Guida alla lettura
In questo articolo, apparso sull’Ordine Nuovo il 19 luglio 1919, vedremo come la classe proletaria inglese, su esempio di quanto stava avvenendo nella Russia rivoluzionaria, prenda coscienza del tradimento della testa delle proprie organizzazioni tradizionali e si ponga l’obiettivo di una riorganizzazione dal basso, che parta concretamente dalla costituzione di organi simili alle Commissioni interne di fabbrica contro le organizzazioni di categoria volute dai tradeunionisti. L’Inghilterra è un paese cruciale per la Rivoluzione internazionale: essa costituisce in questo periodo storico lo snodo fondamentale del capitalismo mondiale, e senza l’unione dei proletari inglesi una rivoluzione globale non è pensabile. La presa di coscienza della classe inglese avviene rapidamente in questo anni di fermento, e un’ondata di scioperi travolgerà il paese nel maggio del 1919.
Commentando le discussioni del Congresso di Southport, la Morning Post[1] scrisse:
«La gravità della minaccia non può essere ignorata. Secondo Williams (segretario generale della Federazione dei Trasporti) e Smillie (presidente della Federazione dei minatori), se gli elettori nomineranno una Camera dei Comuni[2] che non è gradita alla Triplice Alleanza,[3] diventerà legittimo per i membri dell’Alleanza impiegare l’immenso potere di cui dispongono per paralizzare completamente la vita economica del paese. Essi devono essere i soli giudici per decidere se il Parlamento e il governo meritano di essere tollerati e quale dev’essere la loro politica. Qual è il corollario di una simile posizione? Questa: nessun governo potrà restare in funzione senza il consenso della Triplice Alleanza, la quale assume di contro allo Stato inglese la stessa posizione del Soviet di Pietrogrado di contro al governo provvisorio Kerenski. Significa insomma che in Inghilterra si è stabilito un Soviet economico”·
Il movimento proletario inglese è venuto assumendo, durante la guerra e in questo ultimo periodo, una fisionomia nuova, completamente originale, per cui esso è venuto ad inserirsi, attivamente, nel processo di sviluppo della Rivoluzione internazionale comunista. Il fatto è della massima importanza. Già prima della guerra l’Impero Britannico era il dominatore della economia mondiale; dopo la vittoria e il crollo dell’Impero Germanico, questa posizione egemonica si è consolidata permanentemente; in Inghilterra si realizza il massimo di concentrazione capitalistica mondiale, in Inghilterra assume valore la merce e la moneta di tutti gli Stati, a Londra confluiscono i fili di una rete di istituzioni internazionali che regolano la distribuzione dei viveri, dei nodi delle materie prime per tutte le nazioni del mondo. Non si potrà parlare di Internazionale comunista prima del giorno in cui il regime comunista sarà instaurato in Inghilterra e questo immenso apparato economico mondiale sarà controllato dagli operai.
Non si può dire che gli operai inglesi non siano stati rivoluzionarì nel passato. Essi furono rivoluzionari nel senso che attraverso una serrata e tenace azione corporativa modificarono obbiettivamente i rapporti di produzione e di scambio, e non solo nell’ambito del capitalismo anglo-sassone, ma in tutto il mondo. E’ noto che un movimento corporativo dei minatori inglesi, per esempio, determina contraccolpi in tutto l’organismo industriale del globo. Ma gli operai inglesi avevano finito col cristallizzarsi nell’azione di mestiere; non sentivano vincoli di solidarietà di classe, rifiutavano di muoversi per motivi politici e umani. L’azione politica doveva tutta esaurirsi nell’ambito parlamentare, la pressione sullo Stato capitalista doveva essere solo esercitata dai deputati.
