9.1 Addio, amico di una vita

Marx sopravvive alla moglie Jenny solo 15 mesi. Quando lei lo abbandona, nel dicembre del 1881, Marx è in cura fuori Londra. Vi ritornerà per poche settimane e avrà la possibilità di fare un’ultima salita sulle alture dell’Hampstead insieme ad Engels, che ormai il movimento ha soprannominato “Il Generale”.

Engels sa che i medici avrebbero potuto prolungare la vita di Marx di alcuni anni, ma non è nello spirito del rivoluzionario tedesco prolungare un’agonia che non gli avrebbe comunque permesso di portare a termine i compiti che si era prefissato. Come scrive Engels al socialdemocratico tedesco Friedrich Sorge nel marzo 1883, poco dopo la morte dell’amico:

Vivere avendo dinanzi a sè molti lavori incompiuti, col supplizio di Tantalo di volerli completare e non poterlo fare, questo sarebbe stato per lui mille volte più amaro della morte benigna che lo colse.” 1

Engels, Marx e la moglie Jenny con le figlie

 Karl Marx si spegne lentamente il 14 marzo 1883. Per Engels è la fine di una sofferenza e l’inizio di un lavoro che terminerà poco prima della sua morte, più di un decennio dopo. Marx infatti ha fatto di tutto per celare l’incompletezza dei manoscritti del secondo e terzo libro de Il Capitale, probabilmente perchè consapevole che Engels non gli avrebbe dato tregua. Interrogato sul motivo di tale mistero da parte di Marx, Engels scrive a Bebel pochi giorni dopo i funerali dell’amico:

 

Ciò dipendeva semplicemente dal fatto che se lo avessi saputo, non gli avrei mai dato pace, notte e giorno, finché non lo avesse terminato e stampato.” 2

Il compito che Engels sente su di sè è infatti questo: chiudere un’analisi coerente del materialismo dialettico finché le forze lo rendono possibile. Fino agli ultimi giorni di Marx ha sentito su di sé la responsabilità di affiancare al genio dell’amico la sua inflessibile disciplina.

Il 14 marzo 1883, leggendo l’elegia funebre al cimitero di Highgate a Londra, Engels paragona Marx a Darwin e in qualche modo indica un aspetto spesso trascurato dalle analisi successive nel movimento comunista: Darwin e Marx rappresentano per motivi diversi due delle cime dello sviluppo dell’epoca borghese:

Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.” 3

L’unico modo che Engels troverà per portare avanti l’opera dell’amico e compagno sarà quella di portare a compimento Il Capitale, cercando di mantenere integro il testo originale il più possibile e quello di sviluppare il marxismo in tutti i campi d’analisi in cui il materialismo dialettico possa essere messo alla prova.

Come spiega nelle introduzioni al secondo e terzo volume di questo capolavoro, il lavoro sugli appunti di Marx è molto difficile e gli porterà via 10 anni, prioritario tanto su tutti i lavori di analisi lasciati incompiuti quanto sulle richieste del movimento comunista europeo:

La gran massa del materiale, pur essendo quasi tutta elaborata in via definitiva per quel che concerne la sostanza, non lo era per la lingua; stesa nella lingua usata solitamente da Marx per compilare i suoi compendi: stile negletto, familiare, inframmezzato spesso da modi di dire e locuzioni rozzamente umoristiche, espressioni tecniche inglesi e francesi, molte volte frasi o addirittura pagine intere in inglese; pensieri fermati sulla carta nella forma in cui volta per volta sorgevano nella mente dell’autore. Vicino a singole parti trattate per esteso, altre, d’importanza non minore, unicamente accennate; il materiale di fatti illustrativi raccolto, ma appena raggruppato, per tacere dell’elaborazione; spesso al termine dei capitoli, per la smania di passare al capitolo seguente, solo una o due frasi lasciate a metà, quasi pietre miliari degli sviluppi lasciati incompiuti; e poi la calligrafia, che ben conosciamo, a volte indecifrabile per lo stesso autore.” 4

E infatti scriverà nel 1894, per la prefazione al terzo libro de Il Capitale:

