3.1 Nasce il marxismo
Parigi, Berlino, Bruxelles: in meno di due anni Engels cambia tre città e aiuta Marx a maturare una nuova visione del mondo. Eppure, non si deve immaginare questa amicizia fuori dal contesto politico nella quale si crea.
Ancora nel 1844, quando si incontrano per la prima volta, Marx ed Engels sono animati dal desiderio di una rivoluzione democratica in Germania, che rovesci la corona prussiana e unifichi il paese. Si rendono conto che questo passaggio alberga nei sentimenti della borghesia tedesca, che non può pienamente sviluppare i propri affari in un paese che non ha una moneta unica ed è diviso da decine di contrade con leggi differenti. E’ una pressione sociale che la borghesia imprime alla corona prussiana senza avere la forza per guidare una rivoluzione.
Così le riflessioni dei due futuri fondatori del socialismo sono attraversati da subito da questa contraddizione: è storicamente necessario che la borghesia tedesca attui la propria rivoluzione, ma le condizioni sociali che stanno analizzano in tutta Europa portano a pensare a un ruolo sempre crescente della classe operaia. Non è semplice comporre un quadro coerente. Nella vita di tutti i giorni, borghesi e proletari hanno interessi materiali irriducibilmente antagonisti. Come possono avere interessi comuni nella politica generale? Forse questa convergenza può essere temporanea. Ma perchè questo sia possibile la borghesia tedesca deve mostrare di voler andare fino in fondo e fare come la borghesia francese con la corona di Francia: tagliarle la testa. Sarà l’esperienza della rivoluzione di 4 anni dopo, il famoso moto rivoluzionario del 1848, che chiarirà a Marx ed Engels la natura pavida e controrivoluzionaria della borghesia tedesca. Per quanto questo sia ancora il secolo della sua ascesa, politicamente la borghesia ha già terminato la propria spinta progressista.
Ma c’è di più, ovviamente. Il movimento socialista in Germania, Inghilterra e Francia mostra un quadro molto eterogeneo. In Inghilterra spopola il movimento riformista dei Cartisti. In Francia il movimento è dominato da correnti di pensiero socialiste e anarchiche, dirette rispettivamente da Blanqui e Proudhon, che prediligono l’azione diretta alla costruzione del movimento tra i lavoratori.

Eppure gli echi di queste sollevazioni e di questi dibattiti faticano ad arrivare in Germania il cui movimento è ben più arretrato, complice anche la repressione attuata dalla corona prussiana e da quella austriaca. Federico Gugliemo IV permette solo l’esistenza di organizzazioni caritatevoli e figure come Hess e Weitling, tra loro così diverse, si accomunano sull’orizzonte della lotta che indicano al proletariato: la conquista di diritti che porterà al comunismo, non il rivolgimento violento in virtù del loro posto nella società. Queste posizioni erano ancora il riflesso del dominio di figure come Feuerbach e Bauer, con i loro Giovani Hegeliani, che riducevano le loro riflessioni al dominio della pura filosofia. Posizioni apparentemente così astratte celavano in realtà una profonda provincialità se paragonate alle esperienze che aveva fatto Engels in Inghilterra. Ed Engels non può non vederlo.
L’amicizia con Engels convince Marx a mettersi a lavorare sui fattori economici, aspetto che diverrà determinante per la nascita del marxismo. Il materialismo incontra nei fattori economici la chiave di lettura per ricostruire lo sviluppo storico senza che porti necessariamente a una idea di stato o di Dio. Anzi, le conferisce un decorso in cui il futuro non è scritto ma è possibile solo prevedere le tendenze di sviluppo centrali, quelle che si conserveranno e porranno le basi per le fasi successive.
Tuttavia, è chiaro che nessun passo in avanti sarebbe possibile senza fare definitivamente i conti con i Giovani Hegeliani. Alla Germania serviva un movimento politico, non esclusivamente speculativo.
Dunque il marxismo è un parto difficile. E’ il travaglio intellettuale di due rivoluzionari che hanno fatto l’esperienza degli scioperi della classe operaia inglese, dei proclami del socialismo francese e della censura della corona prussiana. Poteva nascere solo come movimento polemico, eruttando dalle crepe lasciate aperte dalla genericità di Feuerbach e Bauer. E così avviene.
3.2 L’ideologia tedesca

