1928/1967 – Ernesto Guevara, Il Che

1928/1967 - Ernesto Guevara, Il Che
Il 9 ottobre 1967 nel villaggio di La Higuera viene assassinato dai ranger Boliviani con il tacito consenso della CIA, Ernesto Guevara. Nella sua vita breve ma intensa, appena 39 anni, è stato un medico senza patria ne frontiera, guerrigliero autodidatta, ministro dell’industria e pianificatore dell’economia nazionalizzata a Cuba ma soprattutto è stato il comandante Che. La sua figura di guerrigliero mai domo ha influenzato migliaia di giovani e militanti di tutte le generazioni, sicuramente la sua è una delle immagini di rivoluzionario più diffuse della storia. Quello che vogliamo fare in questo percorso di lettura è provare a sottrarre il pensiero del rivoluzionario dalla narrazione romantica del giovane che parte a bordo della Norton 500 per fare la rivoluzione e attraverso il punto di osservazione privilegiato che la storia gli ha riservato cercare di ricostruire le cause e i fattori che lo portarono a maturare una determinata coscienza politica.

1917: la rivoluzione che ha cambiato il mondo

1917: la rivoluzione che ha cambiato il mondo
L’8 Marzo del 1917, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, le lavoratrici tessili di Vyborg – distretto operaio di Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) – entrano in sciopero chiedendo sostegno anche agli operai metallurgici. Inizia così la rivoluzione che ha cambiato il mondo, una rivoluzione iniziata appunto dalle donne, dalle operaie, dalle compagne, che quel giorno per prime scesero in strada a protestare. Questo ci sembra il modo migliore di celebrare il centenario della Rivoluzione e la Giornata Internazionale della Donna. Nella Russia del ‘17 la donna non era soltanto considerata inferiore all’uomo sul posto di lavoro, con stipendi ufficialmente più bassi, era anche prigioniera del “focolare domestico”, ovvero si faceva carico di tutti i lavori di casa e inerenti alla famiglia (una situazione non così lontana dai giorni nostri). Fu proprio la rivoluzione socialista che diede alle donne la parità giuridica e politica con l’uomo, la libertà di divorzio e aborto, l’eliminazione del giogo familiare con la creazione di un sistema completo di servizi che liberò la donna e in parte anche l’uomo dai lavori domestici. Nessun paese capitalista a livello mondiale poteva equiparare il livello di emancipazione della donna sviluppatosi in Unione Sovietica. Ci sembra giusto ricordarlo, proprio in questa giornata.

Ungheria 1956: la rivoluzione diffamata

Ungheria 1956: la rivoluzione diffamata
Si dice che la storia sia scritta dai vincitori. La rivoluzione ungherese, vinta due volte, ha visto due volte riscritta la propria storia.Schiacciando nel sangue gli operai ungheresi nel 1956, la burocrazia sovietica si guadagnò per prima il diritto ad affermare la propria versione dei fatti: in Ungheria c’era stata una sollevazione fascista e filo-capitalista, felicemente contrastata dalle truppe mandate dall’Urss.Come succede a un curatore fallimentare, al momento del crollo dello stalinismo, il capitalismo occidentale ereditò il diritto a diffamare la rivoluzione e a piegarne la memoria a proprio comodo. Proprio l’Ungheria del resto era stato il primo paese nel 1989 ad aprire il varco nella cortina di ferro, lasciando passo libero all’esodo di migliaia di persone dall’Est, e in particolare dalla Germania Orientale, verso l’Occidente.La storiografia borghese rivalutò quindi la rivoluzione ungherese del 1956 come un’anticipazione del 1989. I rivoluzionari ungheresi del ’56 divennero l’icona, la prova provata, dell’esistenza da sempre di un vasto consenso popolare a favore della restaurazione del capitalismo.

Il fallimento del riformismo, l’attualità della rivoluzione

Il fallimento del riformismo, l'attualità della rivoluzione
La scelta di pubblicare un percorso su marxismo e riformismo a prima vista può sembrare fuorviante. In fondo non esiste una sola riga di tutta l’attività militante di Marx, Engels, Lenin, Trockij, che non sia stata dettata da polemiche contro le concezioni riformiste. Lo stesso potremmo dire di Gramsci e Rosa Luxemburg.Ogni singola riga delle opere di questi giganti del movimento operaio è stata prodotta nel fuoco della battaglia, all’alba di avvenimenti epocali o nella calma che segue una ritirata. Ed ogni volta, sempre col proposito di orientare il movimento ad agire e a non cadere in concezioni che avrebbero potuto portarli in un vicolo cieco.

1919-1920: il Biennio Rosso

1919-1920: il Biennio Rosso
Non ci apprestiamo a presentare un percorso di lettura sul Biennio Rosso a scopo commemorativo o accademico. Abbiamo più volte citato questo concetto, ma non ci stancheremo mai di ripeterlo: la nostra volontà è di andare ad analizzare i grandi avvenimenti del passato per trarre le lezioni e spunti necessari ad agire nel presente, da militanti politici. Il nostro obiettivo è di riscoprire il patrimonio di esperienze, teorie, metodi che la classe lavoratrice ha accumulato nella propria storia. Attraverso questo percorso non intendiamo assolutamente arrivare al ricettario dell’occupazione di una fabbrica. Non è lo scopo che ci prefiggiamo. Ciò che vogliamo e ci sembra utile fare è andare a studiare un periodo storico dove la classe operaia è arrivata ad occupare e tenere sotto il suo controllo le fabbriche di questo paese, seppur per un mese soltanto.

