L’opportunità di lavorare più forte per mezzo del cottimo fu introdotta in Ungheria su una scala senza precedenti.’ Il cottimo fa appello agli istinti più bassi dell ‘uomo. Questo è evidente anche nella nostra società . Il cottimo è particolarmente esaltato da coloro che ci dominano. Per i dirigenti del popolo, qui come all’estero, risulta un importante strumento per il controllo, la manipolazione e la dominazione sui lavoratori . Il cottimo aiuta a spezzare la loro naturale tendenza ad unirsi ed a cooperare. E’ un’arma efficace nelle mani di coloro che desiderano demoralizzare ed atomizzare la classe lavoratrice.

 

L’intero sistema del cottimo si fonda sul mantenimento dei minimi salariali ad un livello basso. In Polonia, ad esempio, a causa dell’estensione del cottimo, i salari di base sono pressoché scomparsi. Il sistema fu promosso dagli stakhanovisti russi. Questi erano i cottimisti per eccellenza. Questa specie vive anche nelle fabbriche inglesi dove di solito è disprezzata. I lavoratori dell’Europa orientale erano decisamente ostili ad essi. Gli stessi stakhanovisti si lamentavano continuamente di questa ostilità. Gli organi ufficiali di partito la deploravano come “un attacco agli stakhanovisti da parte di operai politicamente immaturi”. Difatti, il lX Congresso del Partito Comunista Cecoslovacco invocò delle misure contro questi lavoratori “che ostracizzano il lavoro degli stakhanovisti e che cercano persino di metter loro i bastoni tra le ruote”. In Ungheria non solo i lavoratori, ma persino alcuni membri del Partito, cercavano dl mettere i bastoni tra le ruote all’intero sistema del cottimo. In un discorso del 27 novembre 1948, Rakosi fece allusione a questo fatto ed a vari movimenti operai per la riduzione dei ritmi quando disse: “i direttori delle fabbriche stanno capitolando di fronte alla pigrizia degli operai. Le quote di produzione sono troppo basse”. Ma i ‘lavoratori pigri’ , nonostante fossero continuamente minacciati, non corressero i propri metodi. Nel giugno 1950 Ernó Geró, l suo rapporto al Comitato Centrale del Partito, dichiarava: “La frode dei salari e delle norme si è diffusa tra le masse. Ciò può essere attribuito, in massima parte, all’opera sotterranea degli elementi della destra socialdemocratica e dei loro alleati, i reazionari clericali. Che tali spiacevoli situazioni abbiano potuto insorgere è in parte dovuto al fatto che, in molti casi, i dirigenti amministratori delle fabbriche, i funzionari. di Partito ed i membri del Sindacato sono tra coloro che indeboliscono le norme. In più di un caso essi si sono spinti fino a proteggere e sostenere i frodatori di salario”.

 

Avendo affermato implicitamente che dei membri del Partito, erano in combutta con i ‘socialdemocratici di destra’ Geró predispose un incremento della normativa di base . Le condizioni in fabbrica peggiorarono. Nel gennaio 1950, il Governo Ungherese emanò un decreto che vietava ai lavoratori di lasciare il loro posto di lavoro senza permesso. Le pene per l’infrazione erano severe. L’incremento dell’alienazione e dello sfruttamento in qualsiasi paese è sempre accompagnata da una crescente resistenza. Il sabotaggio si diffonde. Questo fenomeno, uno dei fatti economici della vita quotidiana, è ben conosciuto a tutti i sociologi industriali ed è esaminato apertamente da quelli tra costoro che non sono direttamente al soldo delle mega compagnie.

 

Il fatto che i lavoratori ungheresi stessero opponendo resistenza divenne ancora più chiaro nei discorsi dei loro ‘dirigenti’. Il Ministro dell’Industria ungherese, Istavan Kossa , in un intervento a Debrecen il 6 dicembre 1948, affermò: “I lavoratori hanno assunto un atteggiamento terroristico nei confronti dei direttori delle industrie nazionalizzate” . Aggiunse che, se il loro atteggiamento non fosse cambiato, un periodo di lavoro forzato sarebbe stato di aiuto. I lavoratori che non apparivano innamorati del loro lavoro venivano spesso denunciati dai loro dirigenti come ‘agenti capitalisti’.

