Ungheria 1956: la rivoluzione diffamata

Si dice che la storia sia scritta dai vincitori. La rivoluzione ungherese, vinta due volte, ha visto due volte riscritta la propria storia.Schiacciando nel sangue gli operai ungheresi nel 1956, la burocrazia sovietica si guadagnò per prima il diritto ad affermare la propria versione dei fatti: in Ungheria c’era stata una sollevazione fascista e filo-capitalista, felicemente contrastata dalle truppe mandate dall’Urss.Come succede a un curatore fallimentare, al momento del crollo dello stalinismo, il capitalismo occidentale ereditò il diritto a diffamare la rivoluzione e a piegarne la memoria a proprio comodo. Proprio l’Ungheria del resto era stato il primo paese nel 1989 ad aprire il varco nella cortina di ferro, lasciando passo libero all’esodo di migliaia di persone dall’Est, e in particolare dalla Germania Orientale, verso l’Occidente.La storiografia borghese rivalutò quindi la rivoluzione ungherese del 1956 come un’anticipazione del 1989. I rivoluzionari ungheresi del ’56 divennero l’icona, la prova provata, dell’esistenza da sempre di un vasto consenso popolare a favore della restaurazione del capitalismo. Leggi il resto
La marcia su Roma e gli scritti di Gramsci

Il 28 ottobre cade l’anniversario della marcia su Roma, tenutasi nel 1922. Qualche gruppuscolo di estrema destra proverà forse a inscenare qualche misera celebrazione della giornata che nella loro retorica da il via alla “rivoluzione fascista”. Non è di certo per rispondere a loro che proponiamo questo nostro percorso di lettura. Con loro abbiamo chiuso i conti a Piazzale Loreto e valga lo slogan di una delle nostre locandine: volevano marciare, facciamoli marcire. Questa ricorrenza ci permette in verità di far conoscere o di tornare a rileggere alcuni degli scritti di Gramsci sul fascismo. Gramsci analizza attentamente anche le basi sociali del fascismo, comprende i sommovimenti sociali che ne determinano l’ascesa, ne partorisce una risposta di classe, analizza il rapporto tra fascismo e Stato, tra cosiddetti partiti liberali e democratici e Mussolini. Pur con le dovute differenze, chi legge può valutare quanti spunti vi siano per analizzare la crisi odierna del sistema politico italiano. Leggi il resto
Il fallimento del riformismo, l’attualità della rivoluzione

La scelta di pubblicare un percorso su marxismo e riformismo a prima vista può sembrare fuorviante. In fondo non esiste una sola riga di tutta l’attività militante di Marx, Engels, Lenin, Trockij, che non sia stata dettata da polemiche contro le concezioni riformiste. Lo stesso potremmo dire di Gramsci e Rosa Luxemburg. Ogni singola riga delle opere di questi giganti del movimento operaio è stata prodotta nel fuoco della battaglia, all’alba di avvenimenti epocali o nella calma che segue una ritirata. Ed ogni volta, sempre col proposito di orientare il movimento ad agire e a non cadere in concezioni che avrebbero potuto portarli in un vicolo cieco.
I testi che invece vi presentiamo qui affrontano direttamente polemiche che attraversano i nostri giorni, dalla questione programmatica alle argomentazioni dei riformisti, dalle esigenze del movimento dopo la presa del potere, al destino dei sindacati nella nostra società se non si lotta per riconquistarli. Leggi il resto
1928/1967 – Ernesto Guevara, Il Che

Il 9 ottobre 1967 nel villaggio di La Higuera viene assassinato dai ranger Boliviani con il tacito consenso della CIA, Ernesto Guevara. Nella sua vita breve ma intensa, appena 39 anni, è stato un medico senza patria ne frontiera, guerrigliero autodidatta, ministro dell’industria e pianificatore dell’economia nazionalizzata a Cuba ma soprattutto è stato il comandante Che. La sua figura di guerrigliero mai domo ha influenzato migliaia di giovani e militanti di tutte le generazioni, sicuramente la sua è una delle immagini di rivoluzionario più diffuse della storia. Quello che vogliamo fare in questo percorso di lettura è provare a sottrarre il pensiero del rivoluzionario dalla narrazione romantica del giovane che parte a bordo della Norton 500 per fare la rivoluzione e attraverso il punto di osservazione privilegiato che la storia gli ha riservato cercare di ricostruire le cause e i fattori che lo portarono a maturare una determinata coscienza politica. Leggi il resto
8 marzo: la nostra storia è lotta di classe

Troppo spesso si discute della Questione Femminile trattando il tema con un approccio interclassista, relegando l’argomento ad un mero fenomeno culturale o un semplice vezzo delle compagne. Come marxisti non riteniamo che la cultura sia qualcosa di indipendente dal contesto economico-sociale in cui si sviluppa. Tutti i giorni siamo bombardati da immagini e messaggi che sviliscono la figura della donna, che spaziano dalla prostituzione alla manager in carriera, senza prendere in considerazione la realtà di milioni di donne lavoratrici. Questa cultura non nasce da sola né si sviluppa in maniera indipendente: è il capitalismo che promuove questo genere di modelli e lo fa perché diffondere nella società un punto di vista patriarcale è funzionale al proprio mantenimento. E’ sempre stato così? Leggi il resto
Parigi, 1871: l’assalto al cielo

La Comune di Parigi è un avvenimento raramente citato nei libri di testo, ma che può essere considerato un distillato di esperienza rivoluzionaria per le rivendicazioni che ha prodotto e i limiti contro cui si è scontrata. Il nostro percorso di lettura non aspira ad essere l’ennesimo prodotto degli accademici del marxismo: studiare la nascita, lo sviluppo e la sconfitta della Comune di Parigi ha senso solo se ci permette di meglio calibrare strumenti e parole d’ordine future. Il termine “Comune” non deve trarre in inganno. Pur essendo ripreso dalla tradizione contadina medievale, si tratta del primo esperimento di governo della classe operaia. La Comune non fu un organismo di tipo parlamentare come lo immaginiamo oggi, in cui la democrazia viene falsamente esercitata attraverso un voto espresso ogni cinque anni, scegliendo tra esponenti politici che in ultima analisi difendono lo status quo. Leggi il resto
1919-1920: il Biennio Rosso

L’ imperialismo