Dai primi giorni della nostra attività pubblica buona parte del lavoro di mediazione tra i movimenti nazionali dei socialisti e degli operai nei vari paesi toccò a Marx e a me: questo lavoro crebbe in rapporto al rafforzarsi del movimento generale. Mentre tuttavia anche qui Marx, fino alla sua morte, s’era assunta la responsabilità più grande, da quel momento il lavoro sempre crescente ricadde solo su di me. È vero che nel frattempo i rapporti diretti tra i singoli partiti operai nazionali sono divenuti la regola e per fortuna lo divengono sempre più; ciononostante si cerca ancor oggi la mia collaborazione, molto più spesso di quanto mi farebbe piacere nell’interesse dei miei lavori teorici. Chi, come me, è stato attivo per più di cinquant’anni in questo movimento, considera i lavori che ne derivano come un dovere insopprimibile e da assolvere subitamente.” 5

Ma questo lavoro gigantesco non preclude a Engels di sviluppare i suoi vasti interessi. La produzione degli ultimi dieci anni della sua vita spazia dalle questioni militari a quelle scientifiche, passando per le questioni di tattica, fino alla fitta corrispondenza col movimento socialista e comunista in Europa che arriverà a quasi 2000 lettere.

In particolare, sente su di sè la necessità di mettere alla prova il materialismo dialettico sull’unico campo che Marx non ebbe il tempo di sviluppare: quello della scienza e dei fenomeni naturali.

 

9.2 La genesi storica dello stato

Lewis H. Morgan

A dimostrazione dei suoi vasti interessi, Engels nel 1884 dà alla luce un libro destinato ad essere ricordato e frequentemente citato nel movimento successivo: L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato. Vi riassume i concetti generali conquistati dall’antropologia fino a quel momento per dimostrare le basi materiali di sviluppo della famiglia borghese, della proprietà privata e dello stesso stato. Lo scrive come commento all’opera dell’antropologo Lewis H. Morgan. Per certi aspetti, L’origine della famiglia è uno sviluppo di quanto già approfonditamente analizzato nell’Ideologia tedesca 40 anni prima, solo con dati più aggiornati e riferimenti geografici più ampi.

Eppure il suo impatto sul movimento sarà molto ampio, tanto da essere considerato da Lenin un capolavoro irrinunciabile nella formazione di un rivoluzionario. Lenin ne citerà ampiamente l’ultima parte all’alba della rivoluzione d’ottobre, nel suo Stato e Rivoluzione, per analizzare le basi materiali di nascita dello stato borghese come condizione per il suo superamento:

“Lo Stato dunque non è affatto una potenza imposta alla società dall’esterno e nemmeno “la realtà dell’idea etica”, “l’immagine e la realtà della ragione”, come afferma Hegel. Esso è piuttosto un prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo, è la confessione che questa società si è avvolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare.

Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici in conflitto, non distruggano se stesse e la società in una sterile lotta, sorge la necessità di una potenza che sia in apparenza al di sopra della società, che attenui il conflitto, lo mantenga nei limiti dell'”ordine”; e questa potenza che emana dalla società, ma che si pone al di sopra di essa e che si estranea sempre più da essa, è lo Stato.” 6

Lenin ci tiene a sottolineare la natura dell’apparato repressivo dello stato e soprattutto come esso sorga come necessità della classe dominante:

“…Il secondo punto è l’istituzione di una forza pubblica che non coincide più direttamente con la popolazione che organizza se stessa come potere armato. Questa forza pubblica particolare è necessaria perchè un’organizzazione armata autonoma della popolazione è divenuta impossibile dopo la divisione in classi… Questa forza pubblica esiste in ogni Stato e non consta semplicemente di uomini armati, ma anche di appendici reali, prigioni e istituti di pena di ogni genere, di cui nulla sapeva la società gentilizia… “. 7

E ancora, infatti:

“…In possesso della forza pubblica e del diritto di riscuotere imposte, – scrive Engels – i funzionari appaiono ora come organi della società al di sopra della società. La libera, volontaria stima che veniva tributata agli organi della costituzione gentilizia non basta loro, anche se potessero riscuoterla. Si fanno leggi speciali sulla santità e sull’inviolabilità dei funzionari. Il più misero poliziotto ha più “autorità” degli organi della società gentilizia, ma persino …il capo dell’esercito di un paese civile potrebbe invidiare al capo gentilizio la stima spontanea e incontestata che gli viene tributata” 8

