L’istituzione del Green Pass voluta dal governo Draghi ha favorito lo sviluppo del cosiddetto movimento “No Green Pass”. A partire dall’estate abbiamo assistito a decine di manifestazioni, in grado di raccogliere migliaia di persone, semplicemente sulla base della contrarietà al certificato verde per  l’accesso al lavoro e ai luoghi di svago. Una parola d’ordine così generica ha naturalmente dato una chiara impronta interclassista a queste mobilitazioni: al suo interno vi si possono trovare piccoli proprietari, professionisti, lavoratori, ma anche disoccupati e precari. Le posizioni sono le più disparate: dal complottismo novax, fino ai dubbiosi, con le organizzazioni di destra che giocano un ruolo importante, in qualche caso anche egemone[1].[2] Non è nostra intenzione fare la dissezione di questo movimento. Né ci interessa tanto pesarne sul bilancino l’ingombro dell’estrema destra quanto capire il processo che ha permesso di aggregarlo. La stampa industriale ne ha dato un risalto continuo, strumentalizzandone il peso per divaricare la discussione sul piano sanitario e compattare un fronte di sostegno al governo.

 

Quando nel febbraio 2020 scoppiò la pandemia, il governo Conte si trovò a fronteggiare l’emergenza senza essere assolutamente attrezzato. Anni di tagli alla sanità territoriale, e una gestione differenziata a livello regionale hanno mostrato la fragilità del sistema sanitario (in primis il disastro lombardo). Dalla gestione del primo lockdown con chiusure mirate, fino all’istituzione delle zone a colori, il governo ha cercato di fronteggiare l’emergenza. L’elemento che però vorremmo sottolineare è come il comportamento dell’esecutivo sia stato improntato principalmente alla tutela del profitto più che alla tutela della salute. Dopo i primi scioperi spontanei nelle fabbriche, Conte pensò inizialmente di chiudere tutte le imprese (ad eccezione dei servizi essenziali). La decisione suscitò un’ondata di indignazione da parte di Confindustria, che costrinse il governo a convocare un tavolo con le parti sociali. Il risultato fu l’inserimento di diverse deroghe alle chiusure[3]. Con l’arrivo dell’estate ci fu una sorta di “liberi tutti” per rilanciare il turismo. Finendo così per rilanciare anche il virus. Infine, le misure per spingere i lavoratori a spendere in occasione delle feste natalizie, come il Cashback poi ritirato dal governo Draghi[4], non hanno impedito al governo di scaricare la colpa su chi nel weekend si ammassava  nei centri commerciali.

 

Il governo Draghi ha dovuto invece gestire la fase successiva. Nato come governo di unità nazionale principalmente per i soldi del PNRR, si è inevitabilmente occupato anche della campagna vaccinale. La discussione sul ritorno alla Fornero, l’inesistenza di seppur timide misure antidelocalizzazioni (soprattutto alla luce della vertenza GKN), e il dibattito sul reddito di cittadinanza svelano il vero orientamento del “governo dei migliori”. Ma è soprattutto la condotta della campagna vaccinale che mostra la natura di questo esecutivo. Pur senza soffermarsi troppo sugli obiettivi iniziali di somministrazione del Generale Figliuolo (ottimi per le prime pagine dei giornali, ma totalmente irrealistici), la gestione sanitaria è stata impostata secondo delle contrapposizioni volutamente indirizzate a dividere un potenziale fronte di opposizione: “Democratici contro populisti”, “responsabili contro irresponsabili”, “provax contro NoVax”. Come se bastassero degli slogan a creare la fiducia nel vaccino. L’informazione ha giocato un ruolo chiave (fin dall’inizio della pandemia) trasformando i virologi in superstar.

