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Questo appello viene pubblicato sull’Ordine Nuovo del 27 marzo 1920 e non è firmato esclusivamente dall’Ordine Nuovo: altri gruppi si erano aggiunti al lavoro che gli ordinovisti svolgevano da alcuni mesi. Il movimento dei Consigli è all’apice: nelle aziende si erano tenute le elezioni dei Commissari di reparto secondo le modalità proposte dall’Ordine Nuovo e la loro diffusione era arrivata a tal punto da convocare un Congresso nazionale a cui vengono invitati anche lavoratori da tutta l’Italia. L’invito a Torino non è assolutamente celebrativo: è necessario che i Consigli, fenomeno fino a quel momento prevalentemente Torinese, si estendano a livello nazionale.

Agli operai e contadini di tutta Italia

 

Operai di Torino,

Alcuni mesi sono passati da quando per opera vostra si iniziato nell’industria torinese il movimento per l’immediata costruzione dei Consigli di Fabbrica. Dopo più di sei mesi di discussioni, di prova e di tenace lavoro la natura e gli scopi di questo movimento appaiono ormai chiari, chiaro appare quali sono in esso gli elementi di valore transitorio, quali invece gli essenziali principi nuovi che ispirano la formazione degli organismi nei quali la vita e la lotta della classe vostra trovano una nuova forma, i prin­cipi per i quali voi vivete e operate e siete pronti a lottare. È necessario raccogliere le fila del lavoro compiuto, trarre da esso sicura norma per l’avvenire, sistemare i frutti del­la preziosa esperienza che voi avete raccolta accingendovi alla risoluzione dei problemi che in questo momento si presentano a chiunque partecipi alla vita della classe ope­raia. Mettendovi direttamente, spontaneamente al lavoro voi avete mostrato di ritenere questo metodo superiore all’altro, che consiglia di attendere ammaestramenti e piani largiti dall’alto, avete mostrato di voler diventare voi stes­si gli artefici del vostro destino, di intendere la redenzione della classe che lavora come opera da compiersi dai lavo­ratori stessi, avete dato prova che in voi era sorta una coscienza nuova, la quale cercava una forma e un modo di azione in cui concretarsi e affermare se stessa, e questa for­ma avete saputo trovare. Oggi le discussioni che voi farete, le soluzioni che a voi parrà bene adottare, i piani che voi proporrete avranno questo inestimabile valore: di essere sostenuti da una conoscenza che operando si è formata, da una volontà che si è temprata nella azione, da un proposito che nelle prove si è rinsaldato, è diventato tenace e incrollabile fiducia.

Perciò noi crediamo giunto oggi il momento opportuno di invitarvi a un Congresso nel quale si esamini quale e quanto lavoro è stato fatto finora e in quale direzione è necessario proseguire. A questo Congresso noi invitiamo a partecipare, accanto a voi, gli operai di fabbrica e i contadini dell’italia intiera, mediante loro rappresentanti diretti.

 

Operai di tutta Italia,

L’invito a venire a Torino, che noi vi rivolgiamo a nome degli operai torinesi, non è segno né di vanità né di orgo­glio particolaristico. Le maestranze torinesi sono convinte, che, se ad esse è toccato di trovarsi all’avanguardia nel movimento di preparazione degli organi adatti alla futura gestione comunista della fabbrica e della società, ciò non è per essi titolo speciale di merito se non in quanto è segno che essi si sono trovati a vivere e a lavorare in condizioni speciali che hanno favorito nella massa dei lavoratori lo sviluppo di una coscienza rivoluzionaria e di una capacità ricostruttiva. Ma l’accentramento industriale e la discipli­na unitaria instaurata nell’industria torinese sono condi­zioni che tendono a estendersi a tutto il mondo della eco­nomia borghese, sono le condizioni nelle quali la classe dei padroni cerca la sua salvezza.

Operai, i vostri padroni, i vostri nemici, si sforzano og­gi di risolvere il problema di mantenere nelle loro mani il potere sociale, creando un sistema nazionale e mondiale che garantisca il profitto senza lavoro, che difenda la loro autorità assoluta, che permetta loro di respingervi, quan­do si sentiranno in forze, nell’abisso di oscurità e di mise­ria dal quale voi ad ogni costo volete uscire. La vostra vo­lontà e la vostra coscienza di uomini si ribellano. Ma questa ribellione resterà sterile, si esaurirà in vani tentativi di  sporadica rivolta, facili a esser domati, difficili a essere diretti al raggiungimento di un fine duraturo, se voi non riu­scirete a rinnovare le forme della lotta che voi volete condurre, che sempre più si estende, si fa aspra e difficile. Dovete passare vi si ripete da tutti, dalla difesa alla conquista, ma in qual modo? Gli organismi di resistenza che fino ad oggi vi hanno guidato, nei quali voi vi riunivate per categoria e mestiere, hanno essi si sé la possibilità di trasformarsi in modo adeguato ai nuovi fini, ai mezzi nuovi di lotta? Anzitutto appare sempre più dannoso il cristallizzarsi di essi in una forma burocratica, che vieta loro di corrispondere direttamente ai bisogni, alla volontà, alla co­scienza delle masse, che oggi, in periodo rivoluzionario, rapidamente si trasformano e sviluppano. Ma non basta, la lotta di conquista deve essere condotta con armi con­quistatrici e non più di sola difesa. Una organizzazione nuova deve svilupparsi come antagonista diretta degli or­gani di governo dei padroni, essa deve quindi spontanea­mente sorgere sul luogo del lavoro, e riunire i lavoratori tutti in quanto tutti come produttori sono soggetti a una autorità ad essi estranea e debbono liberarsene. Il potere padronale assume forma concreta negli organismi che re­golano la produzione capitalista, anche la volontà della classe vostra si concreti in una forma organizzativa ade­rente al processo della produzione, entrando nella quale ognuno di voi sia portato ad acquistare la capacità di go­vernarsi da sé. Ecco l’origine per voi della libertà: l’origi­ne di una formazione sociale la quale estendendosi rapida­mente e universalmente vi metterà in grado di eliminare dal campo economico lo sfruttatore e l’intermediario, di diventare voi i padroni, padroni della vostra macchina, del vostro lavoro, della vita vostra, del destino della vostra classe, di essere finalmente voi, nelle competizioni delle classi, ipiù forti.

Ma gli stessi organismi sindacali trarranno nuovo vigore di vita dal contatto intimo con gli organismi rappresenta­tivi di fabbrica; si spezzerà la opprimente struttura buro­cratica, si cercherà di superare anche nel campo sindacale il principio della unione per mestiere, di applicare il principio nuovo della unione per unità di produzione, per in­dustria, preparando in tal modo degli organismi che ab­biano in sé la capacità in un prossimo avvenire non più di regolare le condizioni del mercato della mano d’opera salariata, ma di coordinare l’opera dei produttori associati per far valere, nel campo economico, soltanto la loro volontà.

Operai, l’azione dei Commissari di reparto e dei Consigli di fabbrica è preparazione alla rivoluzione comunista della società. Non le toglie questo carattere il fatto che es­sa parte dalla squadra di lavoro, dalla unità produttiva ele­mentare, anzi, appunto perciò essa ha in sé tanta forza, es­sa può sperare di culminare nella conquista di tutto il  po­tere sociale. Ciò è stato ben compreso dai vostri padroni; essi sono sull’avviso, essi si stanno accordando per coor­dinare l’azione loro, in modo da darvi battaglia regolare quando lo crederanno opportuno. Anche voi dovete ordi­narvi allo stesso scopo, allo scopo di essere nel momento supremo i più forti, di non disperdere le energie prematu­ramente, di accrescerle nella concordia, nell’unione, in uno stesso programma di azione. L’unità proletaria, invano cercata negli accordi tra i diversi organismi direttivi, tra i capi separati da contese personali, è pur necessaria alla vo­stra vittoria. Ebbene, noi crediamo che essa sorgerà spon­tanea quando tutti vi unirete, nell’officina dove tutti siete eguali, creando istituti che incarnino ed esprimano lavo­stra volontà sola.

 

Contadini,

anche a voi rivolgiamo l’invito di partecipare ai lavori del Congresso dei Commissari di reparto, perché anche voi siete oppressi dallo stesso pesante ordinamento capi­talistico che gli operai vogliono spezzare. Qui in città sono le centrali di quelle banche che assorbono i vostri risparmi, che ve li rubano per dedicarli a finanziare le imprese di rapina del capitalismo, qui sono i rappresentanti del po­tere statale che anche voi sentite come un nemico, perché garantisce il diritto dei vostri padroni e dei vostri sfrutta­tori. Gli operai sono i vostri naturali alleati, ma voi dovete mettervi sulla stessa via per la quale essi si mettono, pre­parando fin d’ora tutti gli organismi atti a dare a voi il potere economico e sociale.

 

Lavoratori, compagni,

il Congresso dei Commissari di reparto che si terrà in Torino con l’intervento di operai e contadini di tutta l’Ita­lia potrà segnare una data importante nella storia dello sviluppo della rivoluzione proletaria italiana. Noi vorrem­mo che da esso uscisse, se non ancora una esplicita parola nuova, almeno il primo segno che la classe intiera ha inco­minciato a ordinarsi a scopo di conquista effettiva, che i lavoratori di tutta l’Italia si pongono allo studio, sponta­neamente, dei problemi che la rivoluzione loro presenta, e cercano di risolverli in modo unitario, concreto, coerente. Vogliamo che questo Congresso sia una manifestazione di forza insieme e di serietà data da una classe che è alla vi­gilia della sua liberazione. A voi la realizzazione di questo programma.

 

 

LA C. E. DELLA SEZ. SOCIALISTA DI TORINO

IL COM. DI STUDIO DEI CONSIGLI DI FABBRICA TORINESI

L’ORDINE NUOVO

IL GRUPPO LIBERTARIO TORINESE