 

Nonostante il terrore poliziesco i lavoratori trovarono molti modi di resistere. I due più importanti erano 1’assenteismo e la realizzazione di opere di bassa qualità. Il 31 agosto 1949 Rakosi affermò che la produzione era decresciuta “del 10-15% negli ultimi mesi”. sostenne anche che il numero di giornate perdute per lavoratori in malattia era da due a tre volte superiore ai valori di prima della guerra. Il Times (5 settembre 1949) riportava una nota del suo corrispondente da Budapest sulla conferenza del Partito Comunista di Budapest Maggiore (un’area comprendente circa il 60% dell’industria ungherese): “Il rapporto alla Conferenza dice che la produttività è stagnante nella maggior parte delle industrie ed in alcune è anche in diminuzione. Tra febbraio e luglio è diminuita in tutta l’industria manifatturiera del 17%. Sin troppi lavoratori richiedevano il riposo per malattia; di recente, nell’arco di una settimana, l’11% in una fabbrica. Il 12% in un ‘ altra . Si sono anche avuti casi di autolesionismo”. Riferendosi al declino nella qualità dei beni prodotti, Rakosi affermò anche (il 31 aqosto 1949) che “gli scarti nella fonderia Manfred Weiss (la seconda fabbrica per grandezza in Ungheria) sono aumentati dal 10,4% al 23,5%”.

 

Sulla carta molti lavoratori rimanevano ancora nel Partito: cosa avreste fatto voi al loro posto? Abbandonarlo avrebbe comportato il rischio di essere sospettato come “spia fascista”; ciò era perfettamente chiaro. Qualche prova della crisi di coscienza in cui versavano i membri del Partito fu esposta da Jozsef Revai, il teorico ufficiale del partito. Si lamentò nell’ottobre 1948 che Szabad Nep, il quotidiano del partito, di cui era direttore, veniva letto soltanto dal 12% dei membri del Partito. Contemporaneamente alcuni membri dirigenziali dei partiti comunisti dell’Europa orientale si erano fatti audaci. Avevano cominciato a pensare da soli. I loro pensieri erano sovversivi per l’ordine costituito. Le purghe di Partito divennero imponenti. Tra il 1948 ed il 1950, i partiti comunisti espulsero : in Cecoslovacchia più di 250.000 membri ; in Bulgaria 92.500, circa un quinto degli aderenti. In Romania 192.000, più di un quinto; in Ungheria ne furono espulsi 483.000.

 

Era il periodo del grande scontro Tito-Stalin. Le ‘scorie radioattive’ di questa esplosione ricaddero su tutti i partiti comunisti del mondo. La contaminazione, tuttavia, fu assai più diffusa nell’Europa orientale, dove la caccia al titoista divenne uno sport di moda per le varie dirigenze. Un numero elevato di persone furono arrestate e gettate in prigione. Vennero celebrati dei processi farsa. Migliaia di ex “buoni stalinisti” furono riconosciuti colpevoli in base a montature manifeste. Molte centinaia furono i giustiziati. Tra gli stessi dirigenti, Slansky e Clementis in Cecoslovacchia, Koci Xoxi in Albania, Kostov in Bulgaria, e Rajk in Ungheria, tutti scontarono la pena suprema. Uno dei crimini più “gravi”’ di Kostov fu rivelato dall’accusa nello stile della commedia più insulsa. Kostov fu accusato di essere stato amico dl Bela Kun, il “quale, era stato ‘provato’ , era un ‘trotskysta fascista’. La cosa veramente più agghiacciante fu la ‘confessione’ di Rajk. Egli fu arrestato nel maggio 1949, ed il suo processo iniziò il 16 settembre. Rajk si confessò colpevole di tutti i capi di accusa e di altri ancora. Che egli non potesse essere assolutamente colpevole di queste accuse deve essere stato completamente evidente per quelli che lo conoscevano. Rajk e gli altri furono sacrificati per puntellare la vacillante autorità della dirigenza del Partito. Questi stalinisti ‘vittoriosi ‘ si proponevano che i processi fossero sconvolgenti ed agghiaccianti esempi della loro spietatezza. E lo erano. Attraverso questi assassinii giudiziari, Stalin, in qualità di principale portavoce della burocrazia, ammoniva a tutti: “Pensateci due volte prima di mettere in dubbio la nostra infallibilità”. Nell’Europa orientale, in quel periodo, la gente deve veramente aver pensato che la profezia di Orwell era stata anticipata di svariati decenni. Ma anche qui di nuovo si formava la resistenza.