8.1 La socialdemocrazia tedesca, la più forte di tutte

I congressi che portano alla fine dell’Associazione Internazionale dei lavoratori segnano una svolta per l’attività di Marx ed Engels. Con la sua dissoluzione formale nel 1876 i due dirigenti rivoluzionari si ritrovano, di fatto, a non aver più nulla da dirigere. Lontani dalla Germania di Bismarck che galoppa verso l’unificazione, possono seguire le vicende tedesche solo per corrispondenza. E’ il marchio dell’ultima fase della vita di Engels, segnata dalla contraddizione tra il peso di una enorme autorità guadagnata sul campo e la possibilità di vederne gli effetti solamente a distanza.

Il Capitale

Marx aveva pubblicato il primo libro de Il Capitale nel 1867 con non poche pressioni da parte di Engels. Genio poliedrico, Marx manca della disciplina che contraddistingue il suo collaboratore. Tende ad ammassare materiale e ad accumulare appunti, col risultato di allontanarsi dalla chiusura dei propri lavori. Engels comprende fin dal principio l’importanza di questo lavoro, a cui Marx deve dedicare ogni energia residua. Ne Il Capitale non è infatti riassunta solo la concezione dei due rivoluzionari nella concretezza dell’analisi del capitalismo inglese: in questa opera imponente è dimostrata la validità del materialismo dialettico in campo economico e storico.

Ma la salute di Marx è ormai precaria, segnata dalle privazioni e dalle persecuzioni di una vita. Il suo declino fisico prosegue ininterrotto nei dodici anni che separano la caduta della Comune di Parigi dalla sua morte. Engels si fa carico del grosso della corrispondenza con i socialisti e i comunisti di tutta Europa, in particolare quelli tedeschi.

In Germania il movimento socialista tedesco è ormai diviso tra l’opportunismo di Lassalle e una corrente promettente, sviluppata attorno alla città di Eisenach e che raccoglie due giovani dirigenti, Wilhem Liebnecht e August Bebel. Marx ed Engels sono stati abbastanza neutrali in questo scontro finché non si sono resi conto della prevalenza di Lassalle, i cui opuscoli predicano nel movimento operaio l’idea che la socialdemocrazia possa non solo crescere all’ombra delle istituzioni tedesche, ma anche potervi collaborare. Per Engels queste idee sono la base di un grave pericolo di opportunismo, giacché la crescita del movimento socialista in Germania può avvicinarsi alle istituzioni solo nella misura in cui servono all’opposizione a Bismarck.

Ma è Bismarck stesso a sciogliere questo dibattito, involontariamente. Nel 1874 si serve della polizia e del parlamento per scagliare un attacco ai socialisti tedeschi. Sulla base di queste pressioni, il movimento deve giungere a una unificazione che Marx ed Engels subiscono più che accogliere. Ma i due dirigenti sono lontani dalla Germania e i loro consigli possono giungere solo per forma epistolare. Non hanno un reale controllo nemmeno dei loro dirigenti sul campo.

 Ferdinand Lassalle

La disputa teorica che ruota attorno al programma della socialdemocrazia è l’ultima battaglia condotta in prima fila da Marx. Nella sua Critica al programma di Gotha sono condensate molte delle lezioni di cui abbiamo già letto dopo l’esperienza rivoluzionaria del 1848. Ma i due rivoluzionari sono costretti ad ingaggiare uno scontro con il vertice del partito, senza poterne intaccare la base operaia. E’ una situazione del tutto differente rispetto a quella di 30 anni prima, durante le discussioni nella Lega dei Giusti. La socialdemocrazia tedesca è un partito che cresce in fretta ma che, al tempo stesso, si nutre della teoria socialista in modo molto superficiale:

La maggior parte degli iscritti al partito credevano in un socialismo semplicistico più interessato agli obiettivi politici immediati che alle implicazioni economiche: nessuno, sino ad allora, aveva infatti esposto la concezione materialista della storia, nè vedeva la dottrina marxista come un logico insieme.”1

La nascita di un partito operaio è generalmente un’operazione epocale, perfino se condotta da pochi dirigenti. Le condizioni oggettive, anche a causa dell’unificazione della Germania, favoriscono lo sviluppo di un’unica classe operaia, fertilizzabile da una sola propaganda socialista. Allo stesso tempo però l’influenza delle idee di Lassalle ha un profondo impatto sul modo in cui il partito comincia a costruirsi, non ostacolata dalla debolezza teorica di Bebel e Liebknecht. Così il partito modella la propria propaganda fin dal principio con l’eco di un socialismo fatto di annunci più che con la forza del rigore del materialismo dialettico.

