi temi possono affermarsi se sono oggetto di campagne estese, martellanti, dinamiche, azienda per azienda, scuola per scuola, quartiere per quartiere.
13. Il risultato di Sinistra Rivoluzionaria è stato definito “negativo” dagli stessi compagni che l’hanno promossa. Il Pcl prese 208.000 voti alla Camera nel 2008 e 89.000 nel 2013. Sinistra Rivoluzionaria, cartello di Pcl e Scr, ha preso 32.000 voti. Il risultato negativo anche qua però non ci sembra risiedere nei numeri, pure assai esigui. La negatività a nostro parere risiede nell’aver contribuito ad associare un programma rivoluzionario alla generale sconfitta della sinistra. “Tutte le ipotesi a sinistra escono sconfitte”, questo è ciò che appare ai più. Ed è disdicevole che si esorcizzi questo fatto basilare, sfoggiando presunti risultati organizzativi o magari la gioia per aver calcato i salotti televisivi.
14. E nella peggiore tradizione dei cartelli elettorali, Sinistra Rivoluzionaria nasce per il voto e probabilmente con il voto muore. Il bilancio pubblicato dai compagni del Pcl sembra a riguardo abbastanza perentorio: “un simbolo elettorale e un nome della lista con l’esplicito riferimento alla “sinistra” in assenza di una chiara connotazione comunista legato all’accordo tra i soggetti componenti il cartello”. Tutta la formazione del cartello ha avuto un percorso nascosto ai più e a tratti poco lineare. Gli stessi compagni di Scr scrivevano dopo il referedum costituzionale del 4 dicembre: “Ma se le cose stanno così come può nascere un’autentica sinistra di classe? Come Scr vediamo una sola via d’uscita: quella delle assemblee popolari. Ne ha parlato De Magistris, il sindaco di Napoli, anche se per ora ne ha solo parlato. È la via che sta tentando Ada Colau a Barcellona. (…) Non ne condividiamo tutte le posizioni politiche, ma in un movimento del genere i comunisti avrebbero il terreno ideale per sviluppare la loro battaglia politica per l’egemonia”. Si è quindi proposto un fronte a Pcl, ma anche Sinistra Anticapitalista, Pdac, Communia e perfino Eurostop. Un cartello che non avrebbe avuto poi molto da invidiare alle contraddizioni interne a Pap.
15. Fuori dai fatti e dalle vicende della lotta di classe, niente di sostanziale può essere ricostruito. Non è sufficiente nominare la classe, né raccontarla, né candidare “gli operai”. La dinamica quotidiana dello scontro di classe necessita di un personale politico che viva, respiri, pensi, si orienti alle esigenze di tale scontro. Un personale che non può essere formato se non in una opposizione complessiva al sistema. E con opposizione non intendiamo una semplice collocazione parlamentare o elettorale. Intendiamo quella fiera contrarietà e scientifica estraneità alle mille articolazioni politiche di questa società.
Nella sinistra radicale tutti giurano che queste elezioni sono state in fin dei conti solo un passaggio della lotta. Il tempo verificherà dove si trattava di tappa elettorale e dove di puro elettoralismo. Per quanto profonda, una sconfitta elettorale rimane un fatto di superficie. Sommovimenti sociali ben più profondi si preparano nella nostra società. Dobbiamo saper vedere oltre questa tappa. Perchè l’apertura della crisi del grillismo, prepara l’esplosione di una polarizzazione politica e sociale dalle caratteristiche potenzialmente rivoluzionarie.