2.1 Manchester insegna

Nulla come l’esperienza diretta di un processo può comprenderlo. Un attivista studentesco non si rende conto dell’impatto della propria azione finché non vede la prima manifestazione. Un lavoratore non si rende conto della propria forza finché non ha la possibilità di scioperare per la prima volta. Un lavoratore mai introdotto alla politica non si fa un’idea concreta della natura dello stato finché le forze dell’ordine non lo malmenano in piazza per disperdere lo stesso sciopero.

E per la coscienza di Engels tutto il terreno di coltura rappresentato dalla frequentazione dei Giovani Hegeliani viene letteralmente rovesciato dalla testa ai piedi nel momento in cui sbarca in Inghilterra.

Porto Manchester

Se Engels parte per Manchester con evidenti crepe nella linea di ragionamento dei Giovani Hegeliani, l’osservazione diretta della miseria in cui è costretto a vivere la classe operaia inglese ne ribalta i presupposti. L’Inghilterra gli mostra una polarizzazione sociale, fatta prevalentemente di padroni e operai, ai margini dei quali vive una piccola borghesia di bottegai impoveriti, che la Germania non avrebbe ancora potuto mostrargli. Lo sviluppo del capitalismo è diseguale, seppur accomunato dagli stessi meccanismi. Germania ed Inghilterra vedono entrambe una fiorente borghesia ma, sebbene quella tedesca sia in ascesa ma non ancora dominante, quella inglese aveva già fatto una rivoluzione nella metà del ‘600.

L’Inghilterra era il regno della borghesia sulla Terra. Ed era un inferno a cielo aperto.

Se tutto ciò che è razionale è reale, senz’altro la giustificazione storica di tanta miseria doveva nascondere il suo contrario. E’ mai possibile che la classe operaia occupi un posto tanto centrale nella società senza poterla condizionare in qualche modo? E’ davvero possibile che tutto ciò che possiamo fare è fondare organizzazioni caritatevoli?

Scriverà Engels, qualche anno dopo:

Poiché in questa guerra sociale l’arma con cui si combatte è il capitale, il possesso diretto od indiretto dei mezzi di sussistenza e dei mezzi di produzione, è lampante che tutti gli svantaggi di un tale situazione ricadano sul povero. Nessuno si cura di lui; afferrato dal vortice tumultuoso, egli deve cercare di cavarsela come può. Se è tanto fortunato da ottenere lavoro, cioè se la borghesia gli fa la grazia di volersi arricchire per suo mezzo, lo attende un salario che gli è appena sufficiente per tenere insieme l’anima e il corpo; se non trova lavoro, può rubare se non teme la polizia, oppure morire di fame, ed anche in questo caso la polizia si prenderà cura di far si che muoia di fame in silenzio, senza offendere la borghesia. Durante la mia permanenza in Inghilterra, venti o trenta persone sono morte direttamente di fame in circostanze tali da suscitare la più viva indignazione, ma all’esame necroscopico raramente si trovò una giuria che avesse il coraggio di affermarlo francamente.[1]

Queste sono le domande che ruotano nella mente di Engels mentre si decide, anche a rischio della propria incolumità, a frequentare i quartieri operai (dove conoscerà Mary Burns, che lo accompagnerà per gran parte della sua vita) e di cominciare a raccoglierne le idee per un resoconto giornalistico. Nella mente di Engels infatti c’è l’idea di costruire un libro che, diffuso in Germania, potesse riequilibrare l’astrattezza di pensiero dei Giovani Hegeliani e irrobustire di aspetti economici e sociali le idee di Hess.

