In questa cronologia abbiamo volutamente omesso gran parte delle vicende legate al dibattito nel PSI e nella futura corrente comunista guidata da Gramsci e Bordiga. Né, ugualmente, vi sono cenni circa il dibattito internazionale legato alle posizioni dei massimalisti socialisti che erano maggioranza del partito. Questo per due ragioni principali.La prima è che tale dibattito è così ricco per il militante di oggi da meritare pubblicazioni dedicate. La seconda è che abbiamo voluto dare centralità ai meccanismi spontanei di formazione dei consigli di fabbrica, di rivitalizzazione operaia di strutture apparentemente morte e dell’intervento di un piccolo gruppo ma con una prospettiva marxista chiara, come fu l’Ordine Nuovo.Siamo convinti che tali ragioni non sfuggano ai militanti di partito, di sindacato e di movimento che in questa epoca storica fronteggiano la nascita di una nuova stagione di lotta di classe e le sue conseguenze.

1918

L’Italia esce dalla I guerra mondiale con gran parte delle proprie forze produttive (industrie, infrastrutture, corpo medico, corpo insegnanti, quantità e qualità dei tecnici e degli operai specializzati) quasi azzerate. Dismesse le divise, centinaia di migliaia di lavoratori tornano a casa per fronteggiare un futuro di disoccupazione. Il PSI ha 24mila iscritti, la CGL 200mila. La classe è sconvolta dalla guerra ma la fame e la disoccupazione spingeranno in ogni caso la curva degli scioperi annuali a 600mila giornate. E’ un brusco risveglio.

 

Febbraio 1919

Un accordo tra la Fiom e l’AMMA, l’associazione padronale metalmeccanica, dà vita alle commissioni interne. Le commissioni interne sono una concessione padronale per tentare di portare su binari gestibili il braccio di ferro tra padroni e operai che caratterizzerà tutto il 1919.

 

Maggio 1919

Per la prima volta davanti ai cancelli di Mirafiori a Torino un nucleo di militanti del PSI non diffonde L’Avanti ma un nuovo giornale, l’Ordine Nuovo. Il redattore del giornale è Antonio Gramsci. Il primo numero esce in occasione delle celebrazioni del 1 maggio ed è subito caratterizzato da una diffusione militante.

 

Giugno 1919

L’Ordine Nuovo viene diffuso con l’editoriale intitolato “Democrazia operaia”. E’ un editoriale di svolta per la discussione sul ruolo del PSI perché, sulla base dell’esperienza dei Soviet in Russia, si lancia la parola d’ordine della gestione operaia delle Commissioni interne come potere contrapposto a quello dei padroni in fabbrica e dello stato nella società.

 

20 Luglio 1919 — 21 Luglio 1919

Scioperi spontanei a Torino in appoggio alla “Russia soviettista”.

 

Settembre 1919

I delegati dei Consigli di fabbrica di Torino pubblicano il programma dei Consigli di fabbrica, che ruota attorno al concetto di potere operaio nelle fabbriche e di democrazia consiliare nella società. L’Ordine Nuovo lo ripubblica entusiasticamente.

 

Ottobre 1919

L’Ordine Nuovo lancia la prima riunione dei Comitati Esecutivi dei Consigli di fabbrica. Rispondono all’appello 30mila delegati, un successo imponente di fronte alle dimensioni di questo gruppo. Il PSI nazionale non esprime posizioni ufficiali su questa iniziativa nonostante nello stesso periodo si tenga il primo congresso del PSI dopo la guerra con una affermazione vittoriosa della corrente massimalista di Serrati. L’Ordine Nuovo rifiuta di proclamarsi frazione.

 

Novembre 1919

La fiducia della classe nelle proprie organizzazioni, sia politiche che sindacali, non è mai stata così elevata. Nuove leve riempiono le sedi della CGL e del PSI. Il ritmo crescente degli scioperi porta sul campo una generazione di lavoratori che mai prima aveva fatto politica. Il PSI quadruplica i propri iscritti in meno di un anno, arrivando a 90mila tesserati. La CGL è passata a quasi 2 milioni di iscritti, decuplicando in meno di un anno i propri aderenti. Alle elezioni il PSI diventa primo partito e conquista 156 seggi in parlamento. L’appoggio della CGL è determinante. Il governo di coalizione contro il PSI si dimostra estremamente debole e deve costantemente corteggiare la direzione moderata del partito, Turati in testa. Gli scioperi e il voto ottengono la giornata lavorativa di 8 ore. Nello stesso mese, il Prefetto di Torino comunica al Ministero dell’Interno la volontà della Lega degli Industriali di attuare una strategia di attacco nei confronti delle organizzaioni operaie.

 

1 Novembre 1919

L’assemblea generale della Fiom torinese approva il Programma dei commissari di reparto, lo stesso approvato dai Comitati Esecutivi dei Consigli di fabbrica degli stabilimenti della città, promosso dall’Ordine Nuovo.

 

7 Novembre 1919

Sciopero spontaneo a Torino e Milano per festeggiare il secondo anniversario della rivoluzione d’Ottobre.