Parigi, 1871: l’assalto al cielo

Parigi, 1871: l'assalto al cielo
La Comune di Parigi è un avvenimento raramente citato nei libri di testo, ma che può essere considerato un distillato di esperienza rivoluzionaria per le rivendicazioni che ha prodotto e i limiti contro cui si è scontrata. Il nostro percorso di lettura non aspira ad essere l’ennesimo prodotto degli accademici del marxismo: studiare la nascita, lo sviluppo e la sconfitta della Comune di Parigi ha senso solo se ci permette di meglio calibrare strumenti e parole d’ordine future.Il termine “Comune” non deve trarre in inganno. Pur essendo ripreso dalla tradizione contadina medievale, si tratta del primo esperimento di governo della classe operaia. La Comune non fu un organismo di tipo parlamentare come lo immaginiamo oggi, in cui la democrazia viene falsamente esercitata attraverso un voto espresso ogni cinque anni, scegliendo tra esponenti politici che in ultima analisi difendono lo status quo. I cittadini della Comune, pur appartenendo a correnti politiche differenti, eleggevano delegati che percepivano salari operai e che potevano essere rimossi in qualsiasi momento. Fin dai primi giorni, la Comune varò leggi e misure in difesa dei lavoratori. Questi provvedimenti, che emergeranno nel dettaglio lungo il percorso di lettura che pubblichiamo, mantengono un’attualità sconcertante se pensiamo che vennero adottati oltre un secolo fa.

8 marzo: la nostra storia è lotta di classe

8 marzo: la nostra storia è lotta di classe
Troppo spesso si discute della Questione Femminile trattando il tema con un approccio interclassista, relegando l’argomento ad un mero fenomeno culturale o un semplice vezzo delle compagne. Come marxisti non riteniamo che la cultura sia qualcosa di indipendente dal contesto economico-sociale in cui si sviluppa. Tutti i giorni siamo bombardati da immagini e messaggi che sviliscono la figura della donna, che spaziano dalla prostituzione alla manager in carriera, senza prendere in considerazione la realtà di milioni di donne lavoratrici.Questa cultura non nasce da sola né si sviluppa in maniera indipendente: è il capitalismo che promuove questo genere di modelli e lo fa perché diffondere nella società un punto di vista patriarcale è funzionale al proprio mantenimento. E’ sempre stato così?Le società preistoriche, in cui vigeva una sorta di comunismo che potremmo definire primitivo, erano organizzate con forma matriarcale. Solo con lo sviluppo di agricoltura e allevamento, quindi con la creazione di un surplus da vendere e tramandare, è nata l’organizzazione dell’uomo tramite la famiglia.

1936: la rivoluzione che poteva cambiare il mondo

1936: la rivoluzione che poteva cambiare il mondo
Di tutte le rivoluzioni che hanno solcato 150 anni di lotta di classe del movimento operaio, mai nessuna aveva mai visto tante forze coalizzate contro la classe lavoratrice quanto quella spagnola del 1936-37. Al momento della verità l’eroico proletariato spagnolo, alla cui testa vi erano i contingenti catalani, si ritrovò da solo ad affrontare nemici alla propria destra e alla propria sinistra. Dai fascisti che marciavano verso la Catalogna per ristabilire l’ordine del capitale ai partiti comunisti e socialisti che chiedevano il disarmo dei lavoratori spagnoli nel nome della lotta al fascismo, fino agli anarchici e ai centristi del Poum, che nel 1936 confluirono nel governo di fronte popolare chiedendo di scendere dalle barricate per non urtare il governo repubblicano, tutte le forze furono coalizzate contro il potere operaio della classe lavoratrice spagnola.

A 130 anni dalla morte, Marx è ancora vivo

A 130 anni dalla morte, Marx è ancora vivo
Il 14 marzo del 1883 a Londra si spegneva Karl Marx, “la più grande mente dell’epoca nostra” come ricordò Engels durante l’orazione funebre. Oggi, a 130 anni di distanza, possiamo renderci pienamente conto della validità di queste parole.Marx ed Engels scrissero il Manifesto del Partito Comunista 165 anni fa, quando il proletariato muoveva i suoi primi passi sulla scena storica. Il Capitale usciva 146 anni fa, quando ancora il capitalismo viveva una sua fase di “giovinezza” e di sviluppo.Oggi possiamo riproporre questi scritti senza cambiare una virgola. In un’epoca di crisi strutturale del capitalismo come la nostra, il pensiero di Marx ed Engels mostra ancora di più tutta la sua forza e attualità. Per questi motivi il marxismo è stato sottoposto ad ogni tipo di censura e di distorsione.

La rivoluzione russa, dalla democrazia operaia alla Nuova politica economica

La rivoluzione russa, dalla democrazia operaia alla Nuova politica economica
In occasione del 95° anniversario della rivoluzione russa, non potevamo non dedicare un percorso di lettura a questo evento. Siamo su un terreno vastissimo, su cui è facile dire tutto senza affermare niente. Non temiamo di elogiare ed omaggiare la rivoluzione russa come l’avvenimento più importante finora della storia umana contemporanea. Il nostro è però un elogio marxista: privo di retorica, volto quindi alla comprensione, alla conoscenza e all’attualizzazione di quegli avvenimenti. Non vi vogliamo portare a spasso in un mausoleo, ma provare a tornare insieme a respirare l’aria inebriante e fresca di quegli avvenimenti.