 

2.2 La condizione della classe operaia in Inghilterra

La condizione della classe operaia in Inghilterra

Lo pubblicherà tre anni dopo, col titolo La condizione della classe operaia in Inghilterra, che rappresenta il debutto di Engels nel marxismo e che ruota attorno a un concetto fondamentale: la classe operaia vive condizioni sociali simili laddove il capitalismo è sviluppato. Può essere più o meno numericamente grande, ma occupa sempre lo stesso ruolo. Engels lo farà pubblicare nel pieno del lavoro all’Ideologia tedesca di Karl Marx e non potrà occuparsi della divulgazione. Questo spiega le alterne fortune di questo lavoro che verrà riscoperto solo 30 anni dopo, quando il movimento socialista in Europa sarà diventato il movimento politico più organizzato del mondo.

E’ lo sviluppo della borghesia a creare una forte classe operaia. Detto altrimenti, sono le fortune dei padroni ad armare i propri becchini. Engels sottolinea da subito l’impatto della rivoluzione industriale nel mutare qualitativamente non solo lo scenario politico dell’Inghilterra, ma la stessa mentalità degli attori in campo:

Insomma, gli operai industriali inglesi di allora vivevano e ragionavano allo stesso modo che, ancora oggi si trova qua e là in Germania, ritirati ed riservati, senza attività intellettuale e senza oscillazioni violente nella loro situazione. Di rado sapevano leggere ed ancor molto meno scrivere, andavano regolarmente in chiesa, non facevano politica, non partecipavano a cospirazioni, non pensavano, si divertivano con gli esercizi del corpo, ascoltavano  leggere con tradizionale devozione la Bibbia e, nella lor semplice umiltà, erano in ottimi rapporti con le classi più elevate della società. In cambio di tutto questo, però, erano morti intellettualmente, vivevano solo per i loro meschini interessi privati, per il loro telaio ed il loro orticello, e non sapevano  nulla del grandioso movimento che fuori pervadeva l’umanità. Essi si sentivano a proprio agio nella loro tranquilla vita vegetativa, e, senza la rivoluzione industriale, mai sarebbero usciti da questa esistenza, certo molto comoda e romantica, ma indegna d’uomini. Infatti non erano veramente esseri umani, ma semplici macchine da lavoro al servizio di pochi aristocratici che fino allora avevano guidato la storia; la rivoluzione industriale, invero, non ha fatto altro che portare tutto ciò alle ultime conseguenze, completando la trasformazione dei lavoratori in pure e semplici macchine e toglierndo loro l’ultimo resto d’attività indipendente, ma appunto perciò spingendoli a  pensare ed a pretendere una condizione umana.[2]

Ed ancora:

Al posto degli antichi maestri e garzoni subentrarono grandi capitalisti ed operai, i quali non avevano alcuna la prospettiva di elevarsi sopra la loro classe; i mestieri artigiani vennero esercitati come nelle fabbriche, la divisione del lavoro venne rigorosamente applicata ed i piccoli maestri artigiani che non potevano concorrere contro i grandi stabilimenti industriali, furono sospinti nella classe proletaria. Nel stesso tempo per la soppressione dell’artigianato fino allora esistito con l’annientamento della piccola borghesia, fu tolta all’operaio ogni possibilità di divenire egli stesso borghese. Sinora egli aveva avuta sempre la prospettiva di porsi a sedere in qualche luogo come maestro artigiano stabile e di poter prendere più tardi forse dei garzoni; ma ora, ove gli stessi maestri artigiani stessi erano soppiantati dai fabbricanti, ora che per l’esercizio indipendente di un’azienda erano necessari grandi capitali, divenne il proletariato per la prima volta una classe reale, una classe fissa della popolazione, mentre per l’innanzi era stato spesso soltanto uno stadio di passaggio verso borghesia. Chi adesso nasceva lavoratore, non aveva nessun altra prospettiva che di rimaner tale per tutta la vita. Ora soltanto il proletariato fu per la prima volta nella condizione di muoversi indipendentemente.[3]

In effetti, i resoconti giornalistici di Engels giocheranno un ruolo fondamentale nel condizionamento di Marx. Da questi studi deriva la spinta a dedicarsi all’economia come forza motrice del ribaltamento della dialettica.