Lenin, come Engels, traccia la conseguenza inevitabile che deriva dalla non eternità dello stato. Se lo stato non è sempre esistito esso sarà destinato a estinguersi una volta venute meno le condizioni della sua esistenza:

“…Lo Stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, è, per regola, lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tenere sottomessa e per sfruttare la classe oppressa. […] Lo Stato non esiste dunque dall’eternità. Vi sono state società che ne hanno fatto a meno e che non avevano alcuna idea di Stato e di potere statale. In un determinato grado dello sviluppo economico, necessariamente legato alla divisione della società in classi, proprio a causa di questa divisione lo Stato è diventato una necessità.

Ci avviciniamo ora, a rapidi passi, a uno stadio di sviluppo della produzione nel quale la esistenza di queste classi non solo ha cessato di essere una necessità ma diventa un ostacolo effettivo alla produzione. Perciò esse cadranno così ineluttabilmente come sono sorte. Con esse cadrà ineluttabilmente lo Stato. La società, che riorganizza la produzione in base a una libera ed eguale associazione di produttori, relega l’intera macchina statale nel posto che da quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all’ascia di bronzo.” 9

 

9.3 La scienza positiva, il metodo dialettico

Marx aveva approfondito, con il suo aiuto determinante, lo sviluppo del materialismo dialettico nella storia umana e nella produzione economica. Ma l’idea di Engels è che lo sviluppo della scienza degli ultimi 50 anni permetta di approfondire la critica materialista della dialettica di Hegel andando ancora più a fondo nei fenomeni naturali. La stessa comunità scientifica europea negli ultimi 50 anni ha visto uno sviluppo sensazionale. Questo processo non è il frutto della carità borghese: è una necessità dei padroni per il loro dominio della società e per vincere la concorrenza. È, in altri termini, un’esigenza di classe, come spiega nell’introduzione inglese all’Evoluzione del socialismo, scritta nel 1892:

Per lo sviluppo della sua produzione, la borghesia aveva bisogno di una scienza che indagasse le proprietà fisiche degli oggetti naturali e il modo di agire delle forze della natura. Ma la scienza non era stata fino allora che l’umile serva della chiesa, cui non era permesso di oltrepassare i limiti imposti dalla fede, in una parola era stato tutto, eccetto che scienza. La scienza insorse allora contro la chiesa; la borghesia aveva bisogno della scienza e si unì al movimento di rivolta.” 10

E in effetti già nell’Anti-Dühring Engels anticipava bene quali sono i propositi dei suoi studi successivi:

La natura è il banco di prova della dialettica e noi dobbiamo dire a lode delle moderne scienze naturali che esse hanno fornito a questo banco di prova un materiale estremamente ricco che va accumulandosi giornalmente e che di conseguenza esse hanno dimostrato che, in ultima analisi, la natura procede dialetticamente e non metafisicamente, che non si muove nell’eterna uniformità di un circolo che di continuo si ripete, ma percorre una vera storia.” 11

Il materialismo dialettico rappresenta il punto più alto raggiunto dal pensiero umano insieme alla logica formale. Ma questo sviluppo ha basi oggettive: i due rivoluzionari tedeschi si sono limitati ad estrarlo dalla realtà oggettiva dello sviluppo umano e della natura. Sviluppando la produzione, e con essa la scienza, la borghesia cambia radicalmente il dibattito filosofico:

Dal momento in cui si esige da ciascuna scienza particolare che essa si renda conto della sua posizione nel nesso complessivo delle cose e della conoscenza delle cose, ogni scienza particolare che abbia per oggetto il nesso complessivo diventa superflua. Ciò che quindi resta ancora in piedi, autonomamente, di tutta quanta la filosofia che si è avuta fino ad ora è la dottrina del pensiero e delle sue leggi, cioè la logica formale e la dialettica. Tutto il resto si risolve nella scienza positiva della natura e della storia.” 12

Acido Cloridico

La scienza positiva della natura e della storia è la scienza come la conosciamo: un corpo collettivo di conoscenze progressivamente messo alla prova e riscritto da scoperte ed esperimenti.