 

Ma questo processo mediatico è speculare alla caduta di autorità della comunità scientifica e delle autorità sanitarie, promossa dal mercato e dalla mercificazione del processo di ricerca. Come scrive Ed Yong, tra i più importanti giornalisti scientifici degli ultimi anni: “Gli incentivi accademici perversi che premiano i ricercatori per la pubblicazione di studi su riviste di alto profilo stanno spingendo interi campi di ricerca verso risultati sciatti e irriproducibili; durante la pandemia gli scienziati ci hanno inondato di ricerche raffazzonate e fuorvianti. Gli esperti invitavano i cittadini ad ‘ascoltare la scienza’ come se la scienza fosse un librone di fatti e non un’entità amorfa e dinamica, nata dalla mente collettiva di migliaia di individui che litigano e discutono sui dati che possono essere interpretati in una varietà di modi. […] L’ingenua illusione che la scienza sia al di sopra della politica ha fatto sì che molti ricercatori fossero impreparati ad affrontare una crisi globale che nella sua sostanza era sia scientifica che politica.”[5] Anche l’istituzione del green pass non ha spinto in maniera definitiva verso una immunizzazione di massa, per quanto vada riconosciuto che l’Italia sia uno dei paesi europei con la percentuale più alta di vaccinati.

 

Dobbiamo rifiutare l’impostazione del dibattito a cui assistiamo tutti i giorni, principalmente perchè esso non ha aiutato a debellare le posizioni negazioniste e antivacciniste, riconducibili principalmente alla destra più o meno estrema. Fin da subito partiti come Fratelli d’Italia o la Lega, e movimenti dichiaratamente neofascisti sono stati capaci di giocare un ruolo determinante, a volte infiltrando, a volte accarezzando il mondo del negazionismo. Certo, sarebbe sbagliato definire il movimento NoVax come un movimento fascista. Al suo interno ci sono anche persone che nutrono legittime perplessità (seppur privi di una reale base scientifica alternativa a quella che supporta la ricerca vaccinale), ma è indubbio che le forze reazionarie giochino un ruolo importante in esso. L’assalto alla Camera del Lavoro di Roma è una prova implicita di questo stesso ruolo. E’ importante notare come, pur partendo da un punto di vista differente e con posizioni molto più becere, anche la destra difenda il primato del profitto sulla salute. In particolare Giorgia Meloni ha spesso accusato i governi di massacrare le piccole e medie imprese. Anche Matteo Salvini, quando si trovava all’opposizione, ha appoggiato il movimento dei ristoratori “Io Apro”, in opposizione alle chiusure decise dal governo Conte. Per attrarre anche altri settori, hanno dovuto spostare il discorso sulle limitazioni della libertà (individuale naturalmente, non sia mai che la destra parli di qualcosa dal punto di vista collettivo), e sulla presunta instaurazione della cosiddetta “dittatura sanitaria”, secondo un impianto puramente interclassista (riuscendo ad attrarre anche alcuni fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, come l’ex deputata Sara Cunial o Gianluigi Paragone, seppur con un percorso diverso dalla sua ex collega di partito).

 

Poche settimane fa l’ISS ha pubblicato il bollettino del mese di settembre. “Su 120.244 contagiati totali, 70.900 non sono vaccinati e 40.060 completamente vaccinati. I ricoverati per Covid non vaccinati sono 6.160, e 2.408 con due dosi. In terapia intensiva ci sono 717 non vaccinati e 174 vaccinati.” scrive Milena Gabanelli sul Corriere della Sera. E aggiunge: “Oggi di fatto due su tre che si contagiano e vengono ricoverati sono non vaccinati (e 3 su 4 di quelli in terapia intensiva.” E ancora: “In sintesi: fino a 59 anni il rischio di essere ricoverato è venti volte più alto per un non vaccinato, quindici volte in più per un 60-79 enne, e di nove volte in più per un over 80. Sempre l’elaborazione dati dell’Istituto superiore di Sanità mostra che l’età mediana di chi è vaccinato con due dosi finisce in ospedale prevalentemente in età più avanzata, 79 anni, che scende a 52 anni per i non vaccinati. In terapia intensiva per i non vaccinati è 61 anni, contro i 74 dei vaccinati. L’età mediana si differenzia dalla media perché rappresenta il valore intermedio fra gli estremi.”[6] Anche l’ultimo rapporto dell’ISS di pochi giorni fa conferma questa tendenza.[7]

