“Il Partito operaio tedesco, per spianare la via alla soluzione della questione sociale, chiede l’istituzione di cooperative di produzione con l’aiuto dello Stato, sotto il controllo democratico del popolo lavoratore. Le cooperative di produzione si debbono creare, per l’industria e per l’agricoltura, in tali proporzioni, che da esse sorga l’organizzazione socialista del lavoro complessivo.“
Dopo la “legge bronzea del salario” di Lassalle, lo specifico del profeta. La via viene “spianata” in degna maniera. In luogo della esistente lotta di classi, subentra una frase da giornalista: “la questione sociale” alla cui “soluzione” si “spiana la via.” Invece che da un processo di trasformazione rivoluzionaria della società l'”organizzazione socialista del lavoro complessivo” – “sorge” dall'”aiuto dello Stato,” che lo Stato dà a cooperative di produzione, che esso, e non l’operaio, “crea.” Che si possa costruire con l’aiuto dello Stato una nuova società, come si costruisce una nuova ferrovia, è degno dell’immaginazione di Lassalle. Per un resto di pudore l'”aiuto dello Stato” viene posto sotto il controllo democratico del “popolo lavoratore.” In primo luogo, “il popolo lavoratore” in Germania consta nella sua maggioranza di contadini e non di proletari. In secondo luogo, “democratico” significa in tedesco “secondo la volontà del popolo” (volksherrschaftlich). Ma che cosa vuol dire “il controllo secondo la volontà del popolo esercitato dal popolo lavoratore”? E per un popolo di lavoratori, poi, il quale ponendo allo Stato queste rivendicazioni dimostra di avere piena coscienza di non essere al potere e di non essere maturo per il potere! E’ superfluo estendersi qui sulla critica della ricetta data da Buchez sotto Luigi Filippo, in antitesi ai socialisti francesi e accettata dagli operai reazionari dell’Atelier[1]. La cosa principale inoltre non consiste nell’avere fatto entrare nel programma questa cura specifica miracolosa, ma nell’essere andati indietro dalla posizione del movimento di classe a quella del movimento delle sètte. Il fatto che gli operai vogliono instaurare le condizioni della produzione cooperativa su una scala sociale, e per cominciare nel loro paese, su una scala nazionale, significa soltanto che essi lavorano al rivolgimento delle attuali condizioni di produzione, e non ha niente di comune con la fondazione di società cooperative con l’aiuto dello Stato. Ma, per ciò che riguarda le odierne società cooperative, esse hanno un valore soltanto in quanto sono creazioni operaie indipendenti, non protette né dai governi né dai borghesi.
Note:
[1] Fu la prima rivista operaia di Francia e fu pubblicata a Parigi tra il 1840 e il 1848. La sua tendenza era cristiano-sociale.