“Io non mi accingo a profetizzare quanto occorre per questo processo. Chi di noi sta a fare i conti, che c’importa se la nostra vita appena basta allo scopo? Importa soltanto che noi sappiamo con chiarezza e precisione quel che si deve fare.”
Rosa Luxemburg

L’unica rivoluzione sconfitta è quella da cui non si vogliono apprendere lezioni. E l’unico rivoluzionario morto è quello di cui si perdono e si falsificano gli ideali. Abbiamo cercato di parlare di Rosa Luxemburg e non al suo posto; e se questo documento servirà da stimolo a leggere direttamente i suoi testi avrà raggiunto grossa parte del suo obiettivo.

Molti hanno cercato di mettere in bocca alla Luxemburg concetti che non pensò e polemiche che non intraprese. Per questo vogliamo prenderci la totale paternità di questa conclusione: i rivoluzionari tedeschi mancarono nel capire la degenerazione della socialdemocrazia prima del 1914. Mancarono probabilmente durante la guerra nel radicarsi nelle aziende tedesche. Mancarono quando si affidarono esclusivamente alla popolarità di Liebknecht. Mancarono forse quando in piena rivoluzione furono travolti dalle proprie sbandate estremiste. Ma tutte queste mancanze, in un certo senso, non sono che la conseguenza di un unico errore di fondo: quando il tempo ancora lo permetteva, non organizzarono una vera e propria tendenza marxista interna all’Spd. Una tendenza capace di formare i propri quadri sistematicamente, di partecipare ai principali partiti e sindacati della classe mantenendo comunque una propria indipendenza ideologica e organizzativa. Ad oggi riteniamo che questo sia ancora il punto, questo è il compito, e chi lo saprà assolvere, senza perdersi nella routine quotidiana e nell’opportunismo, avrà con sé la vittoria.

Abbiamo cercato di sfatare qualsiasi luogo comune riguardo alla contrapposizione tra la Luxemburg e Lenin, e di riportare le loro reciproche polemiche nel giusto contesto. Tutto ciò che abbiamo spiegato in fondo era già stato riassunto nelle parole che Lenin scrisse in ricordo della Luxemburg:

Accade a volte alle aquile di scendere persino più in basso delle galline, ma mai alle galline di salire al livello delle aquile. Rosa Luxemburg si è sbagliata sulla questione dell’indipendenza della Polonia; si è sbagliata nel 1903 nella sua valutazione sul menscevismo; si è sbagliata nella sua teoria sull’accumulazione del capitale; (…) si è sbagliata nei suoi scritti dalla prigione nel 1918 (per altro, essa stessa, dopo essere uscita di prigione, alla fine del 1918 e all’inizio del 1919 ha corretto una gran parte dei suoi errori). Ma malgrado i suoi errori essa è stata e rimane un’aquila; e non soltanto il suo ricordo sarà sempre prezioso per i comunisti del mondo intero, ma anche la sua biografia e le sue opere complete(…) costituiranno una lezione utilissima per l’educazione di numerose generazioni di comunisti del mondo intero. [1]

Marx scrisse una volta che i lavoratori, privati di una piena umanità dalla schiavitù salariata, sono per questo più vivi e umani nella lotta di opposizione al sistema che li opprime. Difficile dire quante vite abbia vissuto Rosa Luxemburg in un’esistenza sola e quale fu l’intensità dei suoi ultimi giorni. Quello che è certo è che in quei due mesi di rivoluzione poté osservare un’umanità di natura completamente differente. Nelle rare pause che ebbe durante la rivoluzione, passeggiando con Liebknecht per le strade di Berlino, notò le grandi masse che si muovevano per le strade: “Non era la solita gente che va a spasso; erano masse di persone che discutevano di politica e avevano un’espressione raggiante.” Fu colpa di tali masse la sconfitta della rivoluzione? Nessun pensiero sarebbe stato più lontano da lei. A loro dedicò la sua vita e il suo ultimo articolo, “L’ordine regna a Berlino”. Le sue ultime parole sono ancora oggi la nostra prima consegna:

La direzione è mancata. Ma essa può e deve essere creata a nuovo dalle masse e tra le masse. Le masse sono il fattore decisivo, sono la roccia sulla quale sarà edificata la vittoria finale della rivoluzione. Le masse sono state all’altezza della situazione, esse hanno fatto di questa “sconfitta” un anello di quella catena di sconfitte storiche che sono l’orgoglio e la forza del socialismo internazionale. E perciò da questa sconfitta sboccerà la futura vittoria. “Ordine regna a Berlino!”. Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “di nuovo si rizzerà in alto con fracasso” e a vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono io sarò! [2]


[1]     LENIN, Opere complete, vol. 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, p. 189.

[2]     ROSA LUXEMBURG, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, Milano, 1963. p. 660.