“Dal  primo momento di vittoria, la diffidenza non va più rivolta contro i partiti reazionari vinti, ma contro i precedenti alleati degli operai, contro il partito che desidera sfruttare per sé la vittoria comune… I lavoratori dovranno mettersi al comando non dell’autorità dello Stato bensì della comunità rivoluzionaria dei consigli che i lavoratori avranno fatto adottare… Le armi e le munizioni non vanno cedute per nessun pretesto”.
 Marx & F. Engels – Comunicazione al Comitato Centrale della Lega Comunista (1850)

Precedentemente al 1939, tutte le potenti nazioni capitaliste, compresa la Germania di Hitler, erano concordi sul fatto che l’URSS era il cafone sulla scena della storia. Poi la natura delle loro economie li portò alla guerra l’uno contro l’altro. Nel 1941 Hitler invase la Russia e le “democrazie” capitaliste occidentali contrassero un’unione con il “cafone”, l’URSS. Ma questa non era un’unione per amore. Era un matrimonio d’interesse, tinto delle calda speranza che la Russia e la Germania si annichilissero a vicenda. La strategia era programmata per questa conclusione. Ma questa strategia fallì. Il grandioso sogno dei dominatori britannici e americani di uscire dalla guerra come padroni incontrastati del mondo non si concretizzò. Essi avevano fatto i conti senza l’eroica resistenza del popolo russo contro il fascismo tedesco. La Russia pagò un prezzo da capogiro. Gli invasori produssero danni incalcolabili a edifici e macchinari. Nei primi mesi di guerra, quando la Armata Rossa era in ritirata, fu perseguita la linea della “terra bruciata”. Milioni di russi dettero tutto ciò che avevano, la propria stessa vita pure. Mentre ancora si combattevano le battaglie della seconda Guerra Mondiale, stavano maturando le cause per la Terza Guerra Mondiale.

 

La Russia uscì dalla guerra come seconda potenza mondiale. Respingendo l’esercito tedesco ai confini dell’Elba aveva conquistato mezzo continente. Questo era di fatto il bottino e l’occidente non se lo aspettava davvero. Il fallimento nell’arginare la “minaccia rossa” portò quasi il panico nelle sue file. Si manifestarono delle velate minacce. Duecentomila persone furono assassinate a Hiroshima e Nagasaki dalle bombe atomiche. Lo scopo reale di questo crimine fu quello di ammonire i dominatori russi, di dimostrare loro che non sarebbero stati posti limiti alla spietatezza delle classi dominanti occidentali se avessero visto minacciati i propri interessi. Ma le potenze occidentali non erano abbastanza forti per sfidare la situazione in Europa. Non erano in grado di opporsi allo stato di cose in atto. L’ Europa orientale apparteneva all’URSS in forza della conquista. Un riconoscimento formale della nuova realtà era stato dato in occasione della conferenza di Yalta, nel febbraio del 1945. Quella parte dell’Europa liberata dall’Armata Rossa (gli stati satellite) sarebbe rimasta nella sfera d’influenza russa. L’Europa Occidentale e la Grecia sarebbero state lasciati agli “alleati” occidentali di Stalin. Anche la Persia fu riconosciuta di pertinenza della sfera “occidentale”. Durante la guerra l’ Armata Rossa aveva liberato la Persia settentrionale.

 

Con la sconfitta della Germania nazista, nell’intera Europa ribolliva l’aspettativa di un cambiamento rivoluzionario. Nessun sentimento del genere si era più visto sin dai 1917. Vedremo più oltre in quale modo i dirigenti russi mantennero l’ordine nella propria sfera d’ influenza per fronteggiare questa minaccia proletaria al loro potere. In occidente i partiti comunisti (ed in alcuni casi quelli socialdemocratici) collaborarono con le classi dominanti per aiutarle a mantenere il proprio ordine.