Sono le basi di quella degenerazione che 30 anni dopo avrebbe coinvolto il gruppo dirigente della socialdemocrazia tedesca e che sarebbe stata contrastata magistralmente da una giovane e sconosciuta comunista polacca, Rosa Luxemburg. Esordirà polemizzando con uno dei principali dirigenti del partito, Eduard Bernstein. In questo processo di unificazione il giovane Bernstein gioca un ruolo nel moderare il dibattito a Berlino.

Eduard Bernstein

Bernstein sviluppa una forte corrispondenza con Bebel e Liebknecht, ai quei tempi momentaneamente carcerati. Non conosce le idee di Marx ed Engels se non per sentito dire. Comprende la necessità della battaglia contro Lassalle ma non sa con quale impianto teorico si dovrebbe sostituire il suo opportunismo. E’ profondamente influenzato dalle idee di un professore tedesco dell’università di Berlino, Karl Eugen Dühring.

 

Questo filosofo è il prodotto di un socialismo positivista che ben si adattava alla sicurezza dei dirigenti socialdemocratici tedeschi: nelle sue idee il socialismo può essere introdotto solo permeando e rovesciando la sovrastruttura legale, istituzionale e politica della Germania. Dühring attacca infatti Marx e il materialismo dialettico per la sua necessità di rovesciare le basi economiche delle attuali istituzioni. Per lui è l’esatto contrario: la socialdemocrazia permeerà le istituzioni tedesche fino a rovesciarle perché non si tratta di trovare leggi generali di sviluppo della lotta di classe. Il socialismo è dunque il risultato di azioni individuali, delle scelte dei dirigenti della socialdemocrazia tedesca, e questa concezione filosofica viene sviluppata secondo un intero sistema che coinvolge filosofia naturale, economia, storia umana.

Bernstein ne vede una base filosofica per la direzione del partito e le idee di Dühring guadagnano terreno rapidamente nella socialdemocrazia tedesca, tanto che anche Bebel, fisicamente lontano da Marx ed Engels, si lascia trascinare da questa simpatia. Scrive allo stesso Bernstein:

Quando la causa sia giusta, non m’importa affatto il metodo seguito.” 2

Karl Duhring

E’ Wilhelm Liebknecht a farsi carico di una corretta diffidenza. Quando il giornale della socialdemocrazia tedesca, il Vorwärts, dichiara il Corso di economia politica il miglior testo moderno di economia, rompe gli indugi e comincia a scrivere ad Engels perché prepari una risposta corale agli attacchi di Dühring e alle sue idee. Impiegherà un anno a convincerlo e sarà decisivo il tentativo di far pubblicare sul giornale un articolo celebrativo di Dühring, che Liebknecht rifiuta di stampare.

E così nel 1876, pur di non interrompere Marx nel suo lavoro di stesura del secondo libro de Il Capitale, Engels è costretto a interrompere i propri studi, che considera determinanti in questo periodo di relativa pace, per impostare una risposta che diventerà il primo manuale di marxismo mai scritto: L’Anti-Dühring, o Il rovesciamento della scienza del signor Dühring, sul quale si formeranno tutti i principali dirigenti del movimento operaio negli anni a venire.

8.2 Dall’utopia alla scienza

Il libro viene immediatamente censurato in Germania. Inizialmente non ha un vero impatto nel movimento socialista tedesco ed europeo finché nel 1880 un editore svizzero propone ad Engels di rimaneggiare gli ultimi tre capitoli dedicati al socialismo e all’esperienza dei socialisti utopisti. Ne nasce un opuscolo, L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza, che viene tradotto in quasi tutte le lingue europee e ottiene una grande diffusione nel movimento.

L’opuscolo è un condensato di materialismo dialettico. Engels fa un bilancio dell’esperienza dei socialisti utopisti Saint Simon, Owen e Fourier. La puntualità della loro critica al capitalismo è tanto acuta quanto acerbe sono le soluzioni proposte per il suo superamento. Dalla loro mente il socialismo sgorga come una geniale trovata, non come il prodotto del superamento del capitalismo da condizioni materiali precise. Si ingegnano a pensare a società alternative al capitalismo, ma la debolezza del movimento operaio ancora ai primi passi non consente loro di comprendere che il socialismo può solo svilupparsi rovesciando le basi su cui poggia il capitalismo stesso.

Engels lo indica precisamente:

E’ comune a tutti e tre il fatto che essi non si presentano come i rappresentanti degli interessi del proletariato, che frattanto si era prodotto storicamente. Come gli illuministi essi non vogliono cominciare col liberare una classe determinata, ma tutta quanta l’umanità ad un tempo.” 3

Il loro metodo è dettato dalle condizioni acerbe di sviluppo del movimento operaio:

Si trattava di inventare un nuovo e più perfetto sistema di ordinamento sociale e di elargirlo alla società dall’esterno, con la propaganda e, dove fosse possibile, con l’esempio di esperimenti modello.”

