Dopo la sconfitta della Francia contro la Prussia, il 4 settembre 1870 la popolazione di Parigi insorge proclamando la Repubblica. Il nuovo governo, però, è capeggiato da monarchici, clericali e alti funzionari statali che tentano di approfittare della caduta del bonapartismo per affermare i propri interessi.

Le aspettative di pace e giustizia sociale del popolo parigino vengono disattese e si giunge ad una nuova ondata di rivolte e occupazioni, che culmina con la cacciata del governo Thiers il 18 marzo 1871 e la proclamazione della Comune di Parigi. Siamo di fronte al primo governo gestito dai lavoratori, a cui segue una repressione brutale e sanguinaria: un’esperienza di circa due mesi, ma i cui insegnamenti valgono anni.

Nel libro “La guerra civile in Francia” si ripercorrono i momenti salienti della Parigi a cavallo tra il 1870 e il 1871. Marx anticipa alcune tematiche che verranno sviluppate da Lenin in “Stato e rivoluzione”, in particolare l’impossibilità di prendere in mano la macchina statale così com’è, con esercito permanente, polizia, burocrazia, clero e magistratura, spiegando la necessità di costruire una società radicalmente diversa.

Nel raccontare la gestione comunarda, emergono alcuni tratti che dovrebbero caratterizzare lo stato socialista. Le elezioni avvenivano a suffragio universale, i consiglieri eletti erano revocabili in qualsiasi momento, provenivano dalla classe operaia e percepivano salari da operai. I possedimenti della chiesa vennero espropriati, l’istruzione resa accessibile a tutti: “Con l’emancipazione del lavoro tutti diventano operai, e il lavoro produttivo cessa di essere un attributo di classe”.

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