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La questione del controllo operaio non è ancora risolta nella Russia rivoluzionaria. Sebbene la gestione del processo produttivo sia sotto lo stretto controllo del Consiglio del controllo degli operai – composto da delegati dei Consigli locali provenienti dalle commissioni interne e dalla unioni di professionisti – permangono, in un primo momento, diversi elementi legati al mondo capitalista, quali la persistenza di alcuni proprietari di fabbrica (che percepiscono ancora un interesse sul capitale investito, seppure minimo) e il sistema salariale. Ben consapevole che questi elementi residuali costituiscono un piccolo passo indietro per il processo rivoluzionario, Lenin sa di dover attendere che la produttività del lavoro in Russia sia arrviata al livello delle principali potenze capitalistiche, perchè l’abbondanza di merci possa consentire il definitivo superamento del sistema produttivo capitalista.
La proprietà privata nel campo industriale non è ancora stata abolita nella Russia. In molte fabbriche i proprietari conservano ancora i loro titoli e il diritto a un limitato interesse del capitale investito, a condizione che cooperino all’incremento e alla vita dell’impresa; ma la direzione è loro stata tolta. Se però essi cercano di mandar via gli operai o di intralciare il lavoro vengono espropriati immediatamente. In tutte le industrie, pubbliche e private, sono eguali le condizioni di lavoro, l’orario e i salari.
Il motivo di questa sopravvivenza, in uno Stato proletario, di un regime semi-capitalista, sta nel fatto che la Russia, economicamente arretrata e circondata di Stati capitalisti ben organizzati, ha bisogno immediato della produzione industriale per poter resistere alla pressione dell’industria straniera.
L’organo mediante il quale lo Stato esercita il controllo sull’industria, tanto per il lavoro che per la produzione, è chiamato Consiglio del controllo degli operai. Questo corpo centrale che siede nella capitale è composto di delegati eletti dai Consigli locali del controllo degli operai, i quali sono costituiti di membri delle Commissioni interne, delle Unioni di professionisti, di ingegneri, tecnici e periti. Una commissione esecutiva centrale tratta gli affari di ogni paese ed è composta di semplici lavoratori; la maggior parte di esse però è composta di operai di altri distretti, cosicché nessun interesse particolaristico può ispirare la loro condotta. l consigli locali deferiscono nel Consiglio panrusso i casi di confisca delle officine, lo informano della quantità di combustibile, di materie prime, di mezzi di trasporto, e della mano d’opera che è necessaria al loro distretto, e guidano gli operai nell’apprendimento del modo di gestire le varie industrie.
Al Consiglio panrusso spetta di procedere alla confisca delle imprese industriali e di pareggiare le risorse economiche delle differenti località.
Dal Consiglio del controllo operaio dipende la cosiddetta Camera di assicurazione. Gli operai sono assicurati contro la disoccupazione, la malattia, la vecchiaia e la morte. I premi sono tutti pagati dai proprietari – tanto nelle imprese private che in quelle pubbliche; il compenso che viene corrisposto all’operaio è sempre eguale all’ammontare completo del suo salario.
Nello Stato soviettista il sistema del salario è mantenuto come un necessario accomodamento al mondo capitalistico, poichè d’altra parte è già in opera il meccanismo che deve portare alla sua abolizione, e poichè tutto il sistema è posto sotto il controllo degli operai stessi.
Lenin ha con chiara percezione detto che egli considera la permanenza dei capitalisti come un passo all’indietro, una passeggera disfatta della Rivoluzione, aggiungendo però che bisognerà continuare in questo sistema fìno a che gli operai non abbiano raggiunto un grado di auto-organizzazione e di auto-disciplina che permetta loro di competere con l’industria capitalistica.