 

Questi dati mostrano un’efficacia statistica dei vaccini nel contenere questa fase della pandemia, indipendentemente dal legame tra profitto delle multinazionali farmaceutiche e mercato vaccinale (ricordiamo bene il ricatto a cui sottoponevano i vari stati che avevano contribuito a finanziare la produzione del siero). Le tecnologie di base dei vaccini a mRNA (come quelli di Pfizer e Moderna) ad oggi sono il punto più alto della ricerca medica vaccinale. Questa conquista è soffocata dalla proprietà che ne utilizza la domanda per accumulare osceni profitti e che ne detiene i brevetti. La contraddizione tra efficacia del vaccino e proprietà aziendale che vi specula sopra è precisamente tutta qui e limitarsi a contrapporla non ci farà fare un solo passo avanti. Che il vaccino sia efficace seppur prodotto da una multinazionale non ci spinge a negare il vaccino ma sostenere il vaccino  non ci spinge ad abbracciare una multinazionale. Questa contraddizione va invece sciolta con la forza dell’ abolizione brevettuale e della nazionalizzazione della produzione e della ricerca, un compito che i governi borghesi non possono e non vogliono assolvere, che la destra non sfiora nemmeno, ma che deve essere al centro di una mobilitazione di classe.

 

Dopo le difficoltà iniziali, la campagna vaccinale ha avuto una accelerazione nel corso dell’estate. Tuttavia, non è stata in grado di raggiungere una percentuale soddisfacente, fallendo così l’obiettivo dell’immunità di gregge. Da un lato lo zoccolo duro dei Novax, come prevedibile, non ha ceduto. Dall’altro anche chi, in buona fede, nutriva dei dubbi, non ha ritenuto necessaria la somministrazione. Il governo si è quindi ritrovato a scegliere tra l’obbligo vaccinale e un provvedimento di natura amministrativa per spingere le persone verso la somministrazione. Con l’istituzione del green pass ha scelto la seconda opzione, per evitare da un lato l’imposizione dell’obbligo per decreto, per tutelare dall’altro alcuni settori economici. Tutto ciò ha però avuto un duplice effetto negativo. Non ha dato la spinta decisiva alla campagna vaccinale, e ha favorito la creazione del movimento no green pass che al suo interno vede, anche in questo caso, un ruolo significativo da parte dell’estrema destra negazionista. Per queste ragioni riteniamo che il green pass sia una misura totalmente insufficiente, che crea discriminazioni, senza convincere le persone della necessità del vaccino come strumento principale nella lotta al virus. Forse potrebbe rendere un po’ più sicuri i luoghi di svago come i ristoranti, le palestre o gli stadi. In effetti la vaccinazione di per sé non impedisce la diffusione del virus, può solo limitarla. Il vero effetto del vaccino sta nel depotenziamento dei sintomi degli infetti. Ma in ultima analisi il Green Pass scarica le responsabilità sul comportamento dei singoli per distogliere il dibattito dalla distruzione della sanità pubblica a cui nemmeno questo governo ha posto rimedio.