Engels si propone di raccogliere sufficienti dati dalle scienze fisiche, chimiche, biologiche e matematiche per dimostrare la superiorità del materialismo dialettico sulla logica formale nell’interpretare i momenti di cambiamento in natura. Engels definisce le leggi del materialismo dialettico come le leggi generali del moto della natura:

Le leggi della dialettica vengono dunque ricavate per astrazione tanto dalla storia della natura come da quella della società umana. Esse non sono appunto altro che le leggi più generali di entrambe queste fasi dell’evoluzione, e del pensiero stesso.” 13

L’espressione “leggi più generali del moto” non indica che la dialettica debba spiegare ogni minuto fenomeno naturale. Non è questo il suo compito. Come tutti i sistemi, essa può essere messa alla prova solo nello spiegare i macrofenomeni che avvengono nella natura, ossia tutti quei fenomeni che riguardano cambiamenti di stato fisico, di clima, di materia, di specie.

In Engels c’è la consapevolezza che l’infinità della materia nell’universo presuppone l’incapacità di incasellare tutti i fenomeni naturali in una sola e comprensiva teoria. Serve semmai un metodo in grado di gettar luce sulle trasformazioni che avvengono dall’universo alla cellula, fino alla coscienza umana. Un aspetto, questo, che la scienza borghese, schiava di una divisione del lavoro sempre più minuta, non riesce più a cogliere. Detto altrimenti, Engels intende raccogliere appunti per poter sistematizzare queste sue conclusioni, esattamente come Karl Marx aveva estrapolato le leggi generali del capitalismo dallo sviluppo particolare del capitalismo inglese:

Noi non vogliamo qui redigere un manuale della dialettica, ma solo dimostrare che leggi dialettiche sono leggi reali dell’evoluzione della natura e che quindi sono valide anche per la ricerca scientifica teorica.” 14

Oggi la fisica è ossessionata dal tentativo di ricondurre a un’unica teoria, “una teoria del tutto”, la fisica gravitazionale e la fisica delle particelle ossia le leggi che governano il moto delle galassie e quelle che governano il comportamento delle particelle più piccole dell’atomo. Eppure Engels è stato criticato per decenni proprio per il suo tentativo di schematizzare le prove raccolte a favore della validità della dialettica. Ironia della storia, Engels stesso si era preso gioco di Dühring per la sua ossessione di ricreare sistemi universali, esattamente come oggi cercano di fare i fisici teorici:

Ogni volta che ognuno di noi espone qualche cosa che egli pensa essere una nuova teoria, sente subito il bisogno di elaborarla in un sistema che abbracci tutto l’universo.” 15

Eppure Engels non farà in tempo a sistematizzare questi studi in un’opera coerente. Da questo punto di vista, La dialettica della natura non esiste come opera coerente: è un’antologia di appunti frammentari da cui possiamo intuire le intenzioni del rivoluzionario tedesco. È prova semmai del suo vasto ed enciclopedico sapere, base per cercare di sviluppare il più possibile la filosofia del materialismo dialettico.

I pochi saggi più o meno completi ivi conservati raccolgono alcuni spunti che vale la pena sottolineare. Alcuni assunti sono perfino citati da scienziati contemporanei, a dimostrazione della felice intuizione di Engels secondo cui la natura, in fondo, assume un comportamento dialettico ad ogni cambiamento di fase, esattamente come la coscienza delle masse o il ciclo merce-denaro.

