
Il libro viene dato alle stampe nel settembre del 1917. Siamo in piena rivoluzione russa e ogni singola parola è necessaria per diffondere la chiarezza sull’obiettiva necessità e funzionamento dello Stato sovietico. Questo lo rende un saggio sulla teoria marxista dello Stato impareggiabile e impareggiato.
Si chiariscono le differenze tra marxisti e anarchici in tema di Stato. Chi crede ad un presunto “statalismo” dei comunisti, così come la vulgata vorrebbe, rimarrà profondamente scioccato. Stato e Rivoluzione trasuda “lotta contro lo Stato” ad ogni riga. Una lotta che nessun anarchico potrà compiere, perché basata non solo sulla sacrosanta ribellione allo Stato, ma sulla teoria scientifica del suo superamento.
Lenin stesso dimostra come Marx non tragga la propria teoria dello Stato da formule astratte. Dopo aver abbozzato una prima teoria, Marx affina le proprie convinzioni facendo lezione dei fatti della Comune di Parigi. Chi ha inventato dunque la teoria marxista dello Stato, Marx o i comunardi? Entrambi e nessuno. Essa non è stata inventata. E’ una teoria basata su una tendenza storica reale. La Comune fu la carne viva di questa tendenza, Marx ne fu la penna.
A differenza degli anarchici, i marxisti credono che lo Stato giungerà ad una estinzione. Tuttavia questa convinzione non presuppone nessun gradualismo. Lo Stato attuale, corpo di uomini armati in difesa della proprietà privata, deve essere spezzato. Non è una macchina di cui i gli oppressi possono impossessarsi: essi possono solo soppiantarla con un’altra macchina statale. Giunto al potere come classe sociale, il proletariato non può cessare di servirsi della “violenza statale” per difendersi dai tentativi della vecchia classe dominante di tornare al potere. La macchina statale di cui ha bisogno, però, è totalmente diversa da quella fin qua conosciuta nella storia. E’ una macchina statale basata sulla soppressione dei funzionari e dell’esercito permanente: uno Stato-comune o se si preferisce un Semi-stato operaio. Un organismo statale che in quanto tale già contiene i germi della propria dissoluzione.
Gli anarchici sono in verità obiettivo indiretto di questa polemica. Tutto Stato e Rivoluzione è concentrato contro l’interpretazione “riformista” e “gradualista” del marxismo, contro il servilismo verso la “democrazia borghese”. La democrazia borghese non è nient’altro che una delle forme politiche dell’oppressione statale. Anzi, è proprio nella repubblica parlamentare che “la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma ‘in maniera tanto più sicura’, in primo luogo con la ‘corruzione diretta dei funzionari’, in secondo luogo con ‘l’alleanza tra governo e Borsa’”.
Come si sa, il giorno dell’insurrezione, i bolscevichi spararono a salve contro il Palazzo d’Inverno. I proiettili veri erano già stati sparati. Erano contenuti in questo libro il quale spiega in modo dettagliato e chiaro l’esigenza di abbattere lo Stato. Questo è Lenin. Le uniformi medagliate e il piglio da grandi statisti parlamentari che contraddistingueranno le successive generazioni di burocrati stalinisti ad occidente come ad oriente, non hanno nulla a che fare con questo libro. In Lenin, così come in ogni rivoluzionario, non c’è un briciolo di idolatria verso lo Stato, il poliziotto, il funzionario, il magistrato. La rivoluzione avrà la sua macchina statale solo per necessità. Sarà qualcosa che poco o nulla avrà a che vedere con l’attuale Stato, sarà uno Stato in estinzione, l’ultimo possibile prima di poterlo finalmente relegare nel “museo della storia” accanto alla ruota di pietra.
Prefazione alla prima edizione
La società classista e lo Stato
Lo Stato e la rivoluzione. L’esperienza del 1848-1851
Lo Stato e la rivoluzione. L’ esperienza della Comune di Parigi (1871). L’analisi di Marx — Marxpedia
Spiegazioni complementari di Engels
Le basi economiche dell’estinzione dello Stato
La degradazione del marxismo negli opportunisti