Durante la guerra, i leaders del movimento operaio inglese aderirono alla politica del governo, e consegnarono la classe operaia britannica ai suoi sfruttatori capitalisti, responsabili della guerra e che della guerra si servivano per moltiplicare il loro profitto. Si iniziò presto un movimento, nell’interno dell’organizzazione tradeunionista, per rivendicare la libertà d’azione delle masse contro gli uffici federali che si opponevano agli scioperi e negavano i sussidi federali alle agitazioni scoppiate senza il permesso degli uffici. La massa, costretta a lottare all’infuori delle organizzazioni responsabili (e durante la guerra scoppiarono in Inghilterra scioperi grandiosi, anche nei servizi pubblici più essenziali come le ferrovie), acquistò coscienza del suo compito, della sua importanza e delle sue responsabilità. La massa creò una sua organizzazione d’officina, corrispondente alle Commissioni interne d’ltalia e di Russia, sistemata in modo da dare alla classe proletaria una unità contro l’organizzazione tradeunionista, che basandosi sulla divisione del lavoro spezzetta la classe in un infinito numero di categorie qualificate. Questo movimento spontaneo delle masse organizzate – the rank and file – ebbe dunque due fini impliciti:
- Opporsi all’autocrazia dei leaders tradeunionisti, e democratizzare il movimento operaio. Gli uffici dell’organizzazione debbono essere puramente esecutivi della volontà della massa: l’iniziativa, l’impulso, la direzione, la realizzazione proletaria devono essere prerogative della massa stessa, esercitata attraverso organi in immediato contatto con la massa, radicati nell’officina.
- Le molteplici operazioni dell’industria moderna creano la divisione del lavoro e separano i lavoratori in tante specialità distinte. Il capitalismo tende a unificarsi sopra ogni concorrenza di gruppi; è necessario adeguare l’organizzazione proletaria a questa formazione densa e massiccia dell’organizzazione padronale, creare, sopra le categorie operaie, l’unità del proletariato.
A questi fini sorsero e furono sistemati i Comitati di fabbrica.
In ogni officina, in ogni categoria, ogni 15 operai eleggono un delegato (Shop steward). Il delegato ha questo mandato:
- controllare le tessere degli aderenti e riscuotere le quote;
- fare inchieste sugli operai nuovi assunti per sapere: a) la loro condizioni di lavoro, di salario e d’igiene; b) quale contratto è stato fatto tra gli operai e gli imprenditori e perchè hanno abbandonato l’officina precedente; c) stendere rapporti sulle loro inchieste;
- se nasce un conflitto tra uno dei 15 operai e l’imprenditore o un rappresentante dell’imprenditore, il delegato consulta immediatamente tutti i delegati dell’officina, che intervengono presso l’imprenditore e sottopongono a un comizio di tutta la maestranza i risultati della loro consultazione e del loro intervento.
Questi delegati sono permanenti e revocabili ad ogni momento. L’assemblea dei delegati d’officina costituisce il «Comitato operaio».
Il Comitato operaio ha questo compito:
- Studiare i problemi che interessano il complesso delle categorie dell’officina, e sottoporre i risultati delle discussioni a un comizio di tutta la maestranza: solo questo comizio ha il potere di ratificare o di decidere in ultima istanza sulla soluzione pratica delle questioni generali;
- organizzare riunioni di propaganda o assemblee generali degli organizzati per discutere questioni generali non immediate;
- stabilire relazioni dirette con gli uffici delle Trade Unions e rappresentare l’officina presso questi uffici.
Tutti i Comitati operai di una regione si riuniscono costituendo un Comitato locale operaio. Questo ha il compito di organizzare il lavoro di propaganda e di educazione e di coordinare le forze regionali organizzate. Tutte le industrie della regione saranno rappresentate nel Comitato locale a mano a mano che avranno costituito i loro comitati d’officina. Per ogni industria sarà fondato un comitato nazionale, eletto tra i delegati locali. Accanto a questi comitati sarà fondato un Comitato nazionale di tutti i lavoratori, composto di delegati scelti in ognuno dei comitati nazionali d’industria.
Questa nuova forma assunta dal movimento operaio inglese spiega la spinta rivoluzionaria che si è manifestata in Inghilterra. Gli operai vanno liberandosi dalla psicologia parlamentarista e legalitaria. Il conflitto tra la massa e i leaders diventa ogni giorno più acuto e violento. La lotta di classe si profila sempre meglio come lotta contro lo Stato democratico parlamentare, che si identifica con la classe capitalista.
