Non ci apprestiamo a presentare un percorso di lettura sul Biennio Rosso a scopo commemorativo o accademico. Abbiamo più volte citato questo concetto, ma non ci stancheremo mai di ripeterlo: la nostra volontà è di andare ad analizzare i grandi avvenimenti del passato per trarre le lezioni e spunti necessari ad agire nel presente, da militanti politici. Il nostro obiettivo è di riscoprire il patrimonio di esperienze, teorie, metodi che la classe lavoratrice ha accumulato nella propria storia. Attraverso questo percorso non intendiamo assolutamente arrivare al ricettario dell’occupazione di una fabbrica. Non è lo scopo che ci prefiggiamo. Ciò che vogliamo e ci sembra utile fare è andare a studiare un periodo storico dove la classe operaia è arrivata ad occupare e tenere sotto il suo controllo le fabbriche di questo paese, seppur per un mese soltanto.

Il percorso che condusse all’occupazione delle fabbriche nel settembre del 1920 iniziò almeno un anno prima, con un processo di radicalizzazione della classe che portò a profondi cambiamenti dei rapporti di forza in fabbrica. Dalle commissioni interne, frutto di un accordo fra sindacato e padronato, in cui i rappresentanti venivano fondamentalmente decisi dalle camere del lavoro, si passò ai consigli di fabbrica, con commissari di reparto eletti e revocabili da parte dei lavoratori. Ci concentreremo quindi sul fenomeno dei consigli di fabbrica, sul loro sviluppo e sul ruolo giocato nel mese di occupazione.

I consigli di fabbrica nacquero proprio dalle commissioni interne, cambiate rispetto all’accordo inziale dalla radicalizzazione della classe e trasformate da organismo di mediazione a strumento di espressione politica della classe, del tutto analogo al soviet russo. I consigli di fabbrica furono un fenomeno internazionale e il clima rivoluzionario che caratterizzava l’Europa del tempo era anche frutto della Rivoluzione Russa, che forniva un esempio e uno stimolo alla mobilitazione dei lavoratori europei. L’ottobre dimostrava al proletariato che era possibile prendere il potere. Vedremo quanto i consigli di fabbrica vennero osteggiati dall’apparato sindacale: trattandosi di organismi di protagonismo operaio, minavano il ruolo di mediazione dell’apparato sindacale fra lavoratore e padrone.

Ripercorreremo la fasi principali del Biennio Rosso: prima di arrivare al settembre 1920, ci furono una serie di avvenimenti che ne prepararono l’esplosione e, in altri casi, posero le basi per la sua sconfitta. Ad esempio, quello che successe a Torino nell’aprile del 1920 con il cosiddetto “sciopero delle lancette” fu il preludio al settembre 1920. I compagni dell’Ordine Nuovo videro in prima persona la distanza fra le parole incendiarie lanciate fino a quel momento dai dirigenti del PSI e le loro azioni pratiche.

Pubblicheremo una serie di scritti di approfondimento e ci concentreremo prevalentemente sui testi apparsi sull’Ordine Nuovo nel biennio 19-20. L’Ordine Nuovo fu il gruppo politico che fin da subito capì l’importanza delle commissioni interne e vi si orientò. Di fatto a Torino divenne il giornale dei consigli di fabbrica.

La sconfitta del settembre 1920 aprì le porte al fascismo. Dopo l’esperienza delle occupazioni, la classe operaia non riuscì a sollevarsi per un ventennio. La sorte che toccò all’Italia fu quella di piombare nella reazione, di soccombere e patire. Siamo convinti che uno scontro decisivo fra classe operaia e padronato tornerà all’ordine del giorno, di fatto possiamo intravederne le prime avvisaglie. Proprio per questo motivo è fondamentale ripercorrere gli avvenimenti principali che hanno segnato il Biennio Rosso. Dobbiamo istruirci, agitarci e organizzarci perché questa volta l’esito sia a nostro favore.

Indice:

Il Biennio Rosso passo dopo passo

La nascita dei consigli di fabbrica

I Consigli in Europa

Il rapporto fra sindacati e consigli di fabbrica

Aprile 1920. Esultano solo gli apparati

L’occupazione delle fabbriche: dall’apice del conflitto alla sconfitta del movimento. Il Settembre 1920

Bilanci e riflessioni sul Biennio Rosso