Negli stati dell’Europa orientale la distruzione sistematica dei Partiti Socialisti e Contadini iniziò con moderazione e continuò a ritmo crescente finché nel 1948, risultarono virtualmente liquidati. Era essenziale che al popolo non rimanesse accessibile alcun mezzo di opposizione, se gli strumenti della burocrazia russa, i Partiti Comunisti Nazionali, dovevano portare avanti i loro programmi.

 

La gente già cominciava a percepire che la sua fiducia nella Russia Sovietica era stata tradita. Non c’è disillusione più amara e deprimente di quella prodotta da un amico che tradisce la fiducia riposta in lui. I comunisti ungheresi lo sapevano. E sapevano anche quali emozioni ciò avrebbe acceso. Erano solo una minoranza; la loro inflessibile determinazione a resistere al potere doveva apparire chiara a tutti. Il loro strumento di repressione era naturalmente la polizia. Il completo controllo di questa forza era fondamentale. Con l’acquisizione della posizione chiave, il Ministero degli Interni, ciò fu assicurato. Attraverso questo Ministero controllavano anche la Pubblica Amministrazione; tutte le posizioni chiave erano ricoperte da loro membri. Il partito del proletariato, invece di distruggere l’apparato statale esistente, lo utilizzò e lo rafforzò per instaurare la propria dittatura sul proletariato. In seguito, descrivendo i loro metodi, Rakosi disse che in quei giorni l’idea stessa di dittatura del proletariato veniva discussa solo in ristretti circoli del Partito:

 

“Non la esponemmo pubblicamente al Partito, poiché persino la discussione teorica della dittatura del proletariato come obiettivo avrebbe prodotto allarme tra i nostri alleati nella coalizione. Avrebbe reso più difficile il nostro sforzo di conquistare…la maggioranza delle masse dei lavoratori”.

 

Conquistare i lavoratori ad un programma rivoluzionario sarebbe stato fin troppo facile. Ma il Partito avrebbe perso il controllo sui lavoratori nel percorso. Temendo questo il Partito si strinse ai borghesi suoi “alleati” nella coalizione. Rakosi spiegò che la “Rivoluzione” era stata fatta dall’alto e che aveva portato il Partito Comunista Ungherese al potere. Descrisse come, attraverso il Ministero degli Interni, il Partito era stato capace di “smascherare” i dirigenti del Partito dei Piccoli Proprietari, di “rivelar”’ i loro crimini e di “destituirli”.

 

Rakosi descrisse come l’opposizione fu affettata (come un salame) ed emarginata: “In quei giorni questa veniva chiamata “tattica del salame”. Discriminavamo, un pezzetto alla volta, la reazione nel Partito dei Piccoli Proprietari. Frammentando così la forza del nemico”.

 

Rakosi descrisse anche la fusione del Partito Comunista con quello Socialdemocratico come una completa vittoria dei comunisti ed una sconfitta definitiva dei socialdemocratici (quanto deve essere stato facile con il Ministero degli Interni che rivelava i “crimini” dei socialdemocratici!). Quindi riferì di come il Partito Comunista catturò l’esercito, la polizia e le forze di sicurezza dello stato (cioè la polizia segreta): “Ciò fu conseguito con una battaglia tanto più aspra poiché il nostro partito già aveva una salda base in questi organismi…. Quando, nell’autunno del 1948, il nostro partito assunse il Ministero della Difesa, poté avere inizio un vigoroso sviluppo delle forze di difesa”. Che il controllo assoluto della polizia segreta sia indispensabile a coloro che vogliono reprimere il popolo fu sufficientemente chiarito dallo stesso Rakosi: “C’era una posizione, il cui controllo era stato reclamato dal Partito fin dal primo momento. Una posizione riguardo alla quale il Partito non era disposto a prendere in considerazione alcuna distribuzione dei posti in base alla forza dei partiti nella coalizione. Questa era l’Autorità di Sicurezza dello Stato….Abbiamo conservato questa organizzazione nelle nostre mani fin dal primo giorno della sua istituzione”. I dirigenti del Partito Comunista sapevano bene ciò che stavano facendo quando presero il controllo dell’AVO, (la Polizia Segreta di Sicurezza ). La polizia segreta ungherese utilizzava tutte le più recenti tecniche di tortura ed assassinio note alla Gestapo ed alla N.K.V.D. Le truppe di occupazione sovietiche erano state immediatamente seguite in Ungheria dagli “esperti politici” della N.K.V.D., che procedettero immediatamente a “riorganizzare” le forze di sicurezza. Queste erano ora composte da una strana mistura di vecchi infestatori del regime di Horthy e di nuova schiuma del Partito Comunista. Questi rifiuti umani occupavano una posizione di privilegio nella società ungherese. Il salario medio nazionale nel 1956 era di 1.000 fiorini al mese. La paga della bassa leva dell’AVO era di 3.000 fiorini al mese. Gli ufficiali venivano pagati tra 9.000 e 12.000 fiorini mensili. Tutti erano odiati appassionatamente dal popolo ungherese. La “tattica del salame” per assorbire l’apparato statale provocò le critiche di una quantità di membri del Partito Comunista. La “direzione” prese in considerazione le loro critiche mediante la polizia. Il Partito fu direttamente responsabile del terrore, degli omicidi, delle torture e dei pestaggi che furono una caratteristica della vita ungherese sotto il regime di Rakosi.

