Questo articolo del settimanale tedesco Der Spiegel, che Internazionale ha tradotto questa settimana e a cui ha dedicato la copertina, mostra quanto i riformisti odino il socialismo al pari dei padroni. La tesi centrale dell’articolo è che è giunto il momento per i governi di ridistribuire la ricchezza perché il mercato non garantisce più lo sviluppo. Solo il ruolo dello stato può salvare il mercato. Tradotto: solo le tasse dei lavoratori potranno salvare ancora una volta i padroni e chiameremo questa politica “socialismo per il 21esimo secolo”. Il tema centrale sottotraccia è che sono necessarie riforme per prevenire la minaccia di una nuova rivoluzione socialista, dato che già negli Stati Uniti un giovane su due ne ha un’opinione positiva.

 

Quanta paura hanno i borghesi ed i riformisti. La macchina non risponde più ai comandi. Fiducia nella crescita non ve n’è più. Come se lo stato, fatto di rappresentanti borghesi, potesse chiedere ai padroni di smettere di essere tali per il nostro benessere e senza la costrizione di una rivoluzione! Se le direzioni del movimento operaio fossero coscienti, il capitalismo sarebbe già caduto. E invece mentre il pianeta muore si getta il fumo negli occhi della piccola conquista di cui accontentarsi.

 

Ecco qui un elenco di citazioni da questo articolo che vi faranno ben capire a quale livello di paura e depistaggio ideologico la sinistra riformista europea cerca di aggrapparsi per darsi una ragione di vita:

 

“Questa volta, però, abbiamo un’occasione reale di dar vita a un capitalismo più equo e sostenibile.”

 

“Di idee per un ordine economico più giusto e sostenibile, ma comunque basato sul mercato, ne circolano tante. Arrivano dagli schieramenti ideologici più diversi, eppure hanno un tratto in comune: meno mercato, più stato e meno crescita.”

 

“Negli Stati Uniti la situazione è ancora più drammatica, dice Dalio (uno degli investitori più ricchi del mondo, proprietario della Bridgewater Associates – ndr). Per decenni la maggior parte dei redditi è rimasta praticamente ferma, mentre dal 1980, cioè dall’inizio dell’epoca neoliberista moderna, i redditi dell’1 per cento più ricco della popolazione si sono quasi triplicati. Per risolvere il problema, Dalio propone ‘la redistribuzione’ “.

 

“Il collasso del pianeta potrà essere fermato solo da un sistema postcapitalista senza più crescita, in cui la produzione rallenta e la ricchezza è redistribuita in modo mirato.”

 

“Ancora oggi ci si comporta come se di fatto fosse impossibile imprimere uno scopo e una direzione al capitalismo. Ma come si fa? ‘E’ semplice’, spiega Mazzuccato (economista statalista borghese – ndr) ‘non bisogna limitarsi a indirizzare cautamente aziende e settori industriali in una certa direzione, bisogna obbligarli’. L’idea di incentivi come la tassa sull’anidride carbonica è buona, ma vuoi mettere l’obbligo per legge di usare esclusivamente cemento ‘verde’, magari compensato da aiuti economici all’industria?”

 

“Per realizzare una svolta ecologica, osserva per esempio Martina Merz, amministratrice delegata della ThyssenKrupp, sono ‘irrinunciabili gli strumenti di sostegno statali’ “.

 

“Ecco perchè è arrivato il momento di imprimere una nuova direzione al modello capitalista nella sua interezza.”

 

E con questo non abbiamo altro da aggiungere se non di tornare a leggere davvero Marx e non questi intellettuali, seguaci della decrescita borghese e delle piccole riforme, ostili all’idea di rivoluzione socialista, di economia pianificata e di controllo operaio e territoriale.