La pandemia si estinguerà solo quando l’immunità sarà statisticamente dominante, una conquista che potrà essere ottenuta con la combinazione tra somministrazione vaccinale e acquisizione di una certa immunità naturale. In ogni caso, si tratta di un compito non assolvibile entro i confini nazionali, perché la globalizzazione delle merci è anche quella del virus. Pertanto sul piano specificamente sanitario, nelle attuali condizioni, un ristorante pieno di vaccinati sarà solo relativamente più sicuro di un ristorante a composizione mista. Sebbene possa limitare la possibilità di diffusione del virus e la sua infettività. Per questo rimane comunque un palliativo. Nè possiamo fingere di non vedere che l’introduzione del green pass nei luoghi di lavoro crea un precedente per la definizione delle condizioni di lavoro del dipendente.  Gli industriali hanno mandato al macello la forza  lavoro durante la prima fase della pandemia ed oggi  perseverano con una politica di tagli ai trasporti e agli ospedali. Spetta a loro garantire strutture, turnazione, spazi e dispositivi, perché tutti, vaccinati e non, lavorino in sicurezza. Procedure che oggi distinguono i dipendenti tra vaccinati e non senza prendersi la responsabilità di introdurre l’obbligo vaccinale, domani potrebbero introdurre una divisione già nella selezione stessa della forza lavoro sulla base delle condizioni di salute. In paesi come gli Stati Uniti, dove l’assicurazione sanitaria privata è collusa con le procedure di assunzione dei dipendenti, potrebbe presto diventare realtà.

 

Il movimento No Green Pass può essere paragonato in toto al movimento NoVax? Se rispondessimo affermativamente a questa domanda, andremmo incontro a un’esagerazione. E’ indubbiamente vero però che ci siano degli evidenti punti di contatto tra i due movimenti, anche dal punto di vista politico. La Lega, dal momento che è al governo, non può intervenire direttamente in questo movimento. Fratelli d’Italia ha invece le mani più libere, trovandosi all’opposizione. Ma è il partito di Paragone (Italexit) che partecipa in maniera più attiva, così come i movimenti neofascisti (Forza Nuova su tutti). E’ l’interclassismo piccolo borghese che anima le manifestazioni del weekend, alle quali partecipano, di volta in volta, qualche migliaio di persone. Per quanto si tratti di cortei a cui partecipano anche lavoratori o famiglie che legittimamente esprimono i propri dubbi su questa misura, dobbiamo sottolineare che parole d’ordine come “no alla dittatura sanitaria”, o la rivendicazione di una generica “libertà” (per non parlare del paragone strumentale con la situazione degli ebrei durante il nazismo), non appartengono certo alla tradizione del movimento operaio organizzato.

 

Ha fatto bene la sinistra sindacale, così come i sindacati extraconfederali a criticare l’estensione del Green Pass ai luoghi di lavoro. Tuttavia, proprio per quello che abbiamo scritto, riteniamo che sia un errore che alcuni di essi intervengano all’interno di queste manifestazioni. L’unico modo per sottrarre all’egemonia reazionaria i settori in buona fede delle proteste contro il green pass, è costruire un movimento di massa che ponga al centro delle mobilitazioni un programma di opposizione complessiva alle politiche governative, come da mesi sta cercando di fare il collettivo di fabbrica che guida la lotta della GKN. Deve essere chiaro che la lotta contro le delocalizzazioni, la lotta contro il precariato o la difesa delle pensioni, sono temi sicuramente più unificanti per i lavoratori, e molto più incisivi nella lotta alle politiche del governo e alle idee della destra xenofoba. La battaglia contro l’arroganza di Confindustria è un tema totalmente assente in queste manifestazioni. Non a caso Forza Nuova a Roma ha attaccato la CGIL. Non c’è nulla di “anticapitalista” in questi cortei, ai quali, oltre ad alcuni lavoratori, partecipa quella stessa piccola borghesia (come una parte del movimento “Io apro”) sensibile a una certa propaganda politica. Le parabole delle mobilitazioni di Trieste e Genova, anziché dimostrare la natura operaia di queste lotte, hanno mostrato precisamente l’opposto. Per ogni coinvolgimento di gruppi minoritari di lavoratori, entrambi i presidi si sono sganciati dall’attività dei sindacati di riferimento e hanno posto una barriera al coinvolgimento di altre categorie. Non poteva essere altrimenti, vista la natura confusa e interclassista del movimento.