Engels procede poi a descrivere attentamente le caratteristiche dei tre socialisti utopisti:

Così nella testa di Saint-Simon l’antagonismo tra terzo stato e settori privilegiati prese la forma dell’antagonismo tra ‘lavoratori’ ed ‘oziosi’. Gli oziosi non erano soltanto gli antichi privilegiati, ma anche tutti coloro che vivevano di rendite senza partecipare alla produzione e al commercio. Ed i ‘lavoratori’ non erano soltanto i salariati, ma anche i fabbricanti, i mercanti e i banchieri.”

E ancora sull’enorme impatto di Fourier:

Fourier prende in parola la borghesia, i suoi ispirati profeti prerivoluzionari e i suoi interessati apologisti postrivoluzionari. Egli svela spietatamente la miseria materiale e morale del mondo borghese e le contrappone tanto le splendide promesse degli illuministi di una società in cui dominerà la ragione, di una civiltà che darà ogni felicità e di una perfettibilità umana illimitata, quanto l’ipocrita fraseologia degli ideologi borghesi contemporanei, dimostrando come, dovunque, alla frase più altisonante corrisponda la realtà più miserevole, e coprendo di beffe mordaci questo irrimediabile fiasco delle frasi.”

e sulla sua statura:

Egli dichiara per la prima volta che, in una data società, il grado di emancipazione della donna è la misura naturale dell’emancipazione generale. Ma dove Fourier appare più grande è nella sua concezione della storia della società. Egli divide tutto il suo corso, quale finora si è svolto, in quattro fasi di sviluppo: stato selvaggio, barbarie, stato patriarcale, civiltà, la quale ultima coincide con quella che oggi si chiama società borghese […] Cosicché, per esempio, ‘nella civiltà la povertà sorge dalla stessa abbondanza’. Fourier, come si vede, maneggia la dialettica con la stessa maestria del suo contemporaneo Hegel.”

Robert Owen

E infine sugli esperimenti sociali di Robert Owen, che pagherà a caro prezzo con l’ostilità e l’emarginazione dalla classe borghese di provenienza:

Robert Owen aveva fatta sua la dottrina dei materialisti dell’Illuminismo, secondo la quale il carattere dell’uomo è, da una parte, il prodotto dell’organizzazione in cui nasce e, dall’altra, delle circostanze che lo circondano durante la sua vita e specialmente durante il periodo del suo sviluppo. Nella rivoluzione industriale la maggior parte degli uomini del suo ceto vedeva solo confusione e caos, che permettono di pescare nel torbido e arricchirsi rapidamente. Egli vede invece in essa l’occasione per applicare il suo principio favorito e così mettere ordine nel caos.”

Emblematici i suoi esperimenti sociali alle filande di New Lanark, in Nuova Scozia (Canada):

Una popolazione, che salì a poco a poco a 2500 unità e che originariamente si componeva degli elementi più svariati e per la massima parte fortemente demoralizzati, fu da lui trasformata in una perfetta colonia modello, nella quale l’ubriachezza, la polizia, il giudice penale, i processi, l’assistenza ai poveri, il bisogno di beneficienza erano cose sconosciute. E tutto questo semplicemente per il fatto che egli mise quella gente in condizioni più degne dell’uomo e, soprattutto, fece educare accuratamente la generazione nuova.”

Finchè lo stesso Owen non giunge a comprendere quali siano i principali ostacoli alla riuscita definitiva di questi esperimenti:

Tre grandi ostacoli gli sembrava che soprattutto sbarrassero la strada alla riforma sociale: la proprietà privata, la religione e la forma attuale del matrimonio. Attaccandoli egli sapeva che cosa lo attendeva: il bando da tutta la società ufficiale e la perdita di tutta la sua posizione sociale.”

Questo opuscolo diviene così il pretesto per riprendere i fondamentali filosofici della concezione maturata lungo tutta una vita. Così a 40 anni di distanza Engels coglie l’occasione per descrivere nuovamente, in modo ancora più maturo, i limiti della concezione idealista della storia:

Per il metafisico le cose e le loro immagini riflesse nel pensiero, i concetti, sono oggetti isolati di indagine, da considerarsi successivamente e indipendentemente l’uno dall’altro, fissi, rigidi, dati una volta per sempre. Egli pensa per antitesi assolutamente immediate; il suo discorso è: sì, sì, no, no, e il resto viene dal maligno. Per lui, una cosa esiste o non esiste; ugualmente è impossibile che una cosa nello stesso tempo sia sè stessa ed un’altra.”

e i presupposti del socialismo:

Conseguentemente il socialismo appariva adesso non più come scoperta accidentale di questa o quella testa geniale, ma come il risultato necessario della lotta tra due classi formatesi storicamente: il proletariato e la borghesia. Il suo compito non era più quello di approntare un sistema quanto più possibile perfetto della società, ma quello di indagare il processo storico economico da cui necessariamente erano sorte queste classi e il loro conflitto, e scoprire nella situazione economica così creata, il mezzo per la soluzione del conflitto.”