 

In Francia, i gruppi della Resistenza ebbero nelle mani un potere considerevole. Tali gruppi erano dominati da comunisti e socialisti. Tutto ciò che si frapponeva tra i lavoratori francesi ed il potere effettivo non erano che poche baionette spuntate nelle mani dei soldati inglesi e americani, la maggior parte dei quali voleva solo andare a casa. Dietro istruzioni dei dirigenti comunisti, i gruppi della Resistenza consegnarono le armi al cosiddetto Governo di Liberazione Nazionale, capeggiato dal Generale De Gaulle. Il 21 gennaio 1945, Maurice Thorez, Segretario Generale del PCF, annunciò che la Milizia Patriottica era stata valida contro i nazisti. Ma ora, disse, la situazione era cambiata: “La sicurezza pubblica dovrebbe essere garantita da una forza di polizia regolare. I Comitati Locali di Liberazione non dovrebbero sostituirsi ai Governi locali”. Le sue affermazioni e le sue azioni scimmiottavano strettamente quelle del Generale De Gaulle. Il Partito Comunista ricevette l’ordine di continuare la campagna di “unità” del periodo bellico. Abbandonò la lotta di classe, predicò le virtù della produzione. Denunciò i lavoratori che difendevano il proprio salario e le proprie condizioni. “Lo sciopero – dissero – è l’arma dei sindacati padronali”. Il 17 novembre 1945 entrarono nel governo di coalizione formato dal Generale De Gaulle. Thorez fu uno dei cinque dirigenti comunisti su un gabinetto formato da ventidue membri. Fu nominato primo Ministro. Il programma del partito Comunista Francese nel 1945 può essere riassunto come segue:

a ) controllo delle industrie;

b ) libertà di pensiero, di stampa e di associazione;

 c ) diritto a1 lavoro ed al tempo libero;

d ) assicurazione sociale, a carico dello Stato per i lavoratori;

e ) aiuti agli agricoltori tramite i sindacati e le cooperative.

Quantomai lontano dal programma di un partito rivoluzionario. Nessun conservatore con apertura mentale si sarebbe fatto scrupoli per sostenerlo. In Italia, i dirigenti comunisti spalleggiarono la vecchia classe dominante quasi allo stesso modo che in Francia. Il partito Comunista, del quale era segretario Togliatti, ebbe dei suoi rappresentanti nel governo di Bonomi e del Generale Badoglio. Protessero con entusiasmo lo Stato capitalista contro la rivoluzione. Il New York Times in una corrispondenza del settembre 1944 affermava: “Una grande quantità di fascisti italiani cercano scampo nel Partito Comunista. I comunisti hanno rilevato i quartieri generali del partito Fascista e le istituzioni del passato regime come i Balilla, ecc. , mitigando così il trapasso dal vecchio al nuovo”. Nè i comunisti si dissuasero quando non furono capaci di entrare nei governi della coalizione borghese. Difatti essi li aiutarono quanto possibile invitando le masse a sostenere queste alleanze del periodo bellico. Prima delle elezioni generali del 1945 anche il Partito Comunista Britannico si dichiarò favorevole ad un’alleanza con i Conservatori “progressisti”, come Eden e Churchill!

 

Nell’Europa Orientale, come vedremo, i comunisti furono in grado di acquisire il completo controllo. Ciò fu per loro possibile nominando ministri alla direzione delle forze di sicurezza, attraverso i Ministeri degli Interni. Ma ad occidente (in Francia, Italia e Belgio), sebbene i comunisti abbiano partecipato ai governi nazionali, il Ministero degli Interni non fu mai sotto il loro controllo. In Francia Duclos si era offerto per questo posto. Ma l’offerta cadde. Non aveva la copertura dell’Armata Rossa. Perché i partiti comunisti agirono in tal modo? Quali interessi sociali rappresentavano? Avevano smesso di essere partiti della classe operaia?

 

Gli eventi ungheresi del 1956 stavano per dare delle risposte precise a queste domande. Ma le risposte si erano già intraviste. I dirigenti comunisti sapevano che se i macchinari statali dell’ Europa occidentale avessero ceduto, sicuramente a questo evento avrebbe fatto seguito una rivoluzione sociale. E senza la copertura dell’Armata Rossa i comunisti sarebbero stati impotenti a controllare i lavoratori. Se i comunisti avevano di tanto in tanto proclamato “tutto il potere ai lavoratori” avevano sempre aggiunto, seppure sottovoce: “sotto la direzione del Partito Comunista”. “Sotto” è la parolachiave. Quanto “sotto” fu dimostrato nell’Europa orientale dal 1944 in poi. Lì l’Armata Rossa ce l’avevano.