Guida alla lettura
1-5 settembre 1920: dal triangolo industriale di Milano, Torino e Genova si estendono le occupazioni con più di mezzo milione di lavoratori coinvolti in tutta Italia. È il momento più alto del Biennio rosso. La parola d’ordine della rivoluzione si diffonde dalle fabbriche ai cantieri, dalle fonderie alle acciaierie, mentre la produzione inizia ad essere gestita direttamente dagli operai.
Spriano tratteggia in dettaglio, con esempi locali, l’ondata di occupazioni: l’entusiasmo e la vigilanza dei lavoratori nelle fabbriche, le tensioni con le guardie regie, l’organizzazione del lavoro attraverso i consigli di fabbrica nel silenzio della direzione del PSI e della CGL.
Questo silenzio si rompe il 10 settembre. Una riunione congiunta tra le direzioni di CGL e PSI discute dell’ipotesi insurrezionale paventata il giorno precedente nella seduta del direttivo CGL. L’11 settembre si avviano i lavori del Consiglio nazionale sindacale. La strada da imboccare dovrebbe essere quella dell’intensificazione dei contatti tra le varie realtà occupate, del rafforzamento dei Consigli operai e della stesura di una piattaforma politica oltre a quella sindacale.
Purtroppo il voto che verrà espresso dalla maggioranza dei dirigenti CGL andrà nella direzione diametralmente opposta: utilizzando strumentalmente le debolezze del movimento, il sindacato lascerà la patata bollente al PSI che, dal canto suo, non si assumerà la responsabilità di intraprendere la via rivoluzionaria senza l’appoggio del sindacato. Si rinuncerà così a fornire uno sbocco politico al conflitto: i dirigenti di CGL e PSI si copriranno a vicenda e chi ci rimetterà, alla fine, saranno gli operai.