E’ questa base materiale a costituire il superamento delle concezioni dei socialisti utopisti:

Le forze produttive hanno ormai superato la forma borghese del loro sfruttamento; nè questo conflitto tra forze produttive e modo di produzione è un conflitto sorto nella testa degli uomini, come pressappoco quello tra il peccato originale e la giustizia divina, ma esiste nei fatti, obiettivamente, fuori di noi, indipendentemente dalla volontà e dalla condotta stessa di quegli uomini che lo hanno determinato. Il socialismo moderno non è altro che il riflesso ideale di questo conflitto reale, il suo ideale rispecchiarsi, in primo luogo, nella classe che sotto di esso direttamente soffre, la classe operaia.”

Eppure le stesse concezioni dei socialisti utopisti vengono sì superate dallo sviluppo del capitalismo e dai presupposti oggettivi del socialismo, ma contemporaneamente questo sviluppo include pienamente tutte le critiche che gli utopisti muovevano al sistema. Così il capitalismo non è solo un sistema da superare per la barbarie a cui costringe la stragrande maggioranza della società, ma perché priva il genere umano del controllo su ciò che esso stesso produce:

Ma ogni società fondata sulla produzione di merci ha questo di particolare: che in essa i produttori hanno perduto il dominio sui loro propri rapporti sociali. Ognuno produce per sè con mezzi di produzione che casualmente possiede e per il fabbisogno del suo scambio individuale. Nessuno sa nè quale quantità del suo articolo arriva al mercato, nè in generale quale quantità ne è richiesta; nessuno sa se il suo prodotto individuale risponde ad un effettivo bisogno, nè se potrà ricavarne le spese, nè se in generale potrà vendere. Domina l’anarchia della produzione sociale.”

Tanto che Engels dà una nuova lettura della contraddizione dialettica della sovrabbondanza da cui deriva la miseria, di cui già parlava Fourier:

Esso [il modo di produzione capitalistico] non riesce più a trasformare in capitale tutta questa massa di mezzi di produzione: essi giacciono inoperosi e, precisamente per questa ragione, anche l’esercito di riserva industriale è costretto a restare inoperoso. Mezzi di produzione, mezzi di sussistenza, operai disponibili, tutti gli elementi della produzione e della ricchezza generale, esistono in sovrabbondanza. Ma ‘la sovrabbondanza diventa fonte di miseria e di penuria’ (Fourier) perchè è precisamente essa che ostacola la trasformazione dei mezzi di produzione e di sussistenza in capitale. Infatti nella società capitalistica i mezzi di produzione non possono entrare in azione se prima non si sono trasformati in capitale, in mezzi per lo sfruttamento della forza-lavoro umana. […] Dall’altra queste stesse forze spingono con forza sempre crescente alla soppressione della contraddizione, alla propria emancipazione dal loro carattere di capitale, all’effettivo riconoscimento del loro carattere di forze produttive sociali.”

E infine, infatti, il capitalismo va spezzato, rovesciato e superato per necessità di sopravvivenza del genere umano. E’ necessario introdurre il socialismo nell’ordinamento produttivo umano perché il capitalismo non ha più alcun ruolo progressista nello sviluppo della società:

“Se le crisi hanno rivelato l’incapacità della borghesia a dirigere ulteriormente le moderne forze produttive, la trasformazione dei grandi organismi di produzione e di traffico in società per azioni, in trust e in proprietà statale mostra che la borghesia non è indispensabile per il raggiungimento di questo fine. Tutte le funzioni sociali del capitalista sono oggi compiute da impiegati salariati. […] L’appropriazione sociale, eliminando l’insensato sciupio del lusso delle classi oggi dominanti e dei loro rappresentanti politici, libera inoltre a vantaggio della collettività una massa di mezzi di produzione e di prodotti. La possibilità di assicurare, per mezzo della produzione sociale, a tutti i membri della collettività una esistenza che non solo sia completamente sufficiente dal punto di vista materiale e diventi ogni giorno più ricca, ma che garantisca loro lo sviluppo e l’esercizio completamente liberi delle loro facoltà fisiche e spirituali: questa possibilità esiste ora per la prima volta, ma esiste.”

Ma ad Engels è preclusa oggettivamente la possibilità di dirigere il movimento, anche a seguito del successo delle sue opere. La salute di Marx va progressivamente aggravandosi col rischio di lasciare incompiuti i suoi studi.

 

Note:

1 G. Mayer – F. Engels – La vita e l’opera p. 235

2 Ibidem – pag 237

3 F. Engels, L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza – e successive citazioni