 

Alla violenta repressione politica si affiancò per i lavoratori anche il patimento della lentissima agonia del deteriorarsi degli standard economici che raggiungevano, di tanto in tanto livelli di carestia. I pagamenti di risarcimento pretesi dalla Russia vi contribuirono in non lieve misura. La trama dei risarcimenti di guerra fu ordita alla Conferenza di Yalta , dove l’Occidente si era accordato con Stalin per piegare l’Europa alle sfere d’influenza. Dopo la Prima Guerra Mondiale l’Unione Sovietica aveva vigorosamente condannato i risarcimenti imposti alla Germania dagli Alleati vittoriosi con il trattato di Versailles. Insistette correttamente e senza posa che queste estorsioni gravavano di un peso intollerabile la classe operaia tedesca, che non era responsabile della guerra e dei danni che questa aveva prodotto. All’epoca, le stesse opinioni erano state chiaramente e fermamente espresse dai vari Partiti Comunisti nazionali. Durante la Seconda Guerra Mondiale. Man mano che le speranze di una vittoria russa si concretizzavano, questa linea fu abbandonata. Sembrava che i Russi avrebbero potuto trovarsi ad essere i beneficiari di questi risarcimenti. L’ideologia camaleontica del loro socialismo si rivelò. Quella che era ritenuta una “rapina” da parte degli stati capitalisti diventava “giustizia” quando era praticata dai Russi.

 

Non sono disponibili cifre esatte sulla quantità di macchinari e affini che furono smantellati e rimandati in Urss. Una stima per l’Ungheria propone 124 milioni di dollari. Inoltre l’Armata Rossa gravava per la sussistenza sui paesi che occupava. Tuttavia, l’aggiunta alla popolazione del paese di più di un milione di uomini deve avere consumato da sola una grande quantità della produzione alimentare nazionale. Una nota americana piuttosto ipocrita al Governo Russo, datata 23 luglio 1946, affermava che “le Forze Sovietiche, fino al giugno 1945, avevano prelevato dall’Ungheria quattro milioni di tonnellate tra grano, segale, granturco e avena (il totale della produzione annuale prebellica di questi cereali era di poco superiore a 7 milioni di tonnellate). Tra i generi alimentari disponibili per la popolazione urbana nella seconda metà del 1945, l’Esercito Sovietico aveva requisito quasi tutta la carne, un sesto del grano e della segale, un quarto dei legumi, quasi tre quarti del lardo, un decimo degli oli vegetali ed un quinto del latte e dei prodotti caseari. La requisizione intensiva di alimenti continuò quantomeno fino all’aprile 1946″.La penuria di cibo durante questo periodo fu così grave che al massimo si arrivava a sole 850 calorie giornaliere per persona (meno che in Germania ed in Austria ). Come ci si poteva aspettare, l’incremento del tasso di mortalità era allarmante. Un’altra quantità sconosciuta è quella riguardante l’ammontare dei materiali (beni personali e simili ) che presero la strada della Russia come bottino.

 

Non abbiamo qui la possibilità di entrare in dettaglio per ogni paese. Alcuni particolari sull’Ungheria dovrebbero essere sufficienti per dare un’idea del quadro generale. Il totale delle richieste di risarcimento all’Ungheria ammontava a 300 milioni di dollari. Di questi, due terzi andarono alla Russia ed il resto fu diviso in parti, uguali tra la Cecoslovacchia e la Iugoslavia. I beni industriali costituivano l’83% del totale. Il rimanente 17% era costruito da prodotti agricoli. Prima della guerra, la produzione industriale copriva appena un quarto delle esportazioni ungheresi. La delegazione parlamentare inglese, che visitò l’Ungheria nella primavera del 1946, stabilì che i costi congiunti dei risarcimenti e dell’occupazione ammontavano al 30% delle entrate nazionali (rispettivamente il 18% per i risarcimenti ed il 12% per l’occupazione). Un rappresentante degli Stati Uniti alla Conferenza di Pace di Parigi, nell’ottobre 1946, stimò che questi costi ammontavano al 35% delle entrate nazionali. L’entità di questi risarcimenti gravava di un peso immane l’economia ungherese e di conseguenza i produttori: cioè la classe lavoratrice. Dal 1948, nonostante l’AVO e l’Armata Rossa, il loro risentimento avrebbe potuto prorompere per le strade. Questo pericolo fu prospettato al Cremlino. Nel luglio 1948 la Russia decise di congelare la rivalsa su metà dei risarcimenti ancora dovuti. Il 15 dicembre 1948 il Ministro delle Finanze, Ernó Geró, poté comunicare al Parlamento Ungherese che, sebbene nel 1948 il 25,4% della spesa nazionale era andata in pagamento dei risarcimenti russi, nel 1949 solo il 9,8% sarebbe stato destinato a questo scopo.