
Il testo e le immagini risulteranno a lungo scomode sia per il legame diretto tra Chiesa, industriali e fascismo da un lato, sia per la rivendicazione dell’antifascismo come vera e propria lotta di classe.
Come spiega Franco Fortini:
“nel testo ho accettata la definizione del fascismo come l’organizzazione armata della violenza capitalistica; e sempre accennando un aldilà della lotta antifascista, ho ripetuto la formula socialista della appropriazione collettiva degli strumenti di produzione. (…) Anche per questo il testo non poteva fare a meno di riflettere – soprattutto nell’ultima parte – la situazione reale delle forze di sinistra in Italia, che è di convivenza e magari di compromesso con il neocapitalismo. (…) Per andare oltre la «proposta di coscienza» con cui si chiude il film occorrerebbe che, di fatto, esistesse una prospettiva reale e italiana che andasse al di là dell’antifascismo: una prospettiva conseguentemente anticapitalistica. Un discorso politico serio non riformista né attendista, non settario né compromissorio e che faccia riferimento alla tradizione marxista e leninista, comincia forse nuovamente formularsi nel nostro paese ma proprio per questo non può diventare (né deve) motto, parola d’ordine, battuta, epigramma. Il tono del commento (…) è il tono di chi replica non tanto all’età del fascismo quanto alla lunga ipocrisia ufficiale che per almeno dodici anni aveva combattuto e respinto ai margini della società l’opposizione di sinistra (…) e anche all’altra ipocrisia, storiografica e politica, che cercava di attenuare il ricordo della istanza rivoluzionaria e antiborghese della maggior parte della lotta antifascista per farne un motivo di patriottismo nazional-popolare o un anticipo di “movimento per la pace”.
Riuscite a immaginare qualcosa di più attuale? Marxpedia vi propone oggi uno spezzone di “All’armi siam fascisti” che copre dal biennio rosso fino alla Marcia su Roma.
Buona visione.