Guida alla lettura
Benchè la maggioranza degli operai russi fosse favorevole ai metodi rivoluzionari, la testa delle organizzazioni preparate a tavolino dai gruppi di intellettuali non favorì – e in molti casi osteggiò – i processi di presa del potere. Le posizioni di tali organizzazioni non erano assolutamente sufficienti per le masse di contadini e lavoratori in rivolta. Come sempre accade, la spinta rivoluzionaria proveniente dal basso era di gran lunga più avanzata della propria direzione timorosa e confusa.
I Soviet possono approvare leggi che stabiliscano trasformazioni economiche fondamentali, ma queste leggi possono essere applicate solo dalle organizzazioni popolari locali.
Così l’opera di confisca e ridistribuzione della terra fu lasciata alle Commissioni per la terra formate di contadini.
Queste commissioni per la terra furono elette dai contadini per suggerimento del principe Lvof, primo presidente del governo provvisorio. Non si poteva fare a meno di risolvere la questione della terra, di spezzare le grandi proprietà e distribuirle ai contadini; ora, il principe Lvof invitò i contadini a eleggere commissioni apposite, con lo scopo non solo di studiare i bisogni dell’agricoltura, ma di esaminare e determinare il valore delle proprietà fondiarie. Ma quando queste commissioni cercarono di funzionare i proprietari di terre ne intralciarono l’opera.
Appena il Soviet si impadronì del potere, il suo primo atto fu quello di promulgare il decreto relativo alla terra. Questo decreto era la realizzazione non di un progetto completamente bolscevico, ma del programma del partito socialista rivoluzionario di destra (o moderato), programma tracciato sulla base di parecchie centinaia di memoriali di contadini. Esso aboliva per sempre ogni diritto privato sulla terra e sulle risorse naturali della Russia; e affidava alle commissioni il compito di dividere la terra tra i contadini fino a che la questione non fosse risolta definitivamente dall’Assemblea costituente. Sciolta la Costituente, il decreto divenne definitivo.
Fatta eccezione di queste poche dichiarazioni generali, e di una parte relativa all’emigrazione dai luoghi troppo affollati della popolazione eccedente, i particolari della confisca e della distribuzione erano interamente lasciati alla iniziativa delle commissioni locali. Kalagaief, primo Commissario dell’agricoltura, compilò un’elaborata raccolta di regole per servire da guida ai contadini nella loro azione; ma Lenin, in un discorso tenuto davanti al Comitato centrale esecutivo, persuase il governo a lasciare i contadini liberi di regolare la cosa con mezzi rivoluzionari, consigliando soltanto i contadini poveri a unirsi per combattere quelli ricchi. [«Fate – disse Lenin – che ad ogni contadino ricco se ne oppongano dieci poveri»).
Naturalmente nessun contadino poteva appropriarsi della terra, ma egli poteva però prendere la parte che gli spettava, e coltivarla come fosse sua privata proprietà. La politica del governo tendeva però, mediante l’azione delle commissioni locali, a combattere questa tendenza: i contadini che desideravano comportarsi come proprietari privati erano liberi di farlo, ma non ricevevano dal governo nessuna assistenza. Invece le aziende agricole cooperative ricevevano credito, semi, strumenti, e direzione tecnica moderna.
Ad ogni commissione per la terra sono aggregati tecnici dell’agricoltura e della cultura forestale; e per coordinare l’azione dei corpi locali esse eleggono un organismo centrale, chiamato Commissione principale della terra, che siede nella Capitale e si mantiene in contatto diretto col Commissariato dell’agricoltura.
Nella Russia le organizzazioni operaie, del genere di quelle che esistono attualmente, hanno meno di venti anni di vita. Prima della rivoluzione del 1905 I’organizzazione economica era poco estesa tra gli operai, ed era proibita dalla legge. Durante la rivoluzione del 1905 i membri delle organizzazioni professionali erano circa 50 mila, e la reazione del 1906 li disperdette con estremo rigore.
Le organizzazioni russe ebbero uno sviluppo artificiale. Esse furono ideate da intellettuali che, compiuto un esame scientifico delle organizzazioni operaie di altri paesi, disegnarono sulla carta un piano della federazione operaia ideale (e in questo caso, esso fu una combinazione dei sindacati francesi colle organizzazioni di tipo tedesco) e lo applicarono nella Russia. Le organizzazioni russe però hanno un carattere industriale e sono estese sulla più larga scala: ad esempio, in una fabbrica di cannoni i carpentieri che fanno i carri per i pezzi sono membri della Federazione degli operai metallurgici.
Nei primi tre mesi della rivoluzione il numero degli organizzati salì a più di 200 mila, cinque mesi dopo superava il milione, e dopo altri due mesi si andava oltre i tre milioni.
Come avviene dappertutto, le organizzazioni si diedero al solito lavoro di ottenere salari più alti, orari più corti, e condizioni migliori, chiesero uffici di arbitrato, e ottennero di essere rappresentate nel ministero del lavoro del governo provvisorio.
Ma questo non era sufficiente per gli operai russi in rivoluzione. Benchè gran parte di essi entrassero nelle organizzazioni, benchè i ruoli fossero aperti, parecchi operai non vedevano la necessità di organizzarsi, e la lotta tra la massa e i grandi industriali era condotta dalle Federazioni in modo lento e confuso.
Allora, come avvenne per i comitati dei soldati in campo, la costituzione delle organizzazioni divenne tale che esse giunsero a fare una politica ispirata da elementi reazionari, contraria al rapido pulsare della vita delle grandi masse. Così all’epoca della rivoluzione bolscevica il comitato centrale degli operai dei telefoni, degli impiegati postali e telegrafici e dei ferrovieri potè dichiarare uno sciopero contro i bolscevichi insediati all’Istituto Smolni, e isolarli per un certo tempo da tutta la Russia… Ciò a dispetto della maggioranza rivoluzionaria degli operai, i quali tosto convocarono le loro assemblee e condannarono l’indirizzo politico degli antichi capi, eleggendo nuovi comitati.
Oggi la funzione delle leghe professionali è di regolare il livello dei salari, delle ore e delle condizioni di lavoro in ogni industria, e di mantenere laboratori per esperimentare l’efficienza e il rendimento del lavoro. Ma le federazioni di mestiere occupano una posizione secondaria nell’organizzazione degli operai industriali russi. Il primo posto tenuto da un altro organismo, prodotto spontaneo delle condizioni stesse della rivoluzione – le commissioni interne di fabbrica.