L’arte evolve sulle proprie stesse basi e in base alle proprie dinamiche. Il suo rapporto con la società è complesso: essa influenza e viene influenzata. Il cinema italiano vive dal 1960 poi una propria primavera artistica. Esordiscono grossa parte dei registi che poi sarebbero diventati colonne portanti della scena cinematografica italiana. Il 1962 è un anno che si inserisce in questa primavera.

E tra i motivi di ispirazione dei soggetti cinematografici non manca l’anniversario della Marcia su Roma e del fascismo in generale. Nello stesso 1962 escono La Marcia su Roma, di Dino Risi; Anni Ruggenti, di Luigi Zampa; All’armi siam fascisti, di Lino del Fra e Cecilia Mangini; Benito Mussolini, di Pasquale Prunas; Benito Mussolini, anatomia di un dittatore, di Mino Loy; Cronache del 22, di Giuseppe Orlandini; Dieci italiani per un tedesco, di Filippo Walter Ratti. Collegati indirettamente al tema e quindi da segnalare sono anche: Guerra 1915-1918, di Paolo Uccello; Le Quattro giornate di Napoli di Nanni Loy e Salvatore Giuliano di Francesco Rosi.

Perché proprio il 40° anniversario della Marcia su Roma pare influenzare tante pellicole? Il motivo è fin troppo semplice da spiegare e la cabala non c’entra nulla. Siamo a distanza di due anni dai fatti di Genova 1960 e dalla strage di Reggio Emilia, con l’insediamento del Governo Tambroni con l’appoggio esterno dell’Msi. E siamo nel pieno svolgimento dei fatti di Piazza Statuto. Il tema della repressione, del ruolo dello Stato, delle trame fasciste in ausilio a servizi segreti e poteri forti del paese, ha quindi ritrovato prepotentemente posto nella coscienza di milioni di persone. E il cinema italiano, nel suo massimo splendore creativo, non può non esserne investito pienamente. La stagione cinematografica 1962 riflette quindi i tempi che sono, preannuncia e in parte contribuisce a preparare – inconsciamente per lo più – i tempi che verranno. La generazione che sarà protagonista del 1969 ha visto i film del 1962, ne ha imparato le battute, ha costruito su di essi un immaginario collettivo. Sono le battute della Marcia su Roma di Dino Risi, le gag di Anni Ruggenti di Luigi Zampa o le poesie di Fortini di All’Armi siam fascisti, a costituire una base comune di linguaggio che verrà poi sviluppato, negato, approfondito e superato con il 1969.

Il genere scelto dai diversi autori è profondamente diverso, così come profondamente diverse sono le loro storie. Tutti hanno alle spalle i capolavori del neorealismo e la presenza imponente di maestri come Rossellini o Zavattini. Ma questa nuova ondata di film ha trovato ormai una scissione interna. Negli anni del boom economico, i film non possono avere lo stile solenne e sobrio del neorealismo post-bellico. Non stupisce quindi che il genere scelto e sviluppato sia la commedia. Allo stesso tempo i mezzi cinematografici sono enormemente più diffusi e presenti rispetto allo scenario del 1945-50. Una parte degli autori quindi, invece di fare film neorealisti, vira direttamente sul genere documentario. Assistiamo quindi a una scissione apparentemente bizzarra tra commedie sulla realtà storica e documentari che spingono la riproduzione della realtà storica alla pura narrazione documentaristica.

Si tratta di due sviluppi comprensibili e dialettici del neorealismo stesso.

Questo materiale cinematografico può ancora oggi essere usato per aprire discussioni e ragionamenti tra la nostra gente. Organizzare una visione con i colleghi, con un compagno di corso, organizzarne una proiezione in centro sociale, in un circolo ricreativo o politico è un modo come un altro per radicare tra di noi e attorno a noi i temi dell’antifascismo.

Titolo:

La Marcia su Roma di Dino Risi

All’armi siam fascisti