Lo Stato si era mantenuto sempre estraneo ai conflitti di classe; durante la guerra e in questo periodo postbellico, lo Stato ha invece preso l’abitudine di intervenire come arbitro e di controfirmare i concordati. Il Daily Herald[4] ha poi pubblicato documenti segreti militari, che rivelano l’esistenza di un piano per usare i soldati come “spezzatori di sciopero”.
L’istituto parlamentare è completamente scaduto nella fiducia dei lavoratori. Esso non rappresenta la sovranità popolare. Le ultime elezioni, così attribuirono i poteri:
Coalizione promossa da Lloyd George
Conservatori 3.484.269 voti, 338 mandati
Liberali 1.445.738 voti, 136 mandati
Nazionali-democratici 161.521 voti, 10 mandati
Non coalizione
Laburisti 2.374.385 voti, 59 mandati
Liberali 1.298,808 voti, 26 mandati
Conservatori 365.982 voti, 48 mandati
Come può essere legittima la sovranità di un potere nel quale 2.374.385 operai hanno solo 59 mandati, mentre 3.484.269 borghesi o servi di borghesi ne hanno 338 e 365.982 ne hanno 48?
Ma la ragione fondamentale della nuova psicologia degli operai inglesi deve essere ricercata nelle esperienze che essi hanno fatto e fanno nel seno delle nuove istituzioni di fabbrica. In esse l’operaio conquista con le sue stesse forze, con metodi nuovi, che sono i metodi del soviettismo, la propria autonomia spirituale: acquista coscienza esatta e precisa della sua capacità e del suo valore, si autogoverna. L’entusiasmo rivoluzionario si compone in una fredda e tenace volontà di creare in sè e nei rapporti esterni le condizioni favorevoli per l’avvento del Comunismo. Le minacce del potere non spaventano più nessuno; dall’Irlanda si imparano i metodi insurrezionali a mano armata; gli scioperi locali si moltiplicano incessantemente, modificando tutti i rapporti di produzione e di scambio e ponendo il capitalista nell’impossibilità di continuare ad esistere.
E’ certo che la manifestazione del 21 avrà una grandissima importanza per il proletariato inglese. Non è escluso che una parte degli operai cessino dal lavoro nonostante la decisione delle Trade-Unions.
Il 24 agosto 1914 il comitato esecutivo del Labour Party, il Comitato parlamentare del Congresso delle Trade-Unions e il Comitato direttivo della Federazione generale delle Trade-Unions avevano deciso una tregua industriale, per cui ogni proposta di sciopero doveva essere respinta per tutta la durata della guerra. Tra i comitati, il governo e gli industriali fu stabilito un accordo per il quale tutti i privilegi delle Trade-Unions erano sospesi durante le ostilità, gli scioperanti non dovevano avere i soccorsi di sciopero e ogni Lega che appoggiasse gli scioperanti poteva essere legalmente sciolta. Queste misure reazionarie non impedirono che numerosi scioperi scoppiassero durante la guerra, alcuni grandiosi e determinarono il sorgere del comitato di fabbrica che può essere sciolto solo distruggendo la fabbrica. Per il 21 gli uffici centrali delle Trade-Unions non hanno voluto lo sciopero, per non creare imbarazzi al governo e per non lasciar «traviare» l’operaio. Il conflitto per il potere delle organizzazioni diventerà più acuto e più rapida sarà la radicale trasformazione degli spiriti e delle forme del movimento socialista e proletario d’Inghilterra.
Note:
[1] Quotidiano di stampo conservatore pubblicato a Londra fra il 1772 e il 1937
[2] Organo elettivo del Parlamento inglese
[3] Patto militare di carattere difensivo stipulato tra Germania, Austria e Italia nel 1882 e terminato nel 1915
[4] Quotidiano socialista inglese pubblicato tra il 1912 e il 1964