Il sodalizio porta alla stesura di due opere in due anni, tra il 1844 e il 1845: La sacra famiglia, o critica della critica critica e l’Ideologia tedesca, destinate a porre le basi sistematiche del materialismo dialettico. Da questi lavori discendono tutte le opere dei nostri due rivoluzionari.
Entrambe dirette contro i Giovani Hegeliani come Feuerbach, Bruno Bauer ed Hess ed anche contro i “veri socialisti”, ossia l’ala radicale che accoglie sia attivisti come Weitling e Grun, queste due opere rileggono lo sviluppo storico dell’umanità alla luce dei fattori economici e interpretano l’epoca contemporanea, caratterizzata dall’ascesa del capitalismo, come un’epoca di scontro tra borghesia e proletariato. Con queste opere esce di scena il concetto generico di “umanità” o di “specie umana”, sostituito da classi sociali concrete e storicamente determinate.
E’ la dialettica di Hegel sì, ma completamente rovesciata. E’ il materialismo di Feuerbach certo, ma senza la separazione delle diverse epoche storiche. Giovani o vecchi hegeliani, in fondo non c’è poi gran differenza:
I Giovani hegeliani concordano con i Vecchi hegeliani in quanto credono al predominio della religione, dei concetti, dell’universale nel mondo esistente; solo che gli uni combattono quel predominio come usurpazione, mentre gli altri Io esaltano come legittimo.[1]
La dialettica rovesciata e il materialismo impregnato di dialettica sono le basi del marxismo, una filosofia dell’azione:
A nessuno di questi filosofi, è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale. I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti reali, dai quali si può astrarre solo nell’immaginazione. Essi sono gli individui reali, la loro azione e le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione. Questi presupposti sono dunque constatabili per, via puramente empirica. Il primo presupposto di tutta la storia umana è naturalmente l’esistenza di individui umani viventi. Il primo dato di fatto da constatare è dunque l’organizzazione fisica di questi individui e il rapporto, che ne consegue, verso il resto della natura.[2]
Questo permette di rileggere la storia umana come storia dello sviluppo delle forze produttive, a cui corrispondono determinati rapporti di produzione. Non è una interpretazione che cade dal cielo. Discende dal concetto di divisione del lavoro che, nella nostra società capitalistica, divide la realtà in borghesi e proletari attorno a quali orbita una galassia di piccoli commercianti, sparpagliati e disomogenei.

Dunque il materialismo di Marx ed Engels è dinamico. Non concepisce l’uomo astratto ma l’uomo calato nel suo contesto materiale. Da qui discende che ogni epoca matura le condizioni del suo superamento e gli uomini, pur non potendosene distaccare completamente, la modificano e ne deviano lo sviluppo:
Il fatto è dunque il seguente: individui determinati che svolgono un’attività produttiva secondo un modo determinato entrano in questi determinati rapporti sociali e politici. In ogni singolo caso l’osservazione empirica deve mostrare empiricamente e senza alcuna mistificazione e speculazione il legame fra l’organizzazione sociale e politica e la produzione. L’organizzazione sociale e lo Stato risultano costantemente dal processo della vita di individui determinati; ma di questi individui, non quali possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente, cioè come operano e producono materialmente, e dunque agiscono fra limiti, presupposti e condizioni materiali determinate e indipendenti dalla loro volontà.
La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc. di un popolo. Sono gli uomini i produttori delle loro rappresentazioni, idee, ecc., ma gli uomini reali, operanti, così come sono condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dalle relazioni che vi corrispondono fino alle loro formazioni più estese. La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall’essere cosciente, e l’essere degli uomini è il processo reale della loro vita.
Se nell’intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico. Esattamente all’opposto di quanto accade nella filosofia tedesca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita.
Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell’uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma sono gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza[3].

Tutto il dibattito filosofico avvenuto finora non cade dal cielo. E’ il riflesso di condizioni materiali precise: riflette lo scontro tra classi sociali differenti, per quanto questo scontro possa essere sfumato dalle difficoltà della riflessione filosofica.
Un materialismo di questo tipo deve condurre necessariamente all’azione, come Marx riassumerà precisamente nelle Tesi su Feuerbach, sempre del 1845:
I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.[4]
E’ l’opera che pone Marx ed Engels come i legittimi capi del movimento comunista pur non aderendo ancora ad alcuna organizzazione. Eppure l’Ideologia tedesca non avrà il successo che merita. Come ricorda Gustav Mayer:
“Il libro ebbe una sorte singolare: per la severa censura dell’epoca, nessun editore tedesco o svizzero osò pubblicarlo. Intanto Marx aveva appena finito la sua polemica contro Proudhon: altra ragione che gli impedì di trovare un editore. Il 9 marzo 1847, Engels scriveva all’amico: ‘Au reste, se dando a un editore i nostri manoscritti si impedisce di dar poi il tuo libro, allora, in nome del diavolo, butta i manoscritti in un cantone, perché è molto più importante che esca il tuo libro.’ E infatti essi lasciarono l’Ideologia tedesca alla critica roditrice dei topi”[5]
E’ probabile che questo lavoro serva prevalentemente a Marx ed Engels a chiarirsi le idee sulla natura del loro materialismo. Ed in effetti entrambi si ricongiungono nel 1845 a Bruxelles, dove trascorreranno insieme il periodo più lungo della loro amicizia. Da qui in poi comincia la loro storia di coppia dirigente del movimento comunista.
Note:
[1] K. Marx, F. Engels, L’Ideologia tedesca, cap II
[2] Ibidem
[3] Ibidem
[4] K. Marx, Tesi su Feuerbach
[5] G. Mayer, Friedrich Engels, pag. 72, Einaudi editore