 

Il “governo dei migliori” si è mostrato ancora una volta totalmente impreparato nell’affrontare queste manifestazioni, che vanno avanti ormai da mesi anche con scontri in piazza. Con la scusa di questi scontri, il Ministero degli Interni non ha esitato a introdurre nuove restrizioni al diritto al dissenso , che non sono altro che un’estensione in salsa sanitaria delle leggi antisciopero che affliggono le libertà sindacali. Aggiungiamo a tal proposito anche che la discussione sullo scioglimento di Forza Nuova, dopo le prime dichiarazioni, è di fatto uscita dall’agenda del governo. In modo da non urtare la sensibilità di alcuni partiti che fanno parte della maggioranza. Il  centrosinistra naturalmente si è adeguato. L’aspetto centrale che ci preme sottolineare è questo: finchè la sanità pubblica rimarrà in una condizione di emergenza, con terapie intensive e reparti sempre sull’orlo del collasso, con la medicina territoriale in ginocchio e senza strutture pubbliche dove effettuare tamponi gratuiti in massa, la fragilità della risposta sanitaria alla pandemia sarà sempre presente. E sarà funzionale a quei settori di classe dominante che vogliono depotenziare il movimento di opposizione al governo, dirottandolo sul binario morto della discussione sul Green Pass.

 

 

E’ implicito che questa fase crei una distrazione anche per il dibattito nella sinistra radicale, che dovrebbe convogliare tutte le sue attenzioni su lotte operaie come quelle della GKN. Se generalizzata, una lotta del genere potrebbe riportare su un assetto di classe tutto il nostro dibattito.  La  stampa distorce la partecipazione ai cortei No Green Pass,  ingigantendone la forza, per cementare ulteriormente il consenso nei confronti del governo Draghi. Non dobbiamo però farci guidare dall’impressionismo. E’ probabile che la situazione di tensione che al momento non riesce a svilupparsi su un terreno più avanzato e più favorevole per il movimento operaio, si esprima oggi su quello che è indubbiamente un terreno arretrato come quello del movimento no green pass. Questo non significa che ci troviamo di fronte all’avanzare imponente di idee fasciste e antiscientifiche. Nè significa che   certe tensioni siano inesistenti. Significa più probabilmente che al momento le contraddizioni non sono ancora esplose, e che quindi parole d’ordine come controllo pubblico sulla ricerca, sulla produzione medica e sulla sanità, abolizione brevettuale, significativi finanziamenti ai trasporti, alla scuola e alla sanità non sono ancora al centro delle discussioni del movimento operaio. Le direzioni dei sindacati tradizionali di massa sono responsabili di questo vuoto ma le condizioni oggettive lavorano incessantemente per riportare questa discussione nel loro seno molto prima di quanto si pensi. E’ per questo che dobbiamo studiare questa fase. Per farci trovare pronti quando sarà il momento.

 

[1]            https://www.repubblica.it/cronaca/2021/11/15/news/il_piano_di_forza_nuova_per_sovvertire_il_paese_perquisizioni_in

            _tutta_italia_contro_i_violenti_delle_piazze_no_vax_e_no_gr-326416846/

 

[2]           https://www.lastampa.it/torino/2021/10/16/news/tredicesimo-corteo-no-green-pass-frizioni-interne-tra-anarchici-ed-

            estrema-destra-1.40818009/

 

[3]     https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/03/31/il-nord-non-chiude-boom-di-deroghe-per-le-imprese/5754769/

[4]              https://www.altroconsumo.it/soldi/carte-di-credito/news/cashback

[5]     Ed Yong “The best American science and Nature writing 2021”

[6]     https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/covid-vaccinati-ma-ricoverati-chi-sono-perche/4de5a610-2f49-11ec-bd6a-15e70609c741-va.shtml

[7]     https://www.repubblica.it/cronaca/2021/11/21/news/mortalita_nove_volte_piu_alta_tra_i_non_vaccinati_-327155357/