 

Dicembre 1919

L’anno si chiude con un totale di 14 milioni di giornate di sciopero, circa 23 volte maggiore rispetto all’anno precedente, mentre i braccianti arriveranno ad occupare più di 15mila ettari di terre.

 

18 Marzo 1920

L’Ordine Nuovo partecipa attivamente al rinnovo delle Commissioni Interne. Nello stesso giorno scatta l’ora legale come durante la guerra, fissata dal governo ma osteggiata dalle organizzazioni sindacali perché costringe la classe ad uscire col buio anche in primavera ed estate.

 

20 Marzo 1920

Il Consiglio di fabbrica della Fiat Brevetti decide di spostare le lancette degli orologi dello stabilimento sull’ora solare. La Fiat licenzia tutta la commissione interna. Scatta lo sciopero immediato, che durerà 20 giorni e passerà alla storia come “sciopero delle lancette”. Olivetti, De Benedetti e Agnelli proclamano la serrata imminente, ordinando di ammassare 50mila guardie regie attorno alla città.

 

15 Aprile 1920

Lo sciopero si estende a chimici, tipografi e lavoratori dell’edilizia.

 

19 Aprile 1920

Lo sciopero si estende a tutto il Piemonte e per solidarietà comincia ad uscire dai confini della regione. In totale mobiliterà oltre 500mila lavoratori. La CGL nazionale è contraria allo sciopero, il PSI semplicemente non ne parla. Sotto il velo ufficiale Turati, segretario del PSI tratta col governo liberale un ingresso nel governo per “sostenere le riforme” e D’Aragona, segretario della CGL, tratta un riconoscimento formale dei Consigli di fabbrica da parte dell’AMMA a patto che questi non entrino nelle questioni di produzione, pianificazione ed amministrazione. Solo l’Ordine Nuovo e il Soviet di Bordiga diffondono la parola d’ordine dello sciopero generale ad oltranza fino alla caduta del governo come preparazione all’insurrezione. Senza l’appoggio dei loro dirigenti, i lavoratori in lotta sono sospesi a mezz’aria. Lo sciopero si chiude con un accordo al ribasso. E’ una sconfitta.

 

1 Maggio 1920

A Torino la polizia uccide due operai durante il corteo. L’AMMA muove una offensiva generale nelle fabbriche. I dirigenti nazionali del PSI e della CGL accusano i dirigenti dei Consigli di fabbrica dell’avventurismo dello sciopero di aprile.

 

8 Maggio 1920

Il numero dell’Ordine Nuovo di questo mese è dedicato alla sconfitta del movimento torinese del mese precedente. Il gruppo entra per la prima nel dibattito del PSI e Gramsci pubblica un editoriale, “Per il rinnovamento del Partito Socialista” in cui si attacca frontalmente la direzione.

 

Agosto 1920

La Fiom decide di rallentare la produzione attraverso pratiche di ostruzionismo contro il mancato rispetto degli accordi sindacali ottenuti con gli scioperi dell’anno precedente. La direzione della Fiom è nella morsa tra gli attacchi padronali e la pressione della base.

 

30 Agosto 1920

Gli operai della Romeo, a Milano, trovano gli stabilimenti con i cancelli sbarrati e presidiati dalle guardie regie. La Fiom milanese reagisce con l’occupazione armata di 300 stabilimenti. Parte un’ondata di occupazioni di fabbriche che dilaga per tutto il paese. La direzione della Fiom era di fatto proprietaria del paese, senza saperlo.

 

1 Settembre 1920 — 4 Settembre 1920

Le occupazioni si estendono a tutto il nord Italia coinvolgendo oltre 600mila operai.

 

6 Settembre 1920

L’Avanti titola “L’ora dell’insurrezione è prossima” ma dalla direzione del PSI non arriva alcuna indicazione rispetto all’ondata di occupazioni delle fabbriche. Dalla CGL non arrivano indicazioni per più di 10 giorni, la parola d’ordine dello sciopero generale diventa tabù. Dal nazionale, dimezzano la piattaforma rivendicativa, passando dalla richiesta di un aumento medio di 7,20 lire a 3.

 

15 Settembre 1920

La destra riformista di Turati chiede di convocare congiuntamente la direzione nazionale del PSI e quella della CGL per prendere una posizione e fare rientrare la situazione nella “normalità”. La direzione massimalista di Serrati, nonostante quanto scrive su L’Avanti, accetta senza esitazioni nella speranza di passare la patata bollente a D’Aragona, dirigente CGL, e ritirarsi in buon ordine senza mostrare il tradimento. La direzione CGL vota un odg in cui nega espressamente la necessità della presa del potere. Subito dopo, rassegna le dimissioni, consegnando la responsabilità alla direzione del PSI. La direzione del PSI non ritiene di poter procedere senza la CGL e rifiuta le dimissioni. Nella stessa riunione viene deciso di proclamare la fine delle occupazioni. Su L’Avanti la direzione di Serrati chiede a Gramsci e Bordiga se fossero capaci di prendere il potere, provocatoriamente.

 

20 Settembre 1920

Comincia la smobilitazione delle fabbriche. Il movimento operaio subisce una delle più colossali sconfitte della propria storia, da cui non si sarebbe ripresa che più di 20 anni dopo, con l’insurrezione della resistenza partigiana.