CONSIGLIO OPERAIO CENTRALE DI BUDAPEST E SOBBORGHI
LEGA DEI CONTADINI
COMITATI DEGLI STUDENTI RIVOLUZIONARI
CONSIGLIO RIVOLUZIONARIO DEGLI INTELLETTUALI

Sappiamo quanto è difficile la situazione del paese. Sappiamo quanto sarà arduo riprendersi. Ci piacerebbe già lavorare di nuovo, progettare il nostro libero avvenire. Ma affiché possiamo lavorare con serenità è ne­cessario:

  1. Che si interrompano gli arresti e si ponga fine alle deportazioni, che si liberino i combattenti per la libertà e tra di essi, in primo luogo, Pàl Maléter.
  2. Che si istituisca un governo nazionale. Che si dia spazio ai rappresen­tanti delle organizzazioni degli operai, dei contadini, delle forze armate, della gioventù e degli intellettuali.
  3. Dichiariamo quanto segue: non rendiamo né la fabbrica né la terra. Vo­gliamo il socialismo, ma alla maniera ungherese. Teniamo ferme le nostre conquiste. Ci opponiamo con tutte le nostre forze tanto alla restaurazione stalinista-ràkosista quanto a quella di destra. A livello locale, prendiamo le necessarie misure contro quanti aspirano alla restaurazione.
  4. Che venga garantita la possibilità di organizzare le forze democrati­che (formazione e rafforzamento delle organizzazioni degli operai, delle forze armate, dei contadini, della gioventù, degli intellettuali). Si tratta di organizzazioni di potere, non di partito. Fin quando non avrà inizio una vita costituzionale, occorre sospendere tutte le altre organizzazioni oppure subordinare la loro attività agli interessi nazionali unitari.
  5. Che si trasferisca la competenza del mantenimento dell’ordine ai co­mandi armati composti da operai, studenti e soldati. Non possiamo fi­darci della polizia, se non dopo l’epurazione dell’Àvo.
  6. Che le truppe sovietiche si ritirino gradualmente:
    1. fino alla… raccolta nelle caserme;
    2. fino alla… loro evacuazione da Budapest;
    3. fino al… loro ritorno alla base.
    4. Dopo aver rivisto la nostra partecipazione al Patto di Varsavia, biso­gna evacuare le truppe dall’Ungheria.

Chiediamo una risposta rassicurante e una garanzia. In loro assenza, sia­mo costretti a continuare la lotta per 1’indipendenza sotto forma di resi­stenza disarmata.

Budapest, 21 novembre 1956