Engels, coerentemente con quanto aveva già scritto sull’origine della famiglia, è il primo filosofo a fornire una spiegazione materialistica dell’evoluzione umana basata sul concetto di lavoro. Vale la pena leggere alcuni passi, che rappresentano a distanza di più di un secolo un modello ancora dibattuto in paleoantropologia 16:

A motivo anzitutto del loro modo di vivere (l’arrampicarsi porta a un impiego delle mani diverso da quello dei piedi) queste scimmie cominciarono a perdere l’abitudine di aiutarsi con le mani quando procedevano su terreno piano e ad assumere sempre più la posizione eretta. Con ciò era fatto il passo decisivo per il trapasso dalla scimmia all’uomo. […] Se il camminare eretti divenne per i nostri villosi antenati dapprima regola e col tempo una assoluta necessità, ciò vuol dire che alle mani spettarono frattanto attività di natura via via sempre più diversa dall’originaria. […] Ma il passo decisivo era compiuto: la mano era diventata autonoma e poteva ora acquistare una crescente destrezza: la maggiore scioltezza così acquistata si trasmise e si accrebbe di generazione in generazione. La mano non è quindi soltanto l’organo del lavoro: è anche il suo prodotto. […] Il dominio sulla natura iniziatosi con lo sviluppo della mano, con il lavoro, ampliò, ad ogni passo in avanti che veniva fatto, l’orizzonte dell’uomo.

Egli andava scoprendo, di continuo, nuove proprietà, fino ad allora sconosciute, nelle cose della natura. D’altro lato, lo sviluppo del lavoro ebbe come necessaria conseguenza quella di avvicinare di più tra loro i membri della società, aumentando le occasioni in cui era necessario l’aiuto reciproco, la collaborazione, rendendo chiara a ogni singolo membro l’utilità di una tale collaborazione.

Insomma: gli uomini in divenire giunsero al punto in cui avevano qualcosa da dirsi. […] In primo luogo il lavoro, dopo di esso e con esso il linguaggio: ecco i due stimoli più essenziali sotto la cui influenza il cervello di una scimmia si è trasformato gradualmente in un cervello umano, molto più grande e perfetto secondo ogni verosimile ipotesi. Al perfezionamento del cervello si accompagnò però di pari passo il perfezionamento dei suoi strumenti più immediati: gli organi sensoriali.” 17

Charles Darwin

La posizione di Marx ed Engels sull’evoluzione darwiniana è sempre stata indicativa dell’apertura mentale dei due rivoluzionari, che vedono nella teoria dell’evoluzione per selezione naturale una forte conferma del loro approccio materialista. Engels aveva scritto a Marx nel dicembre 1859, pochi mesi dopo l’uscita della prima edizione de L’Origine delle specie di Darwin:

Del resto il Darwin, che sto appunto leggendo, è proprio stupendo. Per un certo aspetto, la teleologia 18 non era stata ancora sgominata, e lo si è fatto ora. E poi non è stato ancora mai fatto un tentativo così grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura, o almeno non così felicemente. Naturalmente, bisogna passar sopra al goffo metodo inglese.” 19

Infatti Engels si concentrerà sempre nel descrivere questa dualità insita nella teoria di Darwin: rivoluzionaria nelle conclusioni, nonostante il nucleo della teoria della selezione naturale si basi in modo acritico sulle teorie di Malthus. Darwin infatti costruisce la propria teoria su un parallelo tra sviluppo del capitalismo inglese e sviluppo naturale: seguendo le idee di Malthus, secondo cui la popolazione cresce troppo rapidamente per la disponibilità delle risorse della società, comportando un’inevitabile selezione, riflette lo stesso principio nell’ambiente naturale, dove la grande produzione di prole e semi tra piante e animali viene selezionata dall’ambiente a causa della scarsa disponibilità di risorse.

È un particolare che non sfugge a Engels già dall’Anti-Dühring:

Per quanto grosso possa essere il granchio preso da Darwin nell’accettare ingenuamente, senza averla esaminata, la dottrina di Malthus, ognuno vede a prima vista che non occorrono gli occhiali di Malthus per percepire la lotta per l’esistenza nella natura, la contraddizione cioè, tra l’innumerevole quantità di germi che la natura produce a profusione e il ristretto numero di essi che in generale può arrivare a maturità, una contraddizione che si risolve in effetti, per la massima parte, in una lotta, a volte straordinariamente crudele, per l’esistenza.”

