
Dino Risi è uscito nello stesso anno con Il Sorpasso. Non appartiene e non rivendica di appartenere a un cinema militante. Le sue commedie sono di massa e per la massa. Eppure attraverso una serie di stratagemmi narrativi e comici, finisce per esprimere concetti politici e storici più approfonditi di molti libri di storia.
Tognazzi è un contadino che entra a far parte delle squadracce quasi per caso e che porta in tasca il programma iniziale del fascismo. I diversi punti che lo compongono vengono depennati dallo stesso contadino man mano che le squadracce si avvicinano a Roma. Il film lascia emergere chiaramente anche la natura di classe del fascismo, quando gli squadristi sostituiscono i netturbini in sciopero o quando i due protagonisti vengono aspramente redarguiti per aver osato toccare la proprietà di un agrario – benefattore del fascismo stesso. Trova spazio nella pellicola anche l’episodio in cui il re toglie lo stato d’assedio a Roma per fare entrare i fascisti, incapaci altrimenti di sfidare in campo aperto l’esercito.
Il tutto è condito da battute che rimangono storiche e irriverenti nei confronti dei pomposi slogan fascisti. Da ubriachi, Tognazzi e Gassman finiscono per rivelare il movente psicologico che porta tanti sottoproletari nella banda fascista: perché il fascismo fa credere all’ultima ruota del carro di comandare. Oppure celebre la fase in cui, sbandati e fuoriusciti dalle squadracce rivolte a Roma, Tognazzi e Gassman – tornati cittadini qualunque – giungono alla ferrovia: “Ecco ora dobbiamo scegliere: o Roma o Orte”. Una battuta che oltre a prendersi gioco del grido O Roma, O Morte, esprime come per gli ultimi, i contadini, i disoccupati, i proletari, il fascismo non offra alcuna alternativa, se non il ritorno ancora più sfruttati alla vita precedente.