Guida alla lettura

Questo testo così stralciato appare nella raccolta di scritti di Gramsci, intitolata Sul fascismo.
In verità è una scelta tratta dal testo Per un rinnovamento del partito socialista, pubblicato sull’Ordine Nuovo l’8 maggio 1920. E’ la nota che è stata presentata al Consiglio Nazionale Socialista a nome della Federazione Provinciale Torinese.
Gramsci, come gli altri rivoluzionari torinesi, è reduce dalla sconfitta dello sciopero generale a Torino e in Piemonte, conseguente al cosiddetto sciopero delle lancette. Gli industriali hanno deciso di sfidare con una serrata l’esperienza dei Consigli di Fabbrica e il movimento operaio torinese, come punte avanzate del proletariato italiano. Quando gli operai metallurgici di Torino entrano in sciopero per rispondere all’azione padronale e difendere i neonati Consigli di Fabbrica, né il partito socialista né la CgDl estendono la mobilitazione al resto d’Italia. Gli industriali hanno vinto perché hanno avuto un piano e un’organizzazione centrale, a cui non ha risposto alcun piano e alcuna risposta dalle direzioni centrali del movimento operaio.
La reazione che si scatena sugli operai torinesi è quindi un punto d’osservazione. Gramsci non ne trae alcuna sfiducia, ma un monito per l’azione e per il futuro: o rivoluzione o nessuna violenza verrà risparmiata contro il movimento operaio. La marcia su Roma, nel maggio 1920, non è quindi ancora una tragica fatalità. L’analisi marxista permetterebbe di comprendere le esigenze del momento e dirigere la storia verso altri lidi.

1) La fisionomia della lotta delle classi è in Italia caratterizzata nel momento attuale dal fatto che gli operai industriali e agricoli sono incoercibilmente determinati, su tutto il territorio nazionale, a porre in modo esplicito e violento la questione della proprietà sui mezzi di produzione.

L’imperversare delle crisi nazionali e internazionali che annientano progressivamente il valore della moneta dimostra che il capitale é stremato; l’ordine attuale di produzione e di distribuzione non riesce più a soddisfare neppure le elementari esigenze della vita umana e sussiste solo perché ferocemente difeso dalla forza armata dello Stato borghese; tutti i movimenti del popolo lavoratore italiano tendono irresistibilmente ad attuare una gigantesca rivoluzione economica, che introduca nuovi modi di produzione, un nuovo ordine nel processo produttivo e distributivo, che dia alla classe degli operai industriali e agricoli il potere di iniziativa nella produzione, strappandolo dalle mani dei capitalisti e dei terrieri.


2) Gli industriali e i terrieri hanno realizzato il massimo concentramento della disciplina e della potenza di classe: una parola d’ordine lanciata dalla Confederazione generale dell’industria italiana trova immediata attuazione in ogni singola fabbrica. Lo Stato borghese ha creato un corpo armato mercenario predisposto a funzionare da strumento esecutivo della volontà di questa nuova forte organizzazione della classe proprietaria che tende, attraverso la serrata applicata su larga scala e il terrorismo, a restaurare il suo potere sui mezzi di produzione, costringendo gli operai e i contadini a lasciarsi espropriare di una moltiplicata quantità di lavoro non pagato.

La serrata ultima negli stabilimenti metallurgici torinesi é stata un episodio di questa volontà degli industriali di mettere il tallone sulla nuca della classe operaia: gli industriali hanno approfittato della mancanza di coordinamento e di concentrazione rivoluzionaria nelle forze operaie italiane per tentare di spezzare la compagine del proletariato torinese e annientare nella coscienza degli operai il prestigio e l’autorità delle istituzioni di fabbrica (Consigli e commissari di reparto) che avevano iniziato la lotta per il controllo operaio. Il prolungarsi degli scioperi agricoli nel Novarese e in Lomellina dimostra come i proprietari terrieri siano disposti ad annientare la produzione per ridurre alla disperazione e alla fame il proletariato agricolo e soggiogarlo implacabilmente alle piœ dure e umilianti condizioni di lavoro e di esistenza.


3) La fase attuale della lotta di classe in Italia é la fase che precede: o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario per il passaggio a nuovi modi di produzione e di distribuzione che permettano una ripresa della produttività; o una tremenda reazione da parte della classe proprietaria e della casta governativa. Nessuna violenza sarà trascurata per soggiogare il proletariato industriale e agricolo a un lavoro servile: si cercherà di spezzare inesorabilmente gli organismi di lotta politica della classe operaia (partito socialista) e di incorporare gli organismi di resistenza economica (i sindacati e le cooperative) negli ingranaggi dello Stato borghese.


4) Le forze operaie e contadine mancano di coordinamento e di concentrazione rivoluzionaria perché gli organismi direttivi del partito socialista hanno rivelato di non comprendere assolutamente nulla della fase di sviluppo che la storia nazionale e internazionale attraversa nell’attuale periodo, e di non comprendere nulla della missione che incombe agli organismi di lotta del proletariato rivoluzionario. Il partito socialista assiste da spettatore allo svolgersi degli eventi, non ha mai una opinione sua da esprimere, che sia in dipendenza delle tesi rivoluzionarie del marxismo e della Internazionale comunista, non lancia parole d’ordine che possano essere raccolte dalle masse, dare un indirizzo generale, unificare e concentrare l’azione rivoluzionaria. Il partito socialista, come organizzazione politica della parte d’avanguardia della classe operaia, dovrebbe sviluppare un’azione d’insieme atta a porre tutta la classe operaia in grado di vincere la rivoluzione e di vincere in modo duraturo.

Il partito socialista, essendo costituito da quella parte della classe proletaria che non si é lasciata avvilire e prostrare dall’oppressione fisica e spirituale del sistema capitalistico, ma é riuscita a salvare la propria autonomia e lo spirito d’iniziativa cosciente e disciplinata, dovrebbe incarnare la vigile coscienza rivoluzionaria di tutta la classe sfruttata.

Il suo compito é quello di accentrare in sé l’attenzione di tutta la massa, di ottenere che le sue direttive diventino le direttive di tutta la massa, di conquistare la fiducia permanente di tutta la massa in modo da diventarne la guida e la testa pensante. Perciò è necessario che il partito viva sempre immerso nella realtà effettiva della lotta di classe combattuta dal proletariato industriale e agricolo, che ne sappia comprendere le diverse fasi, i diversi episodi, le molteplici manifestazioni, per trarre l’unità dalla diversità molteplice, per essere in grado di dare una direttiva reale all’insieme dei movimenti e infondere la persuasione nelle folle che un ordine é immanente nello spaventoso attuale disordine, un ordine che, sistemandosi, rigenererà la società degli uomini e renderà lo strumento di lavoro idoneo a soddisfare le esigenze della vita elementare e del progresso civile.

Il partito socialista é rimasto, anche dopo il congresso di Bologna, un mero partito parlamentare, che si mantiene immobile entro i limiti angusti della democrazia borghese, che si preoccupa solo delle superficiali affermazioni politiche della casta governativa; esso non ha acquistato una sua figura autonoma di partito caratteristico del proletariato rivoluzionario e solo del proletariato rivoluzionario (…).