Lo riflette soprattutto nelle corrispondenze più tarde e negli appunti raccolti ne La dialettica della natura. Quattordici anni dopo aver letto L’Origine delle specie, Engels sintetizzerà la critica a Malthus in una lettera a Friedrich Lange:

La pressione della popolazione non si esercita sui mezzi di sussistenza, ma sui mezzi d’impiego; l’umanità potrebbe moltiplicarsi più rapidamente di quanto sia necessario alla moderna società borghese. Questa è per noi un’ulteriore ragione per dichiarare questa società borghese una barriera allo sviluppo, barriera che deve cadere.” 20

Soprattutto, non sfugge a Engels l’ironia della riflessione inconsapevole che Darwin, tranquillo e liberale vittoriano londinese, avrebbe fatto della società capitalista:

Darwin non sapeva quale amara satira scrivesse sugli uomini, e in particolare sui suoi compatrioti, quando dimostrava che la libera concorrenza, la lotta per l’esistenza, che gli economisti esaltano come il più alto prodotto storico, sono lo stato normale del regno animale.” 21

Teoria equilibri punteggiati

Vale la pena citare per esteso l’omaggio che gli avrebbero rivolto i paleontologi Stephen Jay Gould e Niles Eldredge nel loro articolo d’esordio sulla teoria degli equilibri punteggiati, nel 1977, per spiegare come secondo loro i reperti fossili dimostrino il comportamento dialettico dell’evoluzione, con lunghi periodi di stasi intervallati da veloci periodi di formazione qualitativa di nuove specie:

È notevole il fatto che, negli animali e nelle piante, Darwin riconosce la sua società borghese con la divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura di nuovi mercati, le “invenzioni” e la malthusiana “lotta per l’esistenza”. È il ‘bellum omnium contra omnes’ di Hobbes e fa ricordare Hegel nella Fenomenologia, dove raffigura la società borghese quale “regno animale ideale”, mentre in Darwin, il regno animale è raffigurato quale società borghese”.

Diciamo questo non per screditare Darwin in alcun modo, ma solo per sottolineare che anche le più grandi conquiste scientifiche sono radicate nei loro contesti culturali – e per sostenere che il gradualismo faceva parte del contesto culturale, non della natura.

Concezioni alternative del cambiamento hanno pedigree rispettabili in filosofia. Le leggi dialettiche di Hegel, tradotto in un contesto materialista, sono diventate ‘filosofia di stato’ ufficiale di molte nazioni socialiste. Queste leggi del cambiamento sono esplicitamente puntuazionali, come si addice a una teoria della trasformazione rivoluzionaria della società umana. Una legge, particolarmente sottolineata da Engels, sostiene che una nuova qualità emerge, con un salto, come lento accumulo di cambiamenti quantitativi, contro la lunga resistenza di un sistema stabile, e conduce infine rapidamente da uno stato all’altro (legge di trasformazione della quantità in qualità). Scaldando lentamente l’acqua la si trasforma alla fine in vapore; opprimere il proletariato sempre di più, garantisce la rivoluzione.“ 22

 

Note:

1 F. Engels a Sorge, marzo 1883 – Citato in G. Mayer

2 F. Engels a Bebel, marzo 1883 – Citato in G. Mayer

3 F. Engels, Elegia funebre per Karl Marx

4 F. Engels, Prefazione al secondo volume de Il Capitale

5 F. Engels, Prefazione al terzo volume de Il Capitale

6 F. Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, 1884 – C.to in Lenin, Stato e rivoluzione, 1917

7 Ibidem

8 Ibidem

9 Ibidem

10 F. Engels, L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza – Prefazione all’edizione inglese del 1892

11 F. Engels, L’AntiDühring, 1876

12 Ibidem

13 F. Engels, Dialettica della natura

14 Ibidem

15 F. Engels, AntiDühring

16 La paleoantropologia è la scienza che studia l’evoluzione dalle scimmie all’uomo attraverso lo studio dei fossili

17 F. Engels, Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia

18 La teleologia è la concezione filosofica secondo cui l’intero universo sarebbe organizzato in vista di un fine precostituito (spesso un riflesso della volontà divina)

19 F. Engels, a Karl Marx, 12 dicembre 1859

20 F. Engels a Lange, 29 marzo 1865

21 F. Engels, Dialettica della natura

22 S. J. Gould e N. Eldredge, Punctuated equilibria: the tempo and mode reconsidered, 1977 – nostra traduzione