Guardate ad esempio con quanta chiarezza Engels anticipa gli assi portanti dell’analisi che pochi anni dopo strutturerà con Marx:

Già abbiamo sopra osservato come l’industria centralizzi la proprietà nelle mani di pochi. Essa esige grandi capitali con cui innalza colossali stabilimenti e perciò rovina la piccola borghesia artigiana e con cui si fa soggette le forze della natura per cacciare dai mercati i singoli operai. La divisione del lavoro, l’utilizzazione della forza-idraulica e specie del vapore e della meccanica, sono le tre grandi leve, con cui l’industria, dalla metà del secolo passato, lavora a scardinare il mondo. La piccola industria creò la classe media, la grande industria creò la classe lavoratrice e portò sul trono i pochi predestinati della classe media, ma solo per rovinarli un giorno con tanta maggior sicurezza. Frattanto, nondimeno, è un fatto non negabile e facilmente spiegabile, che la numerosa piccola classe media del «buon tempo antico» è distrutta dall’industria e disciolta da una parte in ricchi capitalisti e dall’altra in poveri lavoratori. Ma la tendenza centralizzatrice dell’industria non si ferma a ciò. La popolazione si centralizza tanto come il capitale; naturalmente, poichè nell’industria l’uomo, il lavoratore, viene soltanto considerato come una parte del capitale a cui il fabbricante per compenso, poichè il lavoratore gli si dà da sfruttare, concede interessi sotto nome di salario. Il grande stabilimento industriale richiede molti operai, i quali lavorano assieme in un edificio; essi devono abitare assieme, essi formano già un villaggio pur quando la fabbrica è piccola.[4]

A Manchester Engels fa esperienza del primo sciopero della sua vita, che si conclude con una sonora sconfitta. Gli operai reclamano paghe migliori e orari di lavoro ridotti, dal momento che per 15 ore al giorno la classe operaia inglese a stento era in grado di mettere insieme il pranzo con la cena. Ma vengono presi per fame e non hanno denaro per continuare a scioperare: impareranno solo con l’esperienza il metodo delle casse di resistenza nella lotta.

Nel lavoro di Engels è anticipata l’analisi centrale del marxismo: il salario dei lavoratori non copre l’intera giornata di lavoro ma solo una parte; il resto è tutto lavoro gratuito che intasca il padrone e che reinveste. L’accumulo di ricchezze nelle mani della borghesia discende da questo processo elementare, che però la scienza economica borghese non aveva svelato.

Rivolta dei cartisti

Lo sfruttamento capitalistico è tutto qui. Ma l’aspetto più importante per noi è che Engels non osserva fabbriche e quartieri operai col distacco che un naturalista avrebbe osservando una farfalla in un prato. Osserva per capire quali siano le condizioni per l’azione della classe operaia. Soprattutto, osserva per agire egli stesso e trovare una organizzazione a cui aderire.  La trova nei Cartisti, l’organizzazione che rivendica una Carta dei diritti per la classe operaia inglese. Eppure, ne viene respinto. La diffidenza delle organizzazioni operaie inglesi nei confronti degli intellettuali, per lo più tedeschi è ancora molto grande. L’influenza del nazionalismo borghese nel movimento operaio è ancora molto forte.

Eppure ciò che conta è ben altro:

Poichè il borghese inglese si ritrova nella legge come nel suo dio, perciò la ritiene sacra, per questo per essa ha il bastone dell’agente di polizia, il quale è propriamente il suo bastone, una forza meravigliosa per far tacere. Ma ciò non è vero per l’operaio. L’operaio sa troppo bene e lo ha esperimentato troppo spesso, che la legge per lui è una verga con la quale fu vincolato dal borghese, e, se egli non deve, non ne tiene alcun conto. Ed è ridicolo l’affermare che l’operaio inglese abbia paura della polizia, quando in Manchester la polizia riceve tutte le settimane delle bastonate e quando l’anno scorso fu tentato una volta un’assalto ad un posto di polizia assicurato con porte di ferro e con imposte pesanti. La forza della polizia nello sciopero del 1842 consistette, come dicemmo, soltanto nella perplessità degli operai stessi.

Quindi, concludendo, gli operai non rispettano la legge, ma semplicemente lasciano valere la sua forza, quando essi non ne hanno per cambiarla; così è naturalissimo che facciano per lo meno delle proposte per mutare la legge, che essi vogliano in luogo della legge borghese la legge proletaria. Questa legge domandata dal proletario è la Carta del popolo (people’s charter) la quale secondo la forma è puramente politica e chiede una base democratica per la Camera bassa. Il Cartismo è la forma compatta dell’opposizione contro la borghesia. Nelle unioni e nei turn-outs [scioperi], l’opposizione non si generalizzò mai; solo erano i singoli operai o le sezioni operaie le quali lottavano contro i singoli borghesi; quando la lotta divenne generale, questa raramente fu lo scopo di parte degli operai e se avvenne a disegno ebbe per base il Cartismo.

Ma nel Cartismo v’è tutta la classe operaia, la quale si solleva contro la borghesia e innanzi tutto assale la forza politica della stessa, la muraglia legale con cui s’è circondata. [5]

Contrariamente a quanto si pensa, Engels trascorre i tre anni a Manchester a stretto contatto con i socialisti tedeschi. Conosce un giovane filosofo che ha assunto la direzione della Nuova Gazzetta Renana, Karl Marx. I rapporti tra i due sono inizialmente freddi. Engels si propone come corrispondente da Manchester e Marx accetta, seppur con riluttanza. Engels è pur sempre il figlio di un padrone e non ha ancora avuto la possibilità di mostrare la propria stoffa giornalistica.

Ma non ha molte possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La Nuova Gazzetta Renana non resiste un anno. Marx ne conquista la direzione nel novembre 1842, quando Engels è da poco in Inghilterra, ma meno di un anno dopo la polizia di Federico Guglielmo IV la chiude. Eppure il contatto ormai è fatto. Marx ha l’occasione di confrontarsi per la prima volta con questo giornalista che pone così tanta importanza al fattore economico come condizione di sviluppo della classe operaia. Un fattore apparentemente così distante dalla condizione sociale tedesca. Eppure, in tutta questa insistenza c’è qualcosa di significativo: è come se questa classe operaia fosse tanto importante per il capitalismo in sè, più che per la storia passata.

Sono riflessioni di entrambi ma rimangono ancora involute. Solo l’incontro tra i due potrà far maturare quel passo in avanti necessario per ribaltare pienamente la dialettica in senso materialistico e trasformarla in una filosofia dell’azione, con la classe operaia al centro del meccanismo di rovesciamento del capitalismo. Quando la corona prussiana chiude la Nuova Gazzetta Renana, Marx deve scappare a Parigi.

Engels invece rimane a Manchester fino all’inizio del 1844. Poi viene richiamato a casa dal padre, sconfitto dalle continue ed entusiaste lettere che il figlio scriveva alla sorella nelle quali gli decantava la forza della classe operaia inglese.

Ed precisamente qui che la sua vita cambia. Devia a metà strada per Parigi, desideroso di conoscere Marx di persona. Ne nasce un’amicizia che durerà una vita e porterà ad una visione del mondo, che ancora oggi, non sembra avere alternative.

 

Note:

[1] F. Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra – III-Le grandi città p.87, edizioni Lotta comunista, Milano

[2] F. Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra – Introduzione, cit, pp. 63-64.

[3] Ibidem p. 77.

[4] F. Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, II-Il proletariato industriale, cit,  p. 82

[5] F. Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra – IX-Movimenti operai., cit. , p. 305.