Introduzione

Piove quel giorno a Livorno. I delegati della frazione comunista si ritrovarono alle 11 di venerdì 21 gennaio 1921 al Teatro San Marco, forti di 58783 voti (su 172487 votanti) ottenuti al XVII congresso del Partito Socialista Italiano: inizia così la storia del Partito Comunista d’Italia (poi Partito Comunista Italiano). Gli anni immediatamente successivi alla guerra sono anni rivoluzionari. L’esperienza bolscevica del 1917 avrebbe ispirato le lotte e la nascita di nuove organizzazioni in diversi paesi. Germania, Ungheria, Italia rappresentano gli esempi più interessanti di quel periodo. Ma non sono gli unici. “Fare come in Russia” è un motto generalizzato a livello mondiale. Per la prima volta un paese arretrato mostra che era possibile abbattere il capitalismo, responsabile degli orrori della guerra.

Il Pcd’I nasce come conseguenza della rivoluzione bolscevica e del “biennio rosso”. Gli stessi dirigenti che fondano il partito sono forgiati dallo studio del marxismo e dalle vicende nazionali e internazionali. E’ la risposta al riformismo dei partiti della Seconda Internazionale, che avevano ceduto alle pressioni dell’imperialismo. Il nuovo partito aderisce subito alla Terza Internazionale. Negli anni successivi avrebbe poi assunto, pur tra mille contraddizioni ed errori, il ruolo di principale partito della classe operaia, con una capacità organizzativa senza precedenti.

Il PCI sarebbe stato davvero radicato nelle fabbriche e più in generale nella società, arrivando a un consenso elettorale altissimo che avrebbe toccato il picco tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80.

Quello che ci preme sottolineare in questo articolo è il contesto rivoluzionario che avrebbe creato le condizioni per la nascita del partito. Il periodo che analizzeremo sarà quello degli anni tra il 1917 e il 1921: dalla Rivoluzione d’Ottobre fino al III Congresso della Terza Internazionale che riconobbe il PCd’I come membro ufficiale dell’Internazionale. Come era prevedibile, l’anniversario non è passato inosservato: ad esso sono stati dedicati articoli e iniziative di ogni tipo. Sia nel variegato mondo della sinistra radicale, sia nel campo borghese o riformista.

Intendiamo partecipare al dibattito che ricorderà la nascita di questo partito partendo da una domanda: ha ancora senso nel 2021 la divisione tra riformisti e rivoluzionari, considerato lo stato attuale in cui si trovano le esigue forze della sinistra di classe?

Tra le pubblicazioni di natura riformista uscite sull’argomento, spicca il libro di Ezio Mauro dal titolo “La dannazione – 1921. La sinistra divisa all’alba del fascismo”, pubblicato da Feltrinelli lo scorso novembre. Per rispondere a